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Scuola Calcio

Dal confronto nascono nuovi scenari. Formarsi per formare

24 Ottobre 2024

Nell’articolo di oggi, più che la proposte in sé, ho scelto di condividere un’esperienza formativa avvenuta col collega Antonio Diaferia, tecnico che con grande passione e coraggio ha scelto di abbonarsi al pacchetto “supporto metodologico” di Ideacalcio.

Tale opportunità, sicuramente impegnativa in termini di tempo sia per Antonio che per il sottoscritto (i posti sono infatti limitati), offre la possibilità di poter contare di fatto su un responsabile tecnico nella pianificazione del proprio lavoro sul campo e un punto di riferimento per dubbi o curiosità.

Nel contributo odierno volevo condividere un esempio pratico di ciò che ne è scaturito da un nostro confronto, proponendovi le possibili evoluzioni che un singola esercitazione può avere.

La categoria di riferimento è quella dei Pulcini U11 (Pulcini al secondo anno).

Dimensioni dei campi di gioco, tempi di lavoro e di recupero varieranno in funzione delle valutazioni di ogni singolo allenatore sulla base della conoscenza del proprio gruppo.

La proposta originaria di Antonio è la seguente:

Situazione di P+2v2+jolly nella prima zona e di 1v1 nella seconda.

Il gioco inizia sempre dal portiere arancio. La squadra rossa, col supporto del jolly, deve (leggo testualmente la descrizione che mi aveva presentato Antonio) servire il compagno in zona due che, con l’aiuto del jolly o di altri compagni, giocheranno per condurre il pallone a meta in uno dei due cancelli.

Se i difendenti recuperano palla cercano di fare gol nella porta difesa dal portiere.

Alternare i ruoli e i compiti delle squadre a tempo.

⚠️ Di seguito le considerazioni che ne sono nate prima e dopo l’allenamento.

📌 Perché inserire un jolly e non direttamente un elemento rosso? Secondo Antonio il jolly può partecipare all’azione degli attaccanti qualora recuperino palla, ma vi chiedo, e se fosse il jolly a perdere il possesso? Personalmente credo sia più utile e funzionale collocare un elemento rosso che partecipi attivamente alla riaggressione nel caso si perda palla nei pressi della nostra porta (deve diventare una buona abitudine quella di recuperare prontamente il pallone quando lo si perde).

📌 Cosa vogliamo allenare con questa esercitazione? Questa è forse la domanda principale che come allenatori dobbiamo sempre porci. Mancano a mio avviso delle regole di provocazione che promuovano l’emergenza di alcuni comportamenti piuttosto di altri. Faccio alcuni esempi:

✔️ considerata la superiorità numerica in zona 1 (4v2) potremmo allenare l’aspetto mentale del giocare in tranquillità vicino alla nostra porta introducendo un numero minimo di passaggi prima di poter avanzare nel settore successivo. In questo modo creeremo una sorta di rondo mascherato, in cui si ricerca un iniziale mantenimento del possesso per poi finalizzarlo
✔️ ma ha senso davvero inserire un numero di passaggi prima di poter uscire? Se il play riceve palla alle spalle degli attaccanti tutto solo, non dovrebbe forse giocare in avanti a quel punto?
✔️ avendo una superiorità in zona 1 e una parità nel settore successivo potrebbe essere utile inserire la regola che la zona 2 possa essere conquistata solamente in conduzione, trasferendo la superiorità numerica dal primo al secondo settore
✔️ e se l’obiettivo fosse invece promuovere il gioco e sostengo e la verticalizzazione? Potremmo allora permettere l’uscita dal primo settore solamente con un passaggio, vincolando il nostro attaccante a giocare il primo pallone a 2 o addirittura 1 tocco, costringendo in questo modo i compagni a correre in avanti per supportarne l’azione

A queste possibili regole di provocazione, anticipate già prima dello svolgimento dell’allenamento, è emerso un confronto su ciò che Antonio ha osservato sul campo evidenziando alcune criticità preventivabili.

❌ L’attaccante in zona 2 si schiaccia al limite della zona 1. Ciò lo si osserva quasi sempre in tutte le proposte a settori (zone) in quei giocatori (o squadre) che hanno una scarsa comprensione del gioco (lo osservavo anche nella passata stagione con alcuni giocatori di un U14 regionale). Per evitare questo problema si potrebbe creare una sorta di zona inizialmente franca e in cui l’attaccante non può ricevere.

Come si vede in questa possibile variante l’attaccante non può muoversi nella zona nera mentre, i compagni che accorciano su di lui in seguito alla verticalizzazione, potranno farlo.

❌ Un’altra criticità auspicabile è sulla difficoltà dei 2 attaccanti a lavorare insieme. Una regola di provocazione che potremmo inserire è che se i rossi riescono a trovare un passaggio filtrante tra i 2 attaccanti non solo ottengono 1 punto (a tal proposito occorrerebbe aprire un lungo contributo sull’importanza di introdurre la competizione nelle nostre attività; tema che con Antonio abbiamo discusso e che torna prontamente sempre d’attualità) ma costringono anche gli attaccanti ad eseguire una corsa per aggirare i due cancelli sulla linea di fondo campo opposta.

Ciò dovrebbe in qualche modo portare gli attaccanti blu a stare vicini e a concedere un’importante opportunità ai rossi. Infatti, in caso di imbucata tra i 2 avversari, acquisirebbero non solo 1 punto bonus ma anche la possibilità di poter contare su una momentanea superiorità numerica. Ciò, tuttavia, non è così scontato, considerato che gli attaccanti blu potrebbero ripiegare velocemente mentre i difensori rossi potrebbero avanzare non così prontamente.

❌ Nello svolgimento dell’esercitazione Antonio evidenziava come il gioco e sostengo non fosse mai emerso (né a 2 né a 3 giocatori). Un’idea per promuoverlo potrebbe essere la seguente.

In una zona franca di 3-5 metri inserire un ulteriore difendente. Questi non avrà solamente il compito di intercettare le possibili verticalizzazioni in favore dell’attaccante avversario, ma avrà anche lo scopo di promuovere:


✔️ l’attaccante non si dovrebbe (in teoria) più schiacciare al limite della zona 1; questo perché, al di la della presenza della zona franca, finirebbe per appiccicarsi sul difensore nel mezzo e, qualora ricevesse palla, si troverebbe con un difensore alle spalle e uno davanti pronto a ripiegare.
✔️ i difensori in zona 1, considerato il difensore nel mezzo pronto a ripiegare, dovrebbero accorciare in avanti molto più velocemente per supportare l’azione del compagno

📌 Un’altra idea che ho proposto ad Antonio, ma che alza decisamente il carico cognitivo, è quella che il difensore nel mezzo possa accorciare in avanti (in zona d’attacco) per un massimo di 3 secondi. In questo modo i costruttori dovranno valutare/osservare eventuali variazioni numeriche nel primo settore – in particolare il play dovrà percepire il comportamento dell’avversario alle sue spalle – mentre l’avversario nel mezzo dovrà cogliere l’eventuale momento migliore per avanzare o per rimanere in posizione.

Conclusioni: ho voluto condividere in modo gratuito questo pezzo poiché ritengo che il ruolo del responsabile tecnico, con poteri decisionali e supportato attivamente dal responsabile del settore giovanile, nonché seguito dai suoi tecnici, sia ad oggi una figura ancora molto sottovalutata.

Sicuramente richiede un impegno in termini di tempo da parte dei tecnici (che non potranno più improvvisare la seduta o ripetere allo sfinimento le stesse proposte per tutta la stagione), ma permette una condivisione tra i colleghi della stessa società non solo del metodo di lavoro ma anche degli obiettivi.

Con un po’ di presunzione (dirà qualcuno) ritengo tuttavia che le figure preparate a formare gli allenatori non siano poi così tante, così come ritengo un’assurdità che un tecnico preparato non possa lavorare simultaneamente in più società. L’obiettivo non dovrebbe essere quello di far lavorare tutti, bensì i più preparati.

Commenti

1
  • federico cazzadore ha detto:

    Mi permetto di appoggiare le considerazioni di Diego. dal confronto tra allenatori e tra responsabili tecnici qualificati e preparati, al di là della società di appartenenza, nasce una crescita collettiva di chi lavora nel mondo del calcio, e questa va a beneficio di tutto il sistema.

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