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Il Mio Angolo Personale

Coerenza: e Finsero felici e contenti

13 Aprile 2020

Coerenza: e Finsero felici e contenti

L’argomento dell’articolo di oggi è: “Esiste Coerenza nel mondo del Calcio”?
Ciò che mi ha spinto a scriverlo (originariamente nel 2016, oggi rivisitato) sono una serie di frasi e considerazioni che mi è capitato di leggere o vivere nel corso delle quindici stagioni fin qui in panchina.

  • Fisicità

“In Italia si da troppa importanza alla fisicità e poco alla tecnica”.

Innanzitutto, è vera l’affermazione precedente o è solamente una delle tante chiacchiere da bar? Quali sono i criteri nella selezione del giocatore e quali sono quelli nella selezione del giocatore di prospettiva? Conta più la qualità o la “quantità”? 

Dopo un paio di stagioni tra i professionisti ho rivisto un po’ le mie precedenti convinzioni. Per giocare in “questo calcio”, sempre più aggressivo e intenso, piaccia o non piaccia, la componente condizionale conta, conta tanto. Non ne farei quindi un problema di centimetri, quanto più di forza, velocità e capacità di accelerazione. Sarebbe stupido negare il contrario. Provate a mettere un giocatore bravo tecnicamente, ma limitato fisicamente, all’interno di una partita di un u14 tra due squadre di buon livello. Fa fatica (se tecnicamente è “fuori categoria”, ne farà sicuramente meno)! Appurato questo, il dubbio diventa se aspettarlo – nel caso sia un tardivo si può confidare nella sua maturazione fisica – o se ritenere che questi limiti non si appianeranno (le capacità condizionali sono migliorabili in minima parte – la forza meriterebbe un articolo a parte).

“Se ci fosse più coerenza tra i fatti e le parole, ci sarebbe più chiarezza e meno illusioni”.

(Anonimo)

Dove nasce quindi il problema? Cinque anni fa ero a vedere una partita categoria Esordienti. Vicino a me sedeva un responsabile di una società professionistica. Dialogando mi disse: “sai, le società di prima fascia fanno le squadre col metro“. Nulla di strano se non fosse che la sua attenzione si spostò poco più tardi sui due elementi di maggior fisicità delle due squadre in campo. Elementi che tecnicamente avrei definito molto acerbi per usare un eufemismo. Situazione simile fu quando un altro responsabile mi disse: “la società *** vuole provare *** perché ha fisicità e corsa“.

Personalmente credo che tutto si riduca, come sempre, a cosa vogliamo fare e cosa vogliamo essere. Se l’obiettivo è quello di vincere nel breve periodo, diventa allora fondamentale accaparrarsi tutti i più grossi perché, soprattutto nelle prime categorie del settore giovanile, la disparità fisica assume una notevolissima rilevanza nel determinare l’esito di una partita.

L’incoerenza nasce dalla confusione tra chi siamo e quelli che sono i nostri obiettivi. Se si dicesse: “vogliamo vincere nel breve periodo e per questo non importa se i giocatori non hanno prospettiva”, penso non esisterebbe nessun problema. Personalmente preferisco una pessima verità a tante belle bugie.

“Ecco il grande errore di sempre: immaginarsi che gli esseri pensino ciò che dicono.”

Jacques Lacan

  • Investimenti

“La società crede nel settore giovanile”.

Quante volte l’avete sentito pronunciare? Ma soprattutto, che significa credere nel settore giovanile?

Che si è convinti sia una risorsa piuttosto che una spesa? Gli allenatori li sceglierò sulla base delle loro competenze o su altri fattori poco meritocratici? Il settore giovanile mi serve per far cassa per la prima squadra o siamo disposti ad investire una cifra considerevole affinché possa rivelarsi un punto di forza per la nostra società?

Anni fa avevo chiesto sulla pagina Facebook di Ideacalcio quanti fossero davvero contenti degli investimenti fatti dalla propria società per il settore giovanile. La stragrande maggioranza rispose: “la prima squadra attinge buona parte dei soldi a disposizione“.

L’incoerenza in questo caso è sostenere di credere nel settore giovanile, millantando progetti tecnici fasulli, salvo poi finire per pescare a due mani nella cassa dei giovani. Quindi non solo non si investe, ma si preleva pure. In questo modo il settore giovanile diventa davvero una risorsa, ma esclusivamente economica.

A tal proposito, un paio di stagioni fa ho apprezzato l’onestà di un presidente (società di serie D) che ha preferito pagare una multa piuttosto salata pur di non iscrivere una Juniores solo per doverla fare: “preferisco pagare la multa, non credo nel settore giovanile”. Può piacere o non piacere il messaggio, ma personalmente ammiro il non volersi nascondere dietro a frasi di circostanza.

“Sii molto cauto nel parlare, perché tu non abbia a vergognarti se le tue azioni non fossero state poi all’altezza dei discorsi.”

Confucio

  • Formazione

Diversi allenatori lamentano di pressioni societarie orientate a forzare la mano per vincere la partita/campionato a tutti i costi. Ciò, il più delle volte, finisce per condizionare negativamente il lavoro del mister che, pur di rimanere a galla, sacrifica in tante occasioni i propri valori.

Da un lato vi è la pretesa di far crescere tutta la rosa, valorizzando tutti i giocatori a disposizione (come è giusto che sia), dall’altro, alle prime difficoltà, ci si rimangia quanto proclamato ad agosto.

A prescindere dal campionato, l’allenatore in alcune occasioni viene quasi messo al muro: “o vinci o resti a casa“. Nella testa dell’allenatore a questo punto rischiano di insinuarsi cattive riflessioni, legate al rimborso di cui ha bisogno o a quel logo tanto ambito per anni.

Il risultato è che formazione e valorizzazione finiscono in tanti casi per essere dimenticate, preferendo una vittoria finale che dia lustro o il falso mito che in questo modo siano tutti contenti.

Paradossalmente sarebbe decisamente più sensato essere messi in guardia ad agosto che l’obiettivo è vincere, non importa come. In questo modo gli allenatori verrebbero messi in guardia anticipatamente e liberi di accettare o meno una proposta che quanto meno sarà coerente.

“Tutti gli esseri umani sono contraddittori… Alcuni lo nascondono meglio di altri!”

Britt Robertson

Credo servirebbe indossare qualche maschera di meno, essere sinceri e coerenti con gli altri ma soprattutto con sé stessi…ma in fondo, si tratta “solamente” di valori!

Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti.

Luigi Pirandello

 

Foto: https://vanpetz.wordpress.com

Commenti

2
  • Giovanni Di Martino ha detto:

    Bell’articolo, purtroppo rimasto senza commenti, ma gli spunti sono ampiamente condivisibili.
    Sulla fisicità hai ragione da vendere ed allenando i ragazzi è normale che gli esempi che puoi riportare siano infiniti e grotteschi.
    Il punto è che quando si parla di preparazione fisica in Italia si dice da sempre tutto e il contrario di tutto. Arcelli e Sassi erano partiti in un modo, poi i loro allievi (Pincolini etc.) hanno inizialmente fatto risultati e poi si sono persi dietro ai recuperi (ma anche dietro ai cambi di ritmi imposti dai calendari). I metodi integrati sono entrati con il contagocce, mentre ora se ne abusa (anche perché al giocatore probabilmente piacciono). Ovvio che sperimentando tutto cercando la formula magica (parole di Arcelli) si perda di vista la misura.
    Sono comunque anni che il parametro di selezione è il fisico e la muscolatura in ragazzini che non hanno ancora terminato lo sviluppo. Senza contare che non sempre una massa maggiore a 13 anni significa arrivare a 20 ben piazzati: quindi si ascolta la genetica senza conoscerla. Poi le selezioni si fanno scegliendo i nati fino a maggio di ogni anno che è normale che siano più sviluppati soprattutto da piccoli. Anche Bangsbo Andersen (che pure è un grande) nel suo libro di vent’anni fa presenta statistiche europee in quel senso.
    Garrincha aveva una gamba più corta dell’altra, Rivaldo era poliomilitico…fosse dipeso dagli osservatori di oggi Maradona, Falcao, Liedholm e Gigi Riva non sarebbero diventati professionisti.
    Anni fa Zeman venne fustigato per avere selezionato un giocatore (Pasquale De Vincenzo) per la sua circonferenza toracica, ma si trattava di un caso limite (e i soldi per comprare giocatori tecnici non c’erano). Anche perché notoriamente Zeman preferisce attaccanti piccoli (Signori, Sau, Insigne…) e quindi questo testimonia che lui il senso della misura, malgrado tutto, non lo ha perso.
    Sui settori giovanili poi è caduta libera anche lì da almeno vent’anni. Al Torino tutti gli allenatori delle giovanili erano stipendiati in modo che non dovessero fare un secondo lavoro per campare e a turno la società ti pagava un master di Coverciano all’anno, in modo che tutti avessero una possibilità. Poi da un giorno all’altro le spese sono diventate troppe e stipendi e rimborsi sono stati annullati.
    E la selezione degli allenatori viene fatta proprio in base agli sponsor ed alla carriera da giocatore come detto nell’articolo. Oggi Sacchi, Zeman e Mourinho non sarebbero pensabili (e a guardar bene nemmeno una volta visto che la fortuna di tutti e tre è dipesa da iniziative singole di mentori illuminati quali Allodi, Vycpalec e Robson rispettivamente).
    Circa la tecnica e il rispetto degli allenatori, i fatti parlano da soli. I risultati non arrivano più da anni non a caso. La Juve è l’eccezione che conferma la regola (e comunque come settore giovanile brucia più ragazzi di tutti).
    Complimenti comunque per il sito e per gli articoli.

    • DiegoFranzoso ha detto:

      Ciao Giovanni,
      ti ringrazio non tanto per il complimento finale ma per quanto detto. Alla fine siamo d’accordo su tutto e purtroppo è una triste verità. Sarebbe bello poter dire “ma che cavolo dici, sono solo cavolate”.

      Purtroppo nei settori giovanili non ci crede più nessuno e, chi ci crede, pensa di poterli fare finendo a fine anno in pari col bilancio.

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