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Creatori di metodo

Ordine e caos: proposte operative

25 Maggio 2023

Concludevo l’articolo “Caos calmo. Alla ricerca del margine” con l’indicazione (rectius, l’invito) di accettare l’idea di un modello di gioco al margine del caos, all’orlo del disordine, perché è il gioco stesso ad essere intimamente caotico; sebbene umanamente tendente all’ordine grazie ai suoi interpreti.

Un equilibrio fragile si potrebbe dire, con un’espressione nazionalpopolare.

L’articolo ha giustamente suscitato una domanda molto pratica da parte degli allenatori e addetti ai lavori che l’hanno letto: come poter allenare concretamente questa altalena di situazioni tecnico – tattiche – financo emotive che si sviluppano nel corso della gara, dando ormai per assodato e scolpito sulla pietra che l’allenamento deve cercare di riprodurre il contesto gara in tutte le sue forme? Perché poi si sa, la teoria è interessante, ma la pratica ha un appeal tutto diverso!

Il punto di partenza questa volta ci è dettato dallo scrittore filosofo Nassim Nicholas Taleb: “Qualunque cosa tragga più vantaggi che svantaggi dagli eventi casuali (o da alcuni shock) è anti fragile; in caso contrario, è fragile.”[1]

Il concetto di anti fragilità è molto interessante ai nostri fini: “Certe cose traggono vantaggio dagli scossoni; prosperano e crescono quando sono esposte alla volatilità, al caso, al disordine e ai fattori di stress, e amano l’avventura, il rischio e l’incertezza. Eppure, nonostante l’onnipresenza del fenomeno, non esiste una parola che descriva l’esatto opposto di fragile. Chiamiamolo allora “antifragile”. L’antifragilità va al di là della resilienza della robustezza. Ciò che è resiliente resiste agli shock e rimane identico a sé stesso; l’antifragile migliora. Questa qualità è alla base di tutto ciò che muta nel tempo; l’evoluzione, la cultura, le idee, le rivoluzioni, i sistemi politici, l’innovazione tecnologica, il successo culturale ed economico, la sopravvivenza delle aziende, (…).”[2]

📄 [1] Taleb N.N. (2013) Anti fragile. Il Saggiatore, pagg. 21-22

📄 [2] Taleb N.N. (2013) op.cit.

Banalmente, una partita di calcio è un evento che muta nel tempo. Nessuna situazione che si verifica sia nel corso della singola partita o di una stagione sportiva è mai uguale a sé stessa. Muta nello spazio e nel tempo; soprattutto nel tempo (vorrei dire).

Ecco perché è quanto meno riduttivo basare il nostro metodo di allenamento su eventi passati, terminati, sulla scorta dei risultati ottenuti: se una situazione ha dato i suoi frutti al tempo t=0, tendiamo a riproporla in allenamento e al tempo t=1, convinti che continuerà a dare i suoi frutti. Se invece una situazione è stata negativa al tempo t=0, tenderemo a stravolgerla totalmente in quanto certi che si tratti di un vicolo cieco. Questa impostazione non tiene però conto di quanto sopra: il gioco muta, in continuazione.

Probabilmente, gli aspetti più anti fragili del gioco del calcio sono i principi: per quanto non immutabili, sono le ancore di salvataggio, quanto meno in quello che possiamo definire medio-corto periodo (ad esempio una stagione sportiva).

Senza voler proseguire oltre in questa sede, di seguito proporrò tre esercitazioni che possono essere adattate a qualsiasi categoria, sia in ambito maschile che femminile; così come a qualsiasi categoria dagli esordienti in su.

🔖 Esercitazione uno – Possesso palla vs 1v1 con finalizzazione

Il numero di giocatori va da un minimo di 8 ad un massimo di 12; si consiglia di evitare di superare i 12 elementi al fine di favorire l’impegno motorio e il maggior numero possibile di contatti palla.

La dimensione dello spazio di gioco può essere adattata a piacere dell’allenatore, anche tenendo conto sia dell’obiettivo condizionale che si vuole eventualmente perseguire, sia delle abilità dei propri giocatori.

Creare delle coppie di giocatori al fine di favorire la ricerca dello smarcamento e le marcature fisse uomo contro uomo. Le due squadre avranno inizialmente lo stesso obiettivo: il mantenimento del possesso palla guadagnando 1 punto ogni sei passaggi consecutivi.

Al segnale dell’allenatore (vocale, visivo, simbolico…), che determina quindi l’introduzione di uno “scossone”, una delle due squadre avrà il compito di finalizzare il possesso palla in una delle quattro portine ai lati del campo con situazioni di 1v1, autogeneratisi dalle coppie formate in precedenza; così facendo contestualizzando e indirizzando anche maggiormente lo smarcamento.

L’altra squadra dovrà invece mantenere il possesso del pallone (una sorta di consolidamento). Si ritornerà alla situazione di partenza i) quando la squadra in attacco avrà segnato ii) oppure quando la squadra in consolidamento avrà fatto sei passaggi consecutivi.

I giocatori dovranno quindi essere abili nel passare da una situazione pressoché statica, ordinata al fine di garantire il mantenimento del pallone, ad una situazione che invece dovrà generare caos e disordine e scardinare l’impianto collettivo.

Tempo di gioco e di recupero: 5 minuti di gioco, 1’30” di recupero (adattabile alla fascia d’età e all’obiettivo condizionale). Tre ripetizioni.

VARIANTI

📌 Sostituire due portine con due porte regolamentari difese dai due portieri. Gli stessi potranno prendere parte anche alla fase di possesso palla per poi andare a difesa della porta quando verrà chiamata la propria squadra.

📌 Alternare momenti in cui entrambe le squadre fanno possesso palla a momenti in cui entrambe le squadre finalizzano.

🔖 Esercitazione due – Uscita dal pressing ultra – offensivo

Questa esercitazione può essere considerata una partita a tema, proponibile prima della partita finale. È possibile utilizzare tutti i giocatori a disposizione.

La dimensione dello spazio di gioco può essere adattata a piacere dell’allenatore; si consiglia di utilizzare la metà o i tre quarti del campo di gioco regolamentare.

Creare due squadre e dare indicazioni ai giocatori rispetto ai ruoli che dovranno assumere, evitando in questa prima fase di fare riferimento al modulo di gioco.

Le squadre si dispongono disordinatamente in linea con una delle due porte o con la metà campo. Il portiere effettuerà un lancio lungo verso l’altro portiere in attesa, così da allenare il portiere anche sulla qualità del lancio lungo (abilità sempre più rara tra i portieri).

Le due squadre a quel punto agiranno per occupare il campo.

La squadra che gioca col portiere che ha ricevuto la palla si organizzerà per risalire il campo e andare a segnare.

La squadra che gioca col portiere che ha effettuato il lancio lungo porterà un pressing ultra-offensivo per cercare di riconquistare palla in zona di finalizzazione e quindi segnare. Questa squadra dovrà quindi – probabilmente – creare grande densità in zona palla al fine di impedire lanci lunghi da parte degli avversari, a discapito della propria organizzazione interna.

Nel caso in cui la squadra che ha ricevuto palla la perda successivamente, applicherà un pressing ultra – difensivo per indurre la squadra avversaria a cercare soluzioni distruttive al fine di finalizzare.

I ruoli si invertono quando una delle due squadre è riuscita a segnare o dopo 3 minuti di gioco.

Tempo di gioco e di recupero: 3 minuti di gioco – 1 di recupero (adattabile alla fascia d’età e all’obiettivo condizionale). Quattro ripetizioni.

🔖 Esercitazione tre – Meta e Transizione

Il numero di giocatori va da un minimo di 8 ad un massimo di 12, compresi i portieri.

La dimensione dello spazio di gioco può essere adattata a piacere dell’allenatore, anche tenendo conto sia dell’obiettivo condizionale che si vuole eventualmente perseguire, sia delle abilità dei propri giocatori.

Due squadre si affrontano nello spazio di gioco, una per fare un possesso palla con meta e finalizzazione 1 v portiere, l’altra per recuperare palla e andare in transizione offensiva.

Dividere il campo in una sezione centrale dove, in superiorità numerica, una squadra dovrà fare un possesso palla finalizzato ad invadere la successiva zona di meta a ridosso della porta difesa dal portiere; questa potrà essere attaccata a piacimento, in conduzione palla (con dribbling) o con passaggio filtrante e ricezione in zona meta. A quel punto si crea un 1 v portiere (abilità fin troppo poco allenata ma che risulta decisiva in partita, per quanto imprevedibile e rara nel verificarsi).

L’altra squadra in inferiorità numerica dovrà cercare di difendersi ordinatamente a copertura della porta per poi iniziare la transizione offensiva in superiorità numerica (utilizzando i due giocatori esterni) e finalizzare.

La transizione offensiva può essere avviata anche dal portiere nel caso in cui la squadra in superiorità iniziale segni o concluda l’azione.

La transizione offensiva potrà essere avviata anche su segnale dell’allenatore nel caso in cui la squadra in superiorità non riesca ad invadere velocemente la zona di meta, al fine di evitare che i giocatori esterni restino semi passivi per troppo tempo.

Tempo di gioco e di recupero: 8 minuti di gioco – 1 e 30 di recupero (adattabile alla fascia d’età e all’obiettivo condizionale). Tre ripetizioni.

VARIANTI

📌 I due esterni possono fungere da jolly.

📌 Invadere la zona di meta con due giocatori offensivi e uno difensivo per creare un 2v1.

📌 Giocare in parità numerica con jolly.

Wilfried Gnonto, attaccante della nazionale italiana di scuola Inter, recentemente intervistato dichiarava:

La Premier League è stimolante perché tutti i calciatori studiano molto. Quando ti affrontano, i difensori sono ben preparati e sanno cosa potrai fare in tutte le situazioni. Devi allenarti, quindi, pensando di fare qualcosa di inaspettato in partita. È stimolante perché ti obbliga a imparare cose nuove”. [3]

📄 [3] Wilfried Gnonto a Cronache di spogliatoio, disponibile al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=sKwH1yz_z-0

Penso che le esercitazioni proposte abbiano il pregio di:

✅ Creare le condizioni per proporre una sorta di fluidità tra situazioni di caos e ordine;

✅ Permettere all’allenatore di modellare le situazioni a suo piacimento, andando ad inserire continui elementi di rottura;

✅ Permettere ai giocatori e alle giocatrici di esprimersi liberamente per risolvere problemi e comprendere la situazione che si sta creando.

Sul punto, ho trovato illuminante il diagramma proposto da Rita Guarino (ad oggi Head Coach della prima squadra dell’Inter femminile) nella sua tesi per la licenza UEFA PRO dal titolo “Antifragilità nel calcio. Allenarsi agli imprevisti”[4]:

📄 [4] Disponibile al seguente link: https://www.figc.it/media/155517/guarino-rita.pdf

Se è vero che la capacità di anticipazione è una delle capacità più importanti del giocatore moderno, è altrettanto vero che “Chiunque faccia previsioni sarà fragile rispetto agli errori di previsione.”[5] Ecco perché quindi ritengo che, un po’ contrariamente alla dottrina prevalente, stimolare continuamente il giocatore a prevedere le situazioni che si possono creare, rispetto a fornirgli solo il set minimo di competenze necessarie a fronteggiarle, sia riduttivo e rischioso, oltre ad esporlo ad un equilibrio fragile.

In un mondo complesso come quello di una partita di calcio, dovremmo indirizzare i giocatori e le giocatrici non tanto a notare le cose rilevanti, ma piuttosto ad ignorare quelle irrilevanti, al fine di essere meno fragili. Insomma, un equilibrio anti fragile. Dopotutto, “In generale, il successo di un’impresa è inversamente proporzionale alla sua prevedibilità” [6].

📄 [5] Taleb N.N. (2013) op.cit.

📄 [6] Taleb N.N. (2013) op.cit.

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