Super Tele: Daniele De Rossi – Colpo di Tacco a un Calcio Senza Ideali
Roma – Buenos Aires, undicimila e passa chilometri di distanza, 14 ore di aereo.
Da un mondo all’altro, da una capitale europea a una sudamericana, abitata da molti emigranti italiani che molti anni fa avevano deciso di cercar fortuna laggiù.
Li chiamano “Tanos”, in Argentina, gli italiani. E la “tanada” è l’impeto, la passione con cui molti dei nostri connazionali sono soliti vivere ogni cosa.
Il calcio è una di quelle, e probabilmente è soprattutto per questa carica e queste emozioni intense che Daniele De Rossi, calciatore professionista classe 1983, ha deciso di fare un viaggio così lungo per affrontare la sua nuova vita da giocatore.
Ha salutato – in maniera improvvisa e non priva di molte polemiche – la maglia giallorossa della Roma con la quale ha giocato praticamente per tutta la carriera ed è volato oltreoceano, con una migrazione al contrario destinata ad entrare nella storia del gioco.
È il primo italiano (nato in Italia) di sempre a indossare la mitica maglia gialloblu del Boca Juniors, club di Buenos Aires.
A convincere l’ex compagno ci ha pensato Nicolas Burdisso, attuale direttore sportivo degli Xeneizes, i “genovesi” così come vengono chiamati ancora oggi supporter e tesserati del Boca.
Di solito sono i giovani talenti ad affrontare il lungo viaggio che separa il futbol argentino dai maggiori campionati europei.
E in genere siamo abituati ad assistere a scelte milionarie da parte di star a fine carriera che decidono di trascorrere un danaroso epilogo in campionati poco impegnativi, dove poter essere comodamente venerati.
La scelta di Daniele De Rossi rompe invece con gli stantii cliché del calcio moderno e riavvicina con la potente forza dei sogni il calcio alla sua funzione emozionale primigenia.
Se giocare è divertimento, se entrare in campo è passione, se dare tutto per una maglia e lottare insieme ai tifosi è identità, la scelta di De Rossi di scendere in campo alla Bombonera è tutto questo elevato al cubo.
«Un club in cui credere», dice De Rossi nello splendido video di presentazione che il Boca gli ha dedicato.
E forse aveva proprio bisogno di questo De Rossi, dopo essere stato scaricato senza troppi complimenti dalla sua amata Roma, ed è per questo che alle offerte esotiche ha preferito una sfida vera, un campionato che sembra tagliato su misura per le sue caratteristiche, una piazza che lo amerà incondizionatamente per il suo modo tenace e combattivo di affrontare ogni gara.
Nessuna malinconia, come per gli italiani d’Argentina che cantava Fossati. Seguiremo le sue gesta anche da lì e, nonostante la distanza atlantica rimanga forte, il rimbombo della sua scelta – diffusa da social network e siti web in tutto il mondo – è così potente proprio per la forza di prendere a pugni l’idea di calcio come semplice business planetario.
Durante la sua vita europea molte volte De Rossi avrebbe avuto la possibilità di scegliere qualche altra destinazione, per avere la possibilità di guadagnarsi molti dei trofei che in carriera ha solo sfiorato. E sempre ha deciso di rimanere a Roma, il suo ombelico del mondo, che lo ha accompagnato dalla gioia del Mondiale vinto sino alla tremenda tragedia sportiva della mancata qualificazione in Russia.
Non se n’è mai andato DDR, sino al momento in cui la società americana lo ha accompagnato senza troppi complimenti, alla porta di Trigoria.
E quando ha capito che la sua vita calcistica a Roma si era consumata, ha preso il borsone e si è messo in marcia verso Baires.
Fra Apertura e Clausura oltre al gialloblù sgargiante della Doce avrà l’opportunità di conoscere da vicino Rosario e San Lorenzo, Huracan e Velez, River e Independiente.
Diventa uno della gente della Boca, è pronto ad esultare con i suoi hinchas e a cantare i suoi cori, Daniele De Rossi e da un mediano del suo calibro era difficile attendersi un contratto che risulta come un vero colpo di tacco al calcio senza ideali di oggi.
La lezione di De Rossi è racchiusa in poche semplici parole, che pronuncia proprio nella chiusura del video di presentazione: «La cosa più importante della vita è poter compiere i propri sogni».
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