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L'Angolo dell'Allenatore

La prevenzione e gli infortuni nel gioco del calcio

19 Aprile 2021

La prevenzione e gli infortuni nel gioco del calcio

Gli infortuni sono l’argomento del momento!
Non c’è trasmissione televisiva, articolo o report di partita che non faccia riferimento a questo aspetto, che negli ultimi anni ha sempre più colpito il gioco del calcio; a qualsiasi livello, non solo tra i professionisti!

Partiamo dai numerosi cambiamenti che hanno coinvolto la nostra disciplina. Fino a metà degli anni ’80 il campionato era ancora a 16 squadre, le Coppe Internazionali erano meno impegnative e i calendari delle Nazionali erano meno intasati. C’era dunque più spazio per potersi allenare e i ritmi del gioco erano più lenti; pertanto, i problemi traumatici (da scontri di gioco) erano numericamente minori. Pochi anni più tardi, agli inizi del 1990, c’è stata una “mini-rivoluzione”. Sono arrivate le televisioni (maggior numero di partite da disputarsi), le preparazioni sono diventate più aggressive, i ritmi in campo sono cresciuti in modo netto e i calendari si sono a poco a poco dilatati, con meno tempo per allenarsi. Sono spariti i lunghi e importanti pre-campionati ed è divenuta inesistente la pausa invernale, mentre nel settore giovanile i ragazzi sono stati spinti più a vincere che non impegnati a costruirsi il futuro. Ecco spiegate le principali cause del problema infortuni.

Tutto ciò, dal calcio d’élite, è ricaduto a cascata su quello dei dilettanti, con preparazioni differenti, ritmi di gioco che sono cresciuti e infortuni in aumento. Cosa possiamo fare? Possiamo lanciare una campagna importante, che ha un solo nome: PREVENZIONE!!

Il tipo di prevenzione dipende dai vari infortuni che attualmente caratterizzano il nostro calcio: parliamo in particolar modo di quelli muscolari e delle lesioni traumatiche da scontro o dovute ad altri motivi, ad esempio causate dalle pessime condizioni dei campi di gioco, soprattutto in inverno.

Per iniziare a parlare di prevenzione in termini di distretti muscolari o articolazioni, dobbiamo prima di tutto considerare alcuni aspetti. Ad esempio, un giocatore con una preparazione fisica generale ( forza e soprattutto resistenza) scarsa avrà più possibilità di infortunarsi (Io stesso mi ruppi crociato e menisco proprio in un periodo in cui non ero assolutamente allenato e per incoscienza scelsi comunque di scendere in campo).

Lo stesso vale per un giocatore che, in seguito a un potenziamento eccessivo, ha magari perso elasticità in favore di un incremento eccessivo della potenza muscolare. A grandi muscoli, infatti, spesso coincide un incremento notevole della potenza per quanto concerne i gesti lineari, ma una perdita della capacità di erogazione della forza stessa in movimenti complessi, come ad esempio un tiro al volo o uno scatto effettuato con un cambio di direzione. In pratica, rompere l’equilibrio fra muscoli tonici e fasici potrà portare a strutture più forti, ma fragili; strutture più rigide e quindi più a rischio.

Altri due aspetti che possono essere considerati alla stregua di concause sono la tecnica dei vari movimenti del calcio e l’aumentato lavoro ad alta intensità – a qualsiasi livello e in qualsiasi categoria – a scapito di quello generale a bassa / media “velocità”.

Il primo costringe a un super-lavoro sempre sulle stesse zone muscolo-articolari. Per fare un esempio: nel calcio i movimenti repentini di cambi di velocità e di direzione sono la stragrande maggioranza. Se però continuiamo a esasperare tali azioni, è chiaro che sia le strutture muscolo-tendinee sia quelle articolari saranno super-stressate, quindi predisposte all’infortunio. Gli infortuni maggiori sono legati a problemi muscolari e tendinei, a schiena e pubalgie, considerando questi ultimi due legati all’area core stability.

La stragrande maggioranza degli infortuni muscolari riguarda la zona flessoria della coscia, il quadricipite femorale, il polpaccio e gli adduttori. Possiamo senz’altro affermare che a livello dei muscoli flessori della coscia, l’infortunio avviene quasi sempre durante la corsa e molto spesso durante i cambi di velocità o le repentine variazioni di ampiezza del passo. Per il quadricipite, invece, di solito i guai arrivano calciando, e soprattutto quando si calcia forte. Ed è per questo motivo che la rottura del quadricipite comporta stop solitamente più lunghi di quelli dei flessori. La causa dei problemi agli adduttori va, invece, ricercata sia in movimenti-scivolate laterali sia in gesti tecnici molto rapidi, dove spesso la coscia si “apre”, creando problemi a livello muscolo-tendineo proprio nella zona adduttoria. Anche per gli stiramenti e spesso le “microfratture” del polpaccio, le cause sono molteplici. A volte sono dovuti ai campi allentati, oppure a cambi di direzione o salti effettuati in situazioni di stanchezza. Le cause scatenanti del trauma possono quindi essere molteplici, ma spesso a monte troviamo una condizione non ottimale.

Il trovarsi in “area a rischio” spesso significa non aver avuto la possibilità di prepararsi al meglio o non aver eseguito le proposte indicate per la prevenzione di queste situazioni. In entrambi i casi, bisogna correre ai ripari senza troppe incertezze ed eccoci a parlare dei periodi di riabilitazione, di ripresa dinamica e di nuovo di esercizi preventivi.

Al primo posto nel post-trauma dovrà essere messa la fase fisioterapica, che accompagnerà quella acuta e quindi il passaggio ai lavori di ripresa da effettuarsi in palestra, innanzi tutto a carico ridotto e poi a carico più importante, fino al recupero completo dell’atleta.

Una certezza però c’è: l’estate può essere il periodo ideale per prevenire tutto quello che è stato detto poco sopra!! Occorre innanzi tutto valutare bene le condizioni del nostro corpo; in pratica dobbiamo prima imparare a conoscerci per poi attuare quei programmi generali o quegli esercizi preventivi che ci permetteranno di stare lontano dai guai fisici.

Tratto dalla mia tesi in Scienze e Tecniche dell’attività motoria preventiva e adattata

 

Foto: https://footballexplorer.it

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