“Ampiezza Relativa”: L’Atalanta è uno Stato Mentale
MAN TO MAN
Vi siete mai innamorati di un’idea? È un’esperienza intima e sorprendente, un viaggio dentro sé stessi che aiuta a scoprire parti di sé che sicuramente erano nascoste in attesa di una luce. Ogni allenatore è destinato ad innamorarsi di un’idea almeno una volta nella vita. Si rimane folgorati alla vista di uno sviluppo offensivo, di un adattamento, di una situazione in fase di non possesso, di una scelta particolare, di una lettura della circostanza.
Ti innamori di quello che hai visto, e questo innamoramento è un percorso lento che passa soprattutto attraverso l’allenamento quotidiano, grazie alla metodologia di lavoro che ogni allenatore riesce a costruire per la propria squadra. Allora prendi quell’innesto nella tua mente, nato da una semplice immagine, e lo trasformi in un viaggio molto intimo e profondo, perché sarai solo con te stesso.
Sì, certo che puoi condividerlo con il tuo Staff, con le persone fidate, ma dovrà essere un percorso intimo e dovrai fare i conti la tua identità al cospetto di un’idea che nella maggior parte dei casi sarà nuova e misteriosa.
Ad esempio immagino che questa Atalanta sia nata molti anni fa, in una sera gelida invernale, forse a Torino, forse a Genova, forse a Crotone, chissà. Nella testa di Giampiero Gasperini ha preso forma l’idea che la parità numerica fosse un rischio enorme da correre in una situazione di gioco, un rischio che però valeva realmente la pena di correre perché era in grado di regalare una infinita quantità di soluzioni una volta recuperata palla e di superiorità numeriche, qualitative e posizionali importanti da poter sviluppare in un determinato tipo calcio che diventasse un Manifesto del coraggio.
Un calcio verticale estremamente liquido e dinamico. Sì perché è vero che le squadre di Gasperini possono essere tranquillamente etichettate con i classici e tanto amati numeri di un sistema statico 343 3412 352, ma la caratteristica principale resta sicuramente la difesa a 3, dunque uno solo tra tutti questi numeri basta a chiarire il punto di partenza tattico di un’idea, della sua idea.
Ma ci siamo mai chiesti perché parte da una linea 3? Per una questione prettamente numerica, per creare una superiorità contro un attacco a 2 punte?
Non credo che tutte le squadre portino un pressing ultra offensivo solo con due punte. La scelta dei 3
nasce dall’intuizione che soltanto con 3 uomini più un vertice alto si possa garantire una costruzione dal basso in grado di poter attirare gli avversari e liberare gli spazi che decide di attaccare; facciamo però attenzione, perché gli spazi liberi creati sono sempre diversi e variano da una squadra all’altra.
La costruzione a 3 è la priorità per attaccare nelle zone in cui Gasperini ama dominare il gioco, le zone sono sempre le stesse: le corsie per attaccare il centro ed il centro per andare in corsia ed attaccare la porta su cross laterale. Cambiano sempre il come ed il quando, ma mai il perché.
Questo è un tratto distintivo di questa Atalanta. Successivamente gli sviluppi e gli adattamenti sono liquidi,
fatta eccezione dell’ampiezza che è assoluta perché viene sempre garantita dagli stessi giocatori,ma lo vedremo più avanti. Le squadre del Gasp hanno sempre una mina vagante nel cuore del campo, che di fatto è sempre l’elemento in grado di spaccare il sistema difensivo avversario grazie alla sua libertà di movimento ed interpretazione, nel caso della sua Atalanta è chiaramente il Papu Gomez.
Si affida da sempre a calciatori molto evoluti ed intelligenti, capaci nella lettura delle situazioni, costruisce il modello di gioco attorno a calciatori che sappiano leggere la seconda palla perché comunque richiede sempre una riconquista immediata in transizione difensiva per poter contrattaccare rapidamente.
Credo che si sia innamorato di questa idea un passo alla volta, idea che ha preso il largo nella sua mente allenamento dopo allenamento e poi la scintilla decisiva sarà scattata in qualche partita dove ha riscontrato effettivamente la sua validità. Ancora una volta facciamo Attenzione !
La validità di un’idea calcistica e di uno sviluppo da parte di un allenatore non deve essere per forza misurata attraverso il risultato di una partita, è un aspetto fondamentale da chiarire, perché spesso si tende a definire un’idea per buona quando essa porta solo al risultato.
Questo è un grandissimo errore, certamente non bisogna essere integralisti di un pensiero, nel senso che una volta notato che una strada porta verso dei problemi, insistere senza trovare degli adattamenti è da evitare.
Bisogna dare il tempo a questa idea di potersi radicare perché non è nient’altro che una radice che cresce lentamente nella mente. Ha bisogno di espandersi, di aggrapparsi, deve innescare un meccanismo di pensiero e di sviluppo della curiosità e di conoscenza che, grazie all’allenamento, sia in grado di trasformarsi in qualcosa di tangibile. Credo che questa idea sia solida e di una concretezza disarmante, poiché l’Atalanta oggi è un modo di pensare, un modo di essere, è il manifesto di un attacco alle paure, una concezione eroica del calcio che non ha paura di fronte alle difficoltà.
È chiaro che ci sono elementi di grande valore all’interno di questa squadra ma i punti di forza oggi appaiono il collettivo e l’identità comune.
Si era già capito, lo so, ma devo ammetterlo, sono in fissa con la squadra del Gasp, lo sono oramai da qualche anno,con la sua identità la sua forza, il suo coraggio, la sua storia, i suoi perché.
Si dice che per avere cose mai avute occorre fare cose mai fatte, è proprio vero.
Non ricordo squadre in Italia negli ultimi decenni con un’identità così chiara e ben definita. Correre il rischio di lottare in un costante 1 contro 1 a tutto campo in fase di non possesso è qualcosa di meraviglioso che regala brividi, se lo unisci ad una liquidità in fase di possesso e ad una verticalità pungente in transizione offensiva, allora ottieni la pozione magica che trasforma questa squadra in un’essenza.
L’Atalanta ti avvolge, ti buca, ti schiaccia, ti illude e poi ti strapazza. Qualunque sia il risultato, la Dea diverte, e già questo vale, quasi quanto ogni altra cosa, nel gioco del calcio.
Uomo su uomo e parità numerica costante in fase di non possesso, coraggio da vendere. Facile a dirsi ma non a farsi. Sapete quanta fiducia in un’idea ci vuole per accettare il rischio, renderlo un aspetto familiare del proprio essere, trasformarlo in un punto di forza? Ce ne vuole tanta. Gasperini ha creato una squadra magnetica che può definirsi uno stato mentale. Si, perché nella vita non bisogna sempre reagire alle avversità, aspettando di essere colpiti per svegliarsi dal torpore. La vita va aggredita, i problemi affrontati a viso aperto, le paure esorcizzate. È un’idea che deve radicarsi in profondità per poter essere trasformata sul campo.
FASE DI POSSESSO
Esclusi i calci di rinvio che prevedono nella maggior parte dei casi una giocata lunga per sfruttare i cm dei propri calciatori, uno su tutti Duvan Zapata, e soprattutto l’attacco e la gestione delle seconde palle (uno dei
punti di forza che vedremo più avanti). L’Atalanta in Fase di costruzione si affida ad un gioco posizionale che prevede un primo blocco GK+3 (in prevalenza Berisha+Toloi-Palomino-Mancini) che ha il compito di innescare il pressing avversario: Il Difensore laterale di zona della prima linea a 3 deve condurre per attirare il diretto marcatore, così facendo innesca gli scivolamenti da parte di tutti gli altri calciatori avversari (indipendentemente dal sistema statico opposto) liberando lo spazio quasi sempre sulla trequarti, il territorio del Papu Gomez; da quella zona lì nascono tutte le occasioni, o si ritorna in corsia per il cross laterale e l’attacco alla porta o si combina con le punte.
Ma come arrivano a sviluppare sulla trequarti? L’Atalanta occupa l’ampiezza del campo quasi sempre in corsia laterale con un solo calciatore per parte, generalmente il 4° della seconda linea di sviluppo, accompagnati negli Half Space dai difensori laterali e dagli interni più il Papu come mina vagante.
In corsia dunque, avendo un solo calciatore per parte (generalmente Hateboer-Castagne/Gosens), possiamo definire l’ampiezza orobica come assoluta, riconoscibile e difficilmente variabile. Per arrivare all’ampiezza che servirà per aprire spazi interni centrali e/o per attaccare l’area, bisogna prima innescare e costruire dal basso.
Una volta innescata la pressione avversaria il Difensore laterale di zona ha quasi sempre tre soluzioni di giocata, oltre allo scarico arretrato sul portiere in caso di pericolo: la prima è una giocata centrale su uno dei due interni (De Roon e Pasalic/Freuler) che si abbassa in costruzione alle spalle della prima linea di pressione avversaria, diventando il vertice alto dell’unità minima di palleggio. Quest’ultimo se riceve con la postura del corpo di taglio gioca in verticale bucando la successiva linea di pressione avversaria, se è chiuso copre palla e gioca a muro oppure scarica sul difensore centrale e si alza, lasciando il palleggio all’altro interno.
La seconda è una giocata in corsia sul classico contro movimento lungo-corto o viceversa del 4°, quest’ultimo una volta ricevuto avrà sempre un appoggio interno in Half Space e una giocata verticale garantita dall’attaccante di zona.
La terza diretta sull’attaccante di zona a sx Zapata a dx Ilicic.
Nel caso l’innesco non dovesse funzionare si forza il giro palla sul lato opposto in attesa di una reazione. Se muovendo palla non si creano spazi liberi da attaccare, difficilmente l’Atalanta forza l’attacco interno, lavorando sull’ampiezza per trovare un nuovo innesco.
I tre giocatori offensivi ruotano di posizione continuamente alternando movimenti incontro e attaccando la
profondità. Questi interscambi posizionali non mirano solo a far avanzare la palla, ma a anche ad isolare Gomez o Ilicic negli Half space al limite dell’area di rigore avversaria. Questi sono infatti molto pericolosi nelle situazioni di 1 contro 1. Gomez e Ilicic sono tra i migliori giocatori della Serie A per numero di
dribbling riusciti.
Il Papu è l’attaccante più pericoloso perché è esplosivo e può calciare e trasmettere in velocità con entrambi i piedi. Se i difendenti marcano da vicino Gomez e Ilicic in zona palla, la punta opposta Zapata ed il laterale sx Castagne/Gosens possono creare superiorità numerica sul lato debole. Inoltre, il posizionamento in unità minima dei giocatori massimizza le possibilità di linee di passaggio tra loro.
L’attacco dell’Atalanta è stato definito un nuovo esempio di “caos organizzato” perché ogni giocatore può interpretare il gioco e la circostanza muovendosi liberamente. I movimenti dei giocatori e gli interscambi posizionali non sono fissi. Un laterale può salire molto alto mentre l’interno gioca in Half space e viceversa.
Qualsiasi combinazione è possibile. Questa libertà negli interscambi posizionali aumenta l’imprevedibilità e le soluzioni.
Capiamo bene che non può essere un caso il fatto che Atalanta abbia il miglior attacco della Serie A con 47 gol fatti (dati relativi al momento in cui è stato scritto l’articolo). Per intenderci 3 in più della Juventus, 8 in più del Napoli.
Gli sviluppi posizionali in catena laterale sono frequenti, sovrapposizioni ed interscambi regolano le posizioni occupate. Quando la giocata è interna lo sviluppo in unità minima nel rombo è costante. Il portatore ha sempre almeno 4 soluzioni ravvicinate. In fase di rifinitura e finalizzazione è enfatizzato l’attacco alla porta su palla laterale.
L’area di rigore viene sempre attaccata con un minimo di 5 calciatori, 3 dei quali si inseriscono in area piccola attaccando rispettivamente primo palo, centro e secondo palo e sempre con uno al limite per attaccare la seconda palla ribattuta.
L’Atalanta è un tornado che difficilmente attacca a ritmi lenti, spinge al massimo, sempre. Si attacca senza paura e si difende in avanti senza pensare a cosa ci si lascia alle spalle.
Credit Immagine: https://www.goal.com/
Commenti
Ottimo commento ,bellissimo