
“Apprendere dal Gioco”: nuove soluzioni per nuovi problemi, di Emanuele Tedoldi
Il calcio ha subito una forte accelerazione nell’evoluzione del gioco negli ultimi 10 anni, così come era già successo in passato in alcuni momenti storici precisi: è inutile nascondere come la fase offensiva del gioco sia stata profondamente influenzata dal Barcellona del quadriennio 2008-2012 allenato da Pep Guardiola, le cui idee, interpretate più o meno correttamente a seconda dei casi, sono ormai ampiamente riconoscibili in un gran numero di squadre.
Se è accaduto questo, significa che tali idee portano dei vantaggi in termini di risultati, o almeno sono efficaci contro la difesa avversaria in un buon numero di situazioni: se un’idea non porta risultati/benefici, è infatti destinata a scomparire presto nell’ambiente ultra-competitivo del gioco. La stessa cosa è accaduta al basket NBA, profondamente cambiato a partire dalla metà degli anni ’00 grazie ai Phoenix Suns di Mike D’Antoni e alla loro “7 seconds or less”: il motivo per cui oggi vediamo la maggior parte dei tiri da 3 e azioni molto più rapide dopo aver subito il canestro avversario (non perdendo più 5-6 secondi solo per attraversare la metà-campo) si deve soprattutto a loro. Dal punto di vista estetico, può piacere o non piacere questo basket, ma si è dimostrato efficace in termini di punteggio e si è quindi imposto come l’idea dominante nella Lega.
La ricerca della superiorità numerica nel calcio a partire dalla prima linea di costruzione si è rilevata altrettanto efficace poiché ha permesso di togliere molta “casualità” all’azione offensiva, nella quale, precedentemente, le situazioni di inferiorità e superiorità apparivano spesso in maniera imprevedibile nel campo.
L’evoluzione offensiva del gioco ha portato però ovviamente a degli adattamenti difensivi per cercare di arginare i vantaggi ed è ormai chiaro come un blocco basso metta in seria difficoltà qualsiasi squadra che miri a costruire la superiorità dalla prima linea; il motivo è molto semplice: scompare letteralmente lo spazio tra le linee avversarie dove poter utilizzare tale superiorità. Gli avversari concedono moltissimo spazio davanti alla loro prima linea, ma nessuno spazio tra le linee o alle spalle dell’ultima linea (linea difensiva): diverse squadre scelgono addirittura di difendere con due linee, invece che con le classiche 3 del gioco, e non è infatti più raro assistere a blocchi difensivi 5-5-0 o 6-4-0; questo ovviamente per ridurre ulteriormente lo spazio utile (quello alle spalle di almeno un difendente) alla squadra in possesso palla.