Super Tele: “La Leggenda dei Gol Coast to Coast” – di Francesco Marcon
“Coast to coast”
Da una costa all’altra, in viaggio, senza paura.
Un’epopea, un’avventura, per uomini soli, per visionari, per chi intravvede nel lampo di un momento l’epica di un approdo.
Si viaggia, anche su un campo da calcio, senza valigia o zaino in spalla ma col pallone come fedele compagno. E ci sono attimi in cui qualcuno trasforma il rettangolo verde in un planisfero, e conduce la sfera a spasso, da una parte all’altra, attraverso rotte sconosciute e mai tracciate, fuori dagli schemi o dal fraseggio insistito. E arriva in fondo, depositando la palla in rete ed entra nella leggenda dei gol segnati dopo essere partito da una parte del campo, averlo attraversato tutto, e segnato nella porta opposta.
In fondo quale bambino non sogna da piccolo di prendere palla, scartare tutti e fare gol al portiere dopo aver percorso tutto il campo?
Nonostante qualcuno di noi allenatori talvolta cerchi di frenare questa fantasia estrema il gol coast-to-coast, da un lato all’altro del campo, resta uno dei momenti più emozionanti del nostro sport.
A Parma, qualche settimana fa, il Tardini ci ha messo qualche secondo per capire cosa aveva in mente Gervinho, quando ha preso palla nella propria metà campo difensiva, ha abbassato la testa e innescato il turbo.
Qualche giocatore del Cagliari ha provato ad aggrapparsi all’attaccante ivoriano senza successo.
In un secondo tutto è stato chiaro. Gervinho ha preso palla, è partito e si è imbarcato solo contro tutti nell’epica avventura di segnare saltando mezza squadra avversaria.
Ci sono attimi in cui qualcuno di questi fuggitivi avrebbe potuto passare il pallone.
Ma quando l’estro del bambino che è in te si accende, nessuno riesce a fermarlo.
Come Weah, come Ronaldo, come Roberto Baggio.
La galleria dei gol leggendari da una parte all’altra è ricca di capolavori che non si riescono lontanamente ad immaginare prima di averli visti disegnati all’improvviso dal protagonista di una domenica indimenticabile.
In serie A nella memoria di molti appassionati c’è George Weah, centravanti liberiano del Milan che a San Siro, contro il Verona, controlla nella propria area di rigore un corner avversario battuto lungo e alla velocità della luce si fionda diretto verso lo specchio dalla parte opposta. Una scivolata tenta di interrompere senza successo l’inarrestabile cavalcata, ma pochi secondi dopo la palla è già nel sacco, testimone di una rete impossibile da dimenticare.
Restando in Italia, alcuni anni prima toccò a Roberto Baggio dipingere un capolavoro partendo dalla propria trequarti. La sua corsa è meno potente e diretta di quella di Weah, da numero 10 infarcisce il tragitto di alcuni dribbling secchi, prima di saltare anche il portiere e segnare allo stadio San Paolo di Napoli con la maglia della Fiorentina un gol meraviglioso.
Anche Nicola Berti, centrocampista dell’Inter, col numero 8 sulle spalle in una fredda serata a Monaco di Baviera prende palla, se ne infischia di compagni e avversari e fila via, direttamente nell’area opposta, e mette a segno un gol strepitoso. La voce rotonda e l’emozione di Bruno Pizzul alla telecronaca rendono l’idea
Non serve essere un fuoriclasse per liberarsi dagli schemi e sognare una rete coast to coast.
Si può anche chiamarsi Bruno Peres, giocare come terzino con la maglia del Torino, e decidere all’improvviso di entrare – durante un derby contro la Juventus – nella leggenda granata.
Anche i campionati stranieri regalano perle di rara bellezza. Ryan Giggs, fuoriclasse gallese del Manchester United, in una semifinale di FA Cup contro l’Arsenal prende palla sulla sua trequarti e con leggiadra eleganza segna un gol pazzesco in grado di stupire persino Sir Alex Ferguson.
In Spagna invece tutto lo stadio di Compostela si spella le mani di fronte all’accelerazione aliena di Ronaldo. Il brasiliano prende palla appena oltre la linea di metà campo ma per potenza, classe e velocità merita un posto d’onore nel museo dei gol “scarto tutti e venite ad abbracciarmi.”
Ognuna di queste reti ha in comune un fattore. Nessuno degli autori sembra accorgersi di ciò che gli gira intorno. Come se d’incanto sparissero le urla dei tifosi, i suggerimenti del mister, la comunicazione e gli smarcamenti dei compagni e dentro la loro testa ci sia un’unica traccia luminosa da seguire, che indica la via per arrivare in porta dalla parte opposta e segnare un gol da sempre desiderato.
Sull’Olimpo di ciò che non si può nemmeno pensare senza prima averlo visto rimane però Diego Armando Maradona, che durante il Mondiale messicano del 1986 con undici tocchi scolpisce il gol più leggendario della storia del calcio.
Sessantadue metri di campo, un tango a velocità vorticosa, gli inglesi come birilli, Burruchaga come semplice esca. Le lacrime in diretta dello storico cronista Hugo Morales ancora oggi raccontano l’emozione cristallina di chi si rende conto in diretta di assistere ad un’azione destinata a passare alla storia del calcio nei secoli dei secoli.
Un aquilone cosmico, che vola fra i cieli di tutto il mondo con la Dieci albiceleste e che scrive indelebile un disegno che arriva direttamente da una strada.
È quella sperduta, che trovi in ogni posto del mondo, dove un bambino gioca a pallone e sogna un giorno di attraversare tutto il campo così, come in quel momento, e schivare gli avversari come ora con i suoi amici, o come si fa con i sassi, i marciapiedi o i tombini, e mettere il pallone in porta, senza tocchi vincolati né passaggi prestabiliti, e poi esultare per un gol straordinario, da una costa all’altra.
E se il portiere para o il tiro si alza, pazienza, è stato bello anche solo assaporare il gusto di averci semplicemente provato.
Credit Immagine: https://www.acmilan.com/it/news/club/2016-09-08/tbt—il-coast-to-coast-di-george-weah