L’Importanza del Gruppo Genitori
L’argomento che ho scelto di trattare oggi è uno di quelli che fan sempre discutere, spesso negativo; per questo ho scelto di raccontare la mia personale esperienza per far capire che forse, anche noi mister, a volte sbagliamo qualcosa in merito.
Il tema è il “Rapporto Mister – Genitori” e come quest’ultimi possono essere una vera e propria risorsa per la squadra.
Detto che alleno da 10 anni, fino ad oggi credo di poter dire di aver avuto problemi con sole due mamme. Il motivo era chiaro: a loro dire il figlio giocava poco. A mio dire giocava quello che si meritava.
Fatta questa premessa, i genitori che ho avuto fin qui modo di avere con me, sono sempre stati un punto di forza e non, come spesso leggo, il vero male del calcio.
Nelle ultime due stagioni, senza voler andare più in la nel tempo, ho seguito per un biennio le annate 2006 (Pulcini) e 2000 (Giovanissimi) del AC. Este, senza ricevere mai una critica o una lamentela da parte dei genitori. Anzi, molto spesso mi si sono avvicinati per chiedermi consigli o per invitarmi a parlare coi loro figli su problematiche che magari nascevano a casa o a scuola.
Soprattutto nelle società professionistiche si chiede quasi sempre al mister di non avere nessun tipo di dialogo coi genitori, limitandosi al solo saluto. Il motivo penso di averlo intuito ma al tempo stesso non comprendo come si possano tenere all’oscuro i genitori dell’andamento dei propri figli, bloccando sul nascere qualsiasi sorta di comunicazione.
Certo, dinamiche tecnico-tattiche devono rimanere al di fuori delle conversazioni, ma ritengo invece utile confrontarsi su eventuali cambiamenti nel comportamento in fasce d’età piuttosto sensibili per sbalzi umorali e ormonali, come lo è appunto la categoria Giovanissimi.
Un altro punto su cui voglio essere informato e di cui spesso si raccolgono poche informazioni dai ragazzi, è l’andamento scolastico. Per alcuni va sempre “bene”, salvo poi scoprire che non andava poi così bene. Spesso infatti mi è stato chiesto dai genitori di provare a parlare coi loro figli per ricordargli l’importanza dello studio e di come questo rappresenti un impegno importante, che va portato a termine nel migliore dei modi.
Parlando dei dirigenti, il ruolo è sempre stato ricoperto dai genitori dei miei allievi (come avviene in quasi tutte le società), senza riscontrare nessuna intromissione, critica o suggerimenti durante o nel post-gara. Forse sono stato fortunato, potrà asserire qualcuno, ma credo che il dialogo, sempre rimanendo al di fuori delle scelte dell’allenatore, sia sempre il segreto (vale in tutti gli ambiti della vita quotidiana e a qualsiasi età). In diverse occasioni mi è capitato di raccogliere il malcontento di qualche amico allenatore, affiancati da dirigenti scelti accuratamente dalla società stessa per monitorare il loro operato, piuttosto che aiutarlo. Situazione questa tra le più difficili da gestire.
Soprattutto nelle società dilettantistiche, dove l’allenatore rischia di doversi sobbarcare gran parte del lavoro della società, può essere utilissimo richiedere l’aiuto di genitori e dirigenti per l’organizzazione di trasferte e impegni extra-calcistici, come ad esempio cene ed eventi simili (carnevale, halloween, pasqua, natale), facendoli sentire in questo modo parte del progetto e sempre informati sugli impegni della squadra.
Una delle lamentele che ho talvolta raccolto al mio arrivo era quella che il precedente mister comunicasse con la squadra quasi all’ultimo momento (tornei, orari di ritrovo), creando malcontento e difficoltà nell’organizzazione famigliare. Coinvolgendo alcuni genitori nel ruolo di dirigenti, questi son sempre informati, potendo velocemente passare le informazioni alle famiglie.
Il motivo del mio articolo nasce però da un’altra considerazione. Spesso mi è capitato di raccogliere lamentele di amici allenatori che fanno notare come varie divergenze all’interno del gruppo genitori finiscano per ripercuotersi sul campo, danneggiando l’umore dei propri figli.
C’è stata una stagione in cui pure a me è capitato di dover gestire un gruppo genitori poco incline al dialogo (pure tra loro), sempre pronto a puntare il dito verso gli errori dei figli altrui. Critiche e malcontenti che poi, inevitabilmente, finivano per essere riportate ai propri figli.
La situazione si ripercuoteva poi sul campo, coi ragazzi pronti a puntarsi il dito l’uno con l’altro e poco propensi all’aiuto reciproco all’interno del rettangolo verde.
A differenza di quella situazione e al termine di questa avventura che si sta per concludere, posso dire di aver trovato due gruppi genitori spettacolari, coi figli sempre rispettosi e pronti a sostenersi l’un l’altro nelle tante difficoltà a cui ti mette di fronte la gara.
Il gruppo genitori dei 2000 merita poi una una riflessione aggiuntiva. Ogni momento è stato valido per stare insieme, sia che si trattasse del pranzo di inizio di anno, del cenone di Natale, della Pasqua, la festa di Carnevale o quella di Halloween. Il piacere di condividere così tanti momenti insieme, in primis da parte dei genitori, ha fatto sì che si respirasse sempre un forte entusiasmo attorno alla squadra e ciò ha portato a mio avviso a dei grossi benefici in termini di serenità e affiatamento tra i ragazzi.
Al rientro a casa, molto probabilmente, nessuno si sentiva dire: “oggi avete perso perché Paolo non ha corso, perché colpa di Luigi o perché il mister ha sbagliato la formazione”.
Una Squadra è un insieme di persone che persegue un obiettivo comune; nel nostro caso partivamo avvantaggiati… ne avevamo due di squadre.
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