fbpx
In fase di possesso

Attaccare in inferiorità numerica. Considerazioni e proposte

9 Agosto 2021

Attaccare in inferiorità numerica. Considerazioni e proposte

Nell’articolo di oggi non mi soffermerò più di tanto sulle esercitazioni in sé, quanto piuttosto sul descrivere e analizzare le soluzioni emerse con maggior frequenza nel corso di due situazioni in cui chi attacca lo fa in inferiorità numerica; più nello specifico nel 2 contro 3. Uno degli aspetti interessanti (non vi anticipo nient’altro per ora) sarà quello di mettere a confronto esercitazioni molto simili ma svolte con categorie piuttosto diverse, quali una squadra di Giovanissimi u15 e una di Pulcini u11.

Come ho detto, l’articolo nasce dalla volontà di analizzare i comportamenti emergenti e dare un senso a queste soluzioni, oltre che fare in qualche modo da contraltare all’articolo “Difendere in superiorità numerica: analisi dei comportamenti corretti e degli errori da evitare“.

Le due esercitazioni sono identiche per condizione numerica, mentre differiscono per la divisione del campo di gioco e per alcuni semplici regole. Cominciamo andando a vedere la proposta utilizzata con la categoria u15.

Campo di gioco predisposto in profondità e diviso verticalmente in tre corridoi.

Gli attaccanti (2) e (3) entrano in campo per dettare il passaggio al compagno (1). Mentre tre difensori iniziano già all’interno, (1) avvia il gioco servendo uno dei due compagni. A questo punto, una volta trasmessa palla ad uno dei due, si unisce all’azione mentre quello che non ha ricevuto il passaggio ritorna in fila.

Attenzione: sul primo passaggio non c’è il fuorigioco.

I difensori non potranno stazionare in due nello stesso settore a meno che:

  • due attaccanti occupino lo stesso settore
  • il compagno venga superato in dribbling.

Gli attaccanti giocano per il gol mentre i difensori, se recuperano palla, giocano per la meta su due cancelli laterali.

I punti chiave su cui personalmente ho provato a concentrarmi sono:

  • favorire l’azione individuale del compagno
  • creare piccole situazioni di vantaggio e concretizzarle velocemente

Osservazioni: al compagno del portatore è stata suggerita una doppia opzione, favorire l’azione individuale del compagno togliendo densità dalla zona d’intervento – garantendo magari uno sfogo in ampiezza cercando di togliere un difensore dalle attenzioni sulla palla – o di creare piccole/brevi situazioni di vantaggio. Ma che significa? Un movimento in appoggio, una sovrapposizione, un taglio, ecc., così come alcune combinazioni rapide (dai e vai, triangolazioni o scambi a un tocco) possono creare di fatto una breve condizione di superiorità numerica destinata a risolversi in pochissimi istanti (considerato il vantaggio iniziale dei difensori). Una volta generato il vantaggio, questo andrà riconosciuto e sfruttato velocemente. 

La prima considerazione che possiamo ricavare dalle regole dell’esercitazione, è quella relativa alla capacità dell’attaccante (1) di riconoscere quale dei due due compagni (in entrata) sia realmente nella condizione più vantaggiosa per ricevere. Banale? Per nulla. Una delle più grandi difficoltà che ho ritrovato nel mio ritorno tra i dilettanti (dopo due stagioni tra i professionisti con la medesima categoria) è la capacità spesso di non riconoscere situazioni di vantaggio piuttosto evidenti. Anche se in queste clip ho voluto porre l’attenzione esclusivamente sugli aspetti positivi emersi, vi assicuro che il primo passaggio è stato talvolta giocato con superficialità, in ritardo o frettolosamente, sul piede marcato o al compagno con minor vantaggio.

La domanda da porsi in questi casi è semplicemente: perché? 

Potrebbero essere tante le spiegazioni ma probabilmente la maggior parte sono da ricercare tra gli errori di tipo percettivo (scarsa attenzione generale e di percepire le informazioni maggiormente rilevanti dall’ambiente circostante, che si traducono con una limitata capacità di scelta) piuttosto che tra quelli tecnici.

E gli attaccanti che entrano, dove lo fanno?

Gli attaccanti in entrata devono sostanzialmente decidere dove ricevere, se sui piedi o nello spazio libero, se sul corto o se sul lungo. Se chi avvia il gioco ha un ruolo chiave, lo stesso dicasi del movimento in entrata. Che se poi volessimo dirla tutta, questo potrebbe avere un duplice scopo: sia ricevere palla che magari liberare il secondo attaccante.

Venendo alla clip, la prima soluzione interessante è il taglio alle spalle dei difensori, che permette al ricevente di trovarsi a tu per tu col portiere. Probabilmente preso in controtempo, viene scaricata palla al compagno (gioco e mi muovo in avanti) che accorcia per concludere tuttavia malamente.

Nella seconda clip, smarcamento in appoggio, in verticale rispetto alla palla e scarico. Questa soluzione si rivela spesso particolarmente efficace (soprattutto quando manca comunicazione tra i difensori) perché mette i difensori nella condizione di dubbio su chi deve uscire sullo scarico. Testimonianza diretta ne è il proseguo dell’azione, col tiro da fuori area senza nessuna pressione ma senza troppa convinzione (situazione che si verifica più volte nel video). Quando si decide di calciare da fuori area, ma vale in genere per ogni scelta, questa debba essere perseguita con convinzione per potenziarne le chance. Personalmente amo dire che “sbagliare senza convinzione equivale a sbagliare due volte”.

Nella terza clip, il giocatore (1), dopo aver giocato palla a (2), attacca il difensore alle spalle dettando il passaggio nello spazio. Probabilmente il passaggio di ritorno è un po’ corto e finisce per far perdere lo slancio all’attaccante. Nel proseguo dell’azione è interessante sottolineare come l’attaccante sia bravo ad utilizzare l’arto superiore corretto per tenere lontano l’intervento del difensore che riesce in qualche modo a sbilanciarlo e a forzarne la conclusione.

Nella quarta clip altra interessante soluzione, con una palla sopra a scavalcare i difensori e giocata sulla testa del compagno che però si trova con un angolo di conclusione non semplice da gestireNell’ottava clip uno sviluppo simile, con la palla che questa volta arriva all’attaccante leggermente più bassa ma sempre con un angolo di tiro complicato per chi conclude.

Nella quinta clip un’azione prolungata dei due attaccanti in cui possiamo osservare un iniziale movimento sul lungo che fa abbassare il difensore e permette all’attaccante di ricavarsi spazio per la ricezione. Uno smarcamento in appoggio e un’altra conclusione da fuori area con ancora meno convinzione della precedente.

Nella sesta, settimana e nona e undicesima clip vediamo delle azioni individuali che portano al tiro in porta. Da sottolineare come le prime due conclusioni vengano ricercate col piede debole.

Veniamo ora all’esercitazione, utilizzata e registrata in due momenti differenti, con l’u11, Pulcini al secondo anno. La proposta è praticamente uguale, se non fosse che i difensori agiscono senza nessun vincolo di settori.

Se i difensori recuperano palla hanno 5″ per segnare nelle due porticine.

Al termine dell’azione parte immediatamente una nuova azione e a tempo cambiamo la terna di difensori. Vince quella che subisce il differenziale di reti (tra subiti e fatti) migliore.

Se alcune considerazioni me le tengo per la conclusione dell’articolo, si può innanzitutto dire che chi difende nei Giovanissimi ha competenze superiori rispetto ai Pulcini. Se con quest’ultimi abbiamo introdotto nel corso della stagione i primi comportamenti individuali relativi alla fase di non possesso (presa di posizione principalmente), con l’u15 ci siamo naturalmente spinti su un livello superiore. Questa considerazione, a parità della qualità degli attaccanti, sposta i Pulcini in una condizione di leggero vantaggio, in quanto affrontano avversari meno preparati a saper difendere.

“A parità di qualità”…

Nelle prime tre clip possiamo vedere due conclusioni dalla media distanza – con la seconda calciata con buona forza e precisione – e un tunnel che permette all’attaccante di superare il difensore e servire il compagno completamente libero a centro area.

Nel proseguo del video sono principalmente queste due le soluzioni maggiormente ricercate (tiro da fuori e azione individuale), con alcune soluzioni personali che permettono al portatore di superare ben due avversari. Da sottolineare anche la ricerca di un dai e vai che porta al gol.

La medesima esercitazione l’ho poi voluta riproporre a distanza di qualche settimana per vedere se potevano emergere ulteriori comportamenti.

Interessanti le soluzioni adottate nelle prime due clip, con la ricezione in entrata alle spalle dei difendenti (si era vista anche nel precedente video) e una triangolazione per superare l’avversario.

Nel proseguo del video sono sempre le medesime le soluzioni maggiormente ricercate: il tiro da fuori, l’azione individuale e il dai e vai.

Considerazioni finali

Ok che chi difende nei Pulcini ha competenze minori rispetto ai Giovanissimi ma, pur trattandosi di brevi clip, credo appaia evidente una maggior qualità generale a favore dei primi. Sarà che avendo allenato entrambe le squadre per due anni le conosco piuttosto bene, ma sta di fatto che in proporzione l’u11 ha una qualità superiore all’u15.

Prendiamo ad esempio i tiri in porta da fuori area. Se coi Giovanissimi abbiamo osservato conclusioni forzate o con scarsa convinzione, lo stesso non si può dire di una buona percentuale di quelle dei Pulcini, spesso con traiettorie imparabili per il portiere e piuttosto decise.

Se coi Giovanissimi abbiamo visto azioni individuali maggiormente di forza, coi Pulcini si è osservata maggior qualità nel bagaglio di finte e dribbling per superare uno o più avversari.

Di contro, i Giovanissimi hanno risposto con un bagaglio di sviluppi offensivi superiore, frutto senz’altro di un maggior numero di esperienze già sperimentate. Il taglio, il contromovimento o la palla sopra (solo per citarne alcuni) sono solamente alcune opzioni che emergeranno con maggior frequenza maturando e crescendo.

Nonostante un bagaglio di esperienze e competenze maggiori, in queste clip è sembrato che i Pulcini abbiano riscontrato minori difficoltà a risolvere una situazione numerica di svantaggio. Il perché l’ho già anticipato: il sale della fase offensiva è la qualità. Come ha detto lo stesso Guardiola: “lavoriamo con organizzazione per portare la palla in pieno controllo sulla trequarti offensiva. Negli ultimi 25-30 metri ciò che poi deve far la differenza è la qualità dei singoli”.

So che sembra presuntuoso dirlo, ma sono anni che affermo lo stesso pensiero. Anni fa, con squadre di Allievi e Juniores, avevo provato a proporre alcune soluzioni codificate a 3-4 giocatori, per fornire quelle che ritenevo potessero essere alcune tracce da cui partire. Sarà che forse non gli dedicai così tanto tempo ma di fatto in gara non vidi nulla di tutto ciò. Anche la soluzione codificata ha bisogno di qualità: il primo controllo, il passaggio giocato coi tempi e la forza corretta, il cross forte e preciso, il tiro in porta, ecc., rientrano in quel bagaglio tecnico-tattico che negli ultimi 30 metri di campo fan la differenza.

Ciò che ho potuto osservare nella mia esperienza nei professionisti ad esempio, ne è una testimonianza. Nonostante concludemmo le 30 partite del campionato u14 regionale col miglior attacco (108 gol se non sbaglio), nelle sfide con avversari di pari o superiore livello era evidente la difficoltà a pungere in maniera costante durante la partita. Quella era una squadra che a mio avviso giocava piuttosto bene ma con poca qualità negli elementi del reparto d’attacco (a distanza di una stagione fu non a caso riconfermato un solo elemento tra i 5 attaccanti in rosa).

Anche ai massimi livelli le partite vengono solitamente decise dai giocatori offensivi, che generalmente hanno anche valutazioni di mercato decisamente elevate. La qualità, infatti, si paga a peso d’oro.

Nella condizione di inferiorità numerica, che è poi quella in cui maggiormente ci si ritrova ad attaccare in gara (pensate a quante volte la nostra squadra ha per davvero la possibilità di attaccare in parità o addirittura in superiorità numerica…quasi mai…pensate adesso a quante volte alleniamo la nostra squadra ad attaccare in inferiorità numerica…), l’azione individuale (come abbiamo visto dai video) risulta una validissima alternativa; anzi, è proprio la situazione di inferiorità numerica a sollecitare anche gli elementi meno creativi a provarci.

Al di la della qualità degli interpreti, di cui abbiamo già parlato, mi rendo conto di come tante volte noi allenatori vogliamo allenare la fase di possesso in un contesto piuttosto avvantaggiato per chi attacca (condizione numerica, regole, ecc.), quando invece nella realtà della gara ci si ritrova a dover trovare soluzioni efficaci in condizione di svantaggio. 

E che altro aggiungere poi delle relazioni interpersonali tra Paolo e Luca piuttosto che tra Luca e Marco nell’affrontare tre avversari? La famosa intesa, quell’alchimia (pensate a Jordi Alba e Leo Messi) che nasce a volte spontanea tra alcuni compagni e che può risultare vincente dove la medesima situazione, ma con altri interpreti, non lo sarebbe altrettanto.

In questo lungo articolo spero di avervi offerto numerosi spunti di riflessione ma soprattutto di osservazione, poiché come sempre, ciò che farà la differenza non sarà l’esercitazione in sé quanto piuttosto i comportamenti emergenti e la capacità dell’allenatore di saper intervenire in modo efficace. 

 

Lascia un commento

Hai già un account? Accedi

Powered By MemberPress WooCommerce Plus Integration