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Sezione Portieri

Portiere – Mister, perché non Posso Sbagliare?, di Matthias Castiglioni

15 Novembre 2019

Portiere – Mister, perché non Posso Sbagliare?

Cari lettori, quest’articolo vuole essere una riflessione per gli addetti ai lavori, incentrata principalmente sui diritti e doveri dei nostri piccoli portieri di calcio.

Fino a qualche anno fa, al ragazzo che voleva, o doveva per necessità della squadra ricoprire il ruolo del portiere, veniva chiesto unicamente di parare e, in caso di momentaneo svantaggio, calciare la palla più lunga possibile verso l’attaccante.

Oggigiorno, essendo chiaramente mutato il calcio in generale e la sua stessa estetica, nello specifico con una sempre più complessa costruzione dal basso, anche le richieste che vengono fatte al portiere sono certamente cambiate.

Giocare a sostegno dei compagni, offrire linee di passaggio al portatore, aiutare la difesa nella lettura di situazioni offensive complesse come tagli, sovrapposizioni, filtranti, giocare vicino al reparto difensivo per coprire lo spazio in caso di ripartenze o attacchi diretti, difendere lo spazio nelle palle inattive, far ripartire velocemente l’azione in caso di superiorità numerica, sostenere e aiutare i compagni, chiamare gli uomini o le zone di marcatura, gestire il ritmo della gara in relazione al risultato, ed infine parare!

Chiaramente le richieste sono aumentate anche per gli altri giocatori di movimento, ma per il portiere è certamente un compito molto più complesso poiché tutto ciò che gli viene raccomandato deve anche essere effettuato in efficacia ed economia, altrimenti la percentuale maggiore di responsabilità su un eventuale gol subito ricadrà sulle sue spalle.

Probabilmente la maggioranza delle pretese non vengono nemmeno inserite nel programma di allenamento, per cui il portiere si ritrova a doverle sperimentare per la prima volta nel momento della gara. Così come al giocatore di movimento il fondamentale della trasmissione viene allenata solo nel momento in cui il dominio del pallone è padronizzato, anche al portiere i fondamentali tecnici o tattici dovrebbero seguire una successione coerente con le abilità e l’età del ragazzo.

Le uscite a difese dello spazio, siano esse uscite alte su palle inattive o letture di filtranti dietro la linea difensiva, rappresentano uno degli scogli più complessi da superare ed apprendere per un portiere: per riuscire ad essere efficaci in questo fondamentale infatti, ci deve essere un’abitudine alla lettura della traiettoria, derivata chiaramente da numerose ore di allenamento, oltre ad un enorme carico di responsabilità. Nel caso di un’uscita alta il portiere viene criticato se al posto della presa ha optato per la respinta, o nella situazione di lettura di una filtrante offensiva, se ha scelto di calciare la palla direttamente in fallo laterale, invece di effettuare un complesso calcio a giro verso l’esterno alto.

Premiare un portiere per una lettura efficace di una situazione complessa o per una coraggiosa uscita eseguita però in respinta, equivale a complimentarsi con l’attaccante per aver calciato una punizione che però ha colpito l’incrocio dei pali.

Nel corso di una stagione tanto il portiere di settore giovanile, quanto quello di prima squadra, commetterà inevitabilmente errori, alla pari dei suoi compagni di squadra, che saranno ininfluenti nel caso di un largo vantaggio o potranno condizionare inevitabilmente il risultato finale della partita.

Sarà compito dell’allenatore e del preparatore aiutare il portiere nel gestire il senso di frustrazione che colpirà inevitabilmente il portiere: vedere i compagni di squadra allargare le braccia verso il portiere in senso di amarezza e delusione o sentire commenti patetici e qualche grassa risata proveniente dagli spalti equivale a demolire enormemente la personalità del portiere e la sua percezione di sé.

Nel caso di errore, grossolano o meno, sarà infatti fondamentale analizzare minuziosamente le motivazioni e i fattori che possano aver influito: se, per esemplificare, il portiere si prende carico di aiutare il reparto difensivo con un’uscita alta su palla inattiva ma erra nella lettura della traiettoria della palla e subisce gol può essere definita come imprecisione?

Meglio avere in rosa un portiere che è attivo e tenta di intervenire su situazioni di difficile lettura piuttosto di avere un numero uno che si rifugia sotto l’ombra della traversa e attende passivo l’evolversi degli eventi; sbaglierà una volta, magari due, forse tre, ma sempre con la consapevolezza di voler aiutare i compagni in situazioni complesse in cui inizialmente farà fatica ma a lungo termine diverrà determinante.

Voler accompagnare un portiere nel suo percorso di crescita presuppone anche accettare eventuali errori, al pari degli altri compagni di movimento; richiedere fondamentali che non vengono provati durante la settimana di allenamenti denota una mancanza di professionalità da parte dello staff; programmare d’altra parte esercitazioni che coinvolgano il portiere nella costruzione del gioco o in cui vengono esplicitate specifiche richieste porteranno certamente ad una maggiore confidenza delle stesse nel momento della gara e ad una probabile, ma non certa, esecuzione più efficace da parte del portiere.

Trasmettere al portiere che l’errore fa parte dell’essenza del gioco e che la sensazione di frustrazione da esso derivata deve necessariamente essere interiorizzata e tramutata in una ancor più decisa determinazione, porterà certamente il ragazzo a domandarsi non più “Mister perché non posso sbagliare?”, ma “mister cosa posso fare per fare meglio?”.

 

 

Credit Immagine: https://twitter.com

 

 

 

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