Nell’articolo di oggi volevo esprimere alcune mie considerazioni (maturate in questi anni) in merito ad un argomento a me caro e citato in questi giorni dal tecnico Marco Baroni, alla guida della Lazio nella stagione 2024/25. Ciò su cui voglio soffermarmi è il virgolettato del titolo dell’intervista e che vi rilancio qui sotto (a corredo del contributo verranno portate anche alcune esercitazioni).
“Il calcio posizionale è finito, serve movimento fuori zona”.
Del calcio posizionale ne abbiamo più volte parlato e scritto qui su Ideacalcio (è presente anche un videocorso dedicato) mentre, di quello relazionale, esploso (quantomeno nel dibattito) con la Fluminense di Diniz, il Bologna di Thiago Motta o l’Argentina di Scaloni, se ne è parlato poco o nulla sul nostro sito.
Fondamentalmente, per citare Antonio Gagliardi e Francesco Bordin (autori dell’articolo “Una nuova era”, apparso sul notiziario del settore tecnico n.2 del 2024), la grande differenza è che mentre nel calcio posizionale si sviluppano potenziali relazioni a partire dalle posizioni, nel calcio relazionale si sviluppano potenziali posizioni a partire dalle relazioni. Nel calcio posizionale l’elemento più importante è la posizione dei giocatori: si studia la struttura difensiva di una squadra e si decidono i posizionamenti e, in generale, la struttura offensiva posizionale della propria squadra. Nel calcio relazionale il focus si sposta sulle caratteristiche dei giocatori e sulle loro relazioni; da qui nascono poi eventuali posizionamenti.
I due autori, nel medesimo contributo, propongono anche alcuni mezzi operativi per promuovere queste relazioni ed è proprio su queste che vorrei esprimere alcune mie riflessioni; non sulle loro proposte, quanto più in generale su alcuni fattori o punti chiave che devono necessariamente essere presi in esame.
Il primo punto (non in ordine di importanza) è quello della padronanza tecnica dell’attrezzo e della personalità/tranquillità nell’averlo tra i piedi. Per potersi ordinare o ri-ordinare vicini alla palla c’è bisogno di tempo. Una manovra per lo più verticale, “ansiosa”, frenetica, con passaggi per lo più in avanti, difficilmente darà modo ai compagni del portatore di interagire gli uni con gli altri per mantenere il controllo della sfera; banalmente, un interscambio di posizione o una rotazione necessitano di una fase di controllo.
Il secondo punto, appena anticipato, è quello della mobilità (uno dei cinque principi collettivi universali in fase di possesso): non esiste calcio senza movimento. Sempre considerando il binomio spazio-tempo: cercare lo spazio libero nel tempo corretto. Tale principio, tuttavia, risulta complesso da instillare come un’abitudine (processo a livello inconscio) per delle oggettive difficoltà legate al percorso metodologico che il calciatore quasi mai riesce a completare. Vi faccio un esempio.
Quello che vedete nel video è una sorta di “rondo mascherato” in cui i possessori, in situazione di 3v2, occupando il campo nelle sue tre zone verticali con un giocatore qualsiasi, devono realizzare almeno 5 passaggi prima di poter segnare nella porticina. Quelli nella clip sono Pulcini U10 (annata 2008) che, nel corso del biennio trascorso assieme (U9-U10), sicuramente anche grazie al loro bagaglio tecnico-tattico di base ma anche grazie ai contesti che in quei 2 anni venivano costantemente predisposti, avevano acquisito una naturale mobilità in fase di possesso. Il principio della mobilità è uno degli obiettivi più ambiziosi che spesso gli allenatori si pongono ma, vuoi per mancanza di tempo sufficiente, vuoi per le difficoltà ad osservare dei miglioramenti tangibili nel breve periodo, viene troppo spesso accantonato.
Il terzo punto, per citare le parole di Baroni, è quello di non sentirsi eccessivamente legati al proprio ruolo (al concetto in sé); già nei Pulcini si corre spesso il rischio di cadere nell’equivoco che il difensore debba difendere e l’attaccante attaccare. Nella pratica, invece, muoversi fuori dalle proprie posizioni originarie crea solitamente incertezza nella squadra che difende, disorganizzandola e creando spazi in cui inserirsi (creare e accedere a un vantaggio).
Ciò che infine evidenzierei, prima di addentrarmi su alcune possibili esercitazioni a piccoli o grandi numeri, è come nel futsal questa mobilità sia quasi una necessità al fine di crearsi delle opportunità per accedere alla porta avversaria.
La domanda che dunque mi sorge spontanea è: come mai questo continuo movimento senza palla sembri quasi la normalità nel calcio a 5 (anche tra i dilettanti) mentre nel calcio a 11 è così difficile slegare i giocatori dalle proprie posizioni originali? E’ il ridotto numero di giocatori coinvolti o le dimensioni dei campi a facilitare la comprensione di questo principio? E’ un dubbio che mi rimane.
Di seguito alcune possibili proposte.
▶️ Rondo 3v1 o 4v2
Situazione di 3 contro 1 o 4 contro 2 in cui gli attaccanti giocano per mantenere il possesso. Il campo di gioco viene diviso in quattro (nel 3v1) o cinque spazi (nel 4v2), con un settore in più rispetto al numero di giocatori rossi presenti. Dopo ogni passaggio i giocatori sono costretti a muoversi ed occupare il settore precedentemente libero.
Si può giocare a tocchi liberi o vincolati.
Possibilità di inserire ulteriori regole, come ad esempio:
📌 raggiunto un numero prestabilito di passaggi gli attaccanti possono segnare nelle porticine
📌 gli attaccanti giocano solo per il mantenimento e saranno i difensori a dover segnare nelle porticine se recuperano palla
📝 Si tratta di proposte da poter inserire nella fase d’attivazione, utili soprattutto ad instillare l’abitudine al movimento. Troppe volte, infatti, e lo si nota con tutte le categorie e a molti livelli, il giocatore che effettua il passaggio rimane successivamente fermo, entrando quasi in una specie di “pausa mentale“, finendo per togliere di fatto un’opzione al nuovo portatore. La componente più difficile quando parliamo di mobilità ritengo sia proprio questa: rimanere mentalmente e tatticamente sempre dentro al gioco, continuando ad offrirsi come un’opportunità per rimanere in controllo del pallone.
Successivamente, il medesimo principio, dovrà essere promosso ed osservato in attività globali, aumentando il numero di giocatori coinvolti e inserendo sia la direzionalità che avvicinandosi alla parità numerica.
▶️Possesso posizionale
Giocatori a disposizione 21.
Spazio utilizzato campo regolamentare. Questo viene diviso in due corridoi laterali lungo tutto il campo, una settore difensivo, di centrocampo e di attacco divisi a loro volta verticalmente in due.
Squadre schierate inizialmente in posizione, con un 1v1 in ogni zona più un difensore centrale tra le due zone di difesa. Essendo in 21 e non volendo lasciar fuori nessun elemento, ho inserito un jolly a centrocampo, più i 2 portieri.
📝 Ritengo tuttavia la presenza del jolly di centrocampo come un agevolatore della fase di possesso e che personalmente avrei preferito non inserire.
Le squadre giocano per contendersi il possesso del pallone e ottenere +1 punto con un interscambio di posizione per liberare un compagno e farlo ricevere, o +2 punti con una rotazione.
⏱ Tempo di lavoro e di recupero 6′, recupero 1′, x 3 ripetizioni.
📝 Con una squadra di Giovanissimi U15 l’esercitazione appena vista è stata inserita nella fase d’attivazione. Durante il tempo di recupero dopo la prima ripetizione ho chiesto ai ragazzi cosa stavamo ricercando e la sua utilità. Il question time ha a mio avviso permesso una maggior consapevolezza, tanto da portare ad una netta e maggior mobilità nelle due ripetizioni successive.
🔑 Punti chiave
✅ comportamenti individuali per rompere la marca
✅ interagire senza palla con il compagno, mobilità in fase di possesso
✅ giocare in continuità
▶️Partita a tema
Squadre schierate in posizione e parzialmente zonate: difensori e attaccanti sempre nella loro metà campo.
Campo di gioco il medesimo dell’esercitazione precedente (questa seconda proposta è stata sviluppata subito dopo la precedente).
Si gioca una partita per il gol.
Si ottengono punti bonus con un interscambio completato o con 6 passaggi consecutivi (1 punto) o con gol entro 2 passaggi dalla riconquista (2 punti).
⏱ Tempo di lavoro e di recupero 6′, recupero 1′, x 3 ripetizioni.
🔑 Punti chiave
✅ giocare in continuità nel mantenimento
✅ mettersi in relazione col compagno
📝 Due gli aspetti che evidenzierei in questa seconda esercitazione:
✔️ il potersi muovere liberamente (senza per forza dover occupare interamente il campo) e la presenza della porta (gol) ha portato le squadre ad una maggior frenesia, con una circolazione del pallone per lo più verticale (che è esattamente il nostro problema riscontrato in gara). Ciò può essere un punto di forza in alcuni momenti mentre in altri frangenti una gestione maggiormente conservativa permetterebbe alla squadra di organizzarsi con la palla e di respirare
✔️ la catena di destra di una delle due squadre è riuscita più volte ad interagire e a disorganizzare la squadra avversaria muovendosi senza il pallone, a testimonianza di come i processi cognitivi ma soprattutto le relazioni che nascono tra i vari giocatori in campo determinino l’emergenza di alcuni sviluppi piuttosto che altri (ciò vale per qualsiasi obiettivo)