“Osservando dai Migliori”: El Loco Bielsa – dilatare gli spazi
Nell’articolo di oggi ho trascritto e provato ad aggiungere qualcosa ad un intervento di Marcelo Bielsa, tenutosi ad Affligem (Belgio) nel maggio 2017. Nel video qui sotto potete trovare l’intervento completo.
Ciò su cui si concentra il tecnico argentino è principalmente su come scardinare un blocco difensivo avversario, parlando dell’importanza del dribbling, del gioco associativo (combinazioni a 2-3 giocatori) e del terzo uomo.
Tra le citazioni di Bielsa è bello ritrovare diverso materiale di cui abbiamo più volte parlato/scritto su Ideacalcio nel corso degli ultimi anni e che potete approfondire nei vari link che troverete all’interno di questo articolo.
“Stavo guardando Lazio-Juventus, finale di Coppa Italia e mi sono accorto che il campo era 20mx60; per tutta la partita era 20×60. Il campo non si è mai allungato e ho pensato come fosse incredibile riuscire a farlo.
Si riducono gli spazi. Ma come fanno le squadre per ridurre gli spazi?
Lo spazio tra i 3 attaccanti e i 3 centrocampisti avversari non esiste più, così come lo spazio fra i 3 centrocampisti e la linea a 4 avversaria. Lo spazio dietro la difesa è protetto dal portiere che agisce da libero.
L’unico spazio che si allarga è quello dietro l’ultima linea, però c’è talmente tanta densità di giocatori che la palla non esce mai e quindi, che ci sia spazio dietro l’ultima linea, non fa differenza.
Ridurre gli spazi è molto facile ma comprendere come risolvere di contro questo problema, è molto difficile. Se voglio ridurre gli spazi posso farlo facilmente senza grandi giocatori ma se voglio risolvere a mio favore il problema che mi provoca l’avversario, dubito che sappiamo sempre come/cosa fare.
Credo che come allenatori abbiamo un obbligo rispetto alla bellezza del gioco.
Ci sono due obblighi per chi allena una squadra di calcio, anche se in realtà se ne presenta uno: bisogna vincere. Il modo di vincere ha smesso di essere importante.
Nella mia testa penso che come esiste il doping economico, dovrebbe esistere una punizione per chi ignora la bellezza del gioco a discapito della vittoria a tutti i costi. Io amo il calcio e lo amo perché tengo alla gente che tiene al calcio. La gente che ama il calcio, che è ciò che mi interessa più di tutto, sono coloro che hanno nel calcio una soddisfazione che non hanno altro modo di ottenere, vale a dire i più poveri. Tutti noi abbiamo molte alternative per divertirci però i più poveri hanno solo il calcio o ciò che sostituiscono al calcio.
Non posso accettare che l’unica cosa che offriamo siano i risultati. Se non offriamo il calcio come elemento estetico, lo stiamo impoverendo come esseri umani. La valorizzazione dell’estetica è una condizione che abbiamo incorporata come essere umani e collegata alla sensibilità che non si può né ignorare né mercificare. Non può essere tutto legato alle logiche di mercato: chi vince è bravo e chi perde è scarso. Anche la bellezza è importante.
Perché si riducono gli spazi? Non a causa dell’avversario ma per colpa nostra. Si riducono gli spazi perché tutti scendono a chiedere la palla e perché tutti stringono.
Approfondimento: delle distanze di relazione ne ha scritto Emanuele Tedoldi nel suo pezzo: “Apprendere dal Gioco”: Distanze di Relazione”
Anche nel campetto di una squadra di paese le zone verdi (con l’erba) sono nelle fasce. Le aree e la zona centrale sono in terra (consumate); nel nostro caso è lo stesso. Noi stringiamo gli spazi perché non ci allarghiamo e perché tutti scendono a chiedere il pallone sui piedi.
Si può anche ampliare in profondità e allargare il campo ad esempio. Non possiamo preparare un programma formativo che si prefigga solamente di creare problemi all’avversario; la cosa più importante è imparare a trovare soluzioni ai problemi a cui ci mettono di fronte gli avversari.
Sono altri gli aspetti che devo considerare per creare un programma: voglio prediligere il provocare l’errore o cercare la soluzione?
Le due cose sono legittime però devo decidere se porre l’accento sul provocare l’errore o trovare la soluzione.
Tra le soluzioni per eliminare gli avversari – che è il segreto del gioco del calcio – c’è senz’altro il dribbling. Il dribbling per me è la cosa più importante nel calcio. Non si può insegnare a risolvere tutti i problemi.
Anche gli smarcamenti profondi fra le linee degli avversari sono fondamentali; trovare lo spazio fra le linee. Nella misura in cui una squadra riesce a mettere la palla dietro ai centrocampisti avversari e davanti alla difesa avversaria, crea pericolo. Quando in una partita il pallone arriva in questo spazio con tempo per pensare e agire, c’è sempre pericolo, sempre!
Dobbiamo ottenere che la palla arrivi nello spazio tra le linee – questo è il primo principio – utilizzando la trequarti difensiva e probabilmente passaggi diagonali (i mezzi spazi), poiché se deve passare per il centro devo saltare (andare sopra) e se salto si perde il possesso e la sicurezza di mantenerlo.
Un’altra cosa fondamentale è che la palla passi fra due avversari, che rompa la linea, perché se non passa fra due avversari il gioco si lateralizza, mantenendo l’avversario di fronte e non ricevendo alle sue spalle. Se il segreto dello sviluppo è l’eliminazione dell’avversario, ossia che vi siano meno avversari che difendono perché li ho eliminati, o li dribblo o li elimino attraverso il passaggio.
Per eliminarlo con il passaggio, questo dovrà essere orizzontale per cercare dove verticalizzare, però sempre dovrà rompere una linea.
Il gioco associato è un altro segreto. Nelle prime due immagini chi fa il primo passaggio riceve il secondo.
Mentre in questa terza opzione chi fa il primo passaggio non riceve il secondo passaggio ma lo riceve un terzo giocatore.
Questo per me è il calcio del futuro: smarcarsi non in funzione di chi ha il pallone ma in funzione di chi lo riceve. Questo terzo uomo si sta smarcando non per chi ha il pallone ma per chi lo riceverà. Questa è una conoscenza molto molto importante, impossibile da neutralizzare per l’avversario.
Per me, il calcio offensivo del futuro dipenderà dai giocatori che sapranno fare questo. Tutti si smarcano per chi ha il pallone, nessuno si smarca per chi la riceverà, e se voi guardate le azioni di una partita dove chi fa il primo passaggio non riceve il secondo ma riceve un terzo uomo, la conclusione viene da sola: cambia il calcio offensivo, cambia l’azione, allo stesso modo di un giocatore che con un dribbling supera due avversari.
Approfondimento: del medesimo concetto ne ha scritto Emanuele Tedoldi nell’articolo: “Apprendere dal gioco: apparire come uomo libero”
Se fate una foto prima – dei due avversari eliminati – e una dopo, sembrano due partite differenti, come prospettiva creativa. Quando vedete che chi fa il primo passaggio non riceve lo sviluppo ma lo riceve un terzo uomo, cambia la partita: si velocizza il ritmo, lo sviluppo dell’azione è diverso.
“Te explico lo que significa. Imagina a Piqué queriendo jugar conmigo, pero yo estoy marcado, tengo a un marcador encima muy pesado. Bien, pues está claro que Piqué no puede pasármela, es evidente, con lo que yo me aparto y me llevo al marcador conmigo. Entonces, Messi baja y pasa a ser el segundo hombre. Piqué es el 1°, Messi el 2° y yo el 3°. Yo tengo que estar muy atento, eh. Piqué entonces juega con el 2° hombre, Messi, que se la devuelve; y en ese momento aparezco yo, dejo clavado a mi defensor que se ha despistado, y Piqué me pasa la pelota totalmente desmarcado. Si el que me defiende está mirando el balón no puede ver que me desmarco; entonces aparezco y soy el tercer hombre. Ya hemos conseguido la superioridad. Esto es indefendible. Es la escuela holandesa, es Cruyff. Es una evolución de los triángulos holandeses. El hombre libre significa que siempre puedes buscar la superioridad, por más que el fútbol sea un deporte de 11 contra 11. Hay días que buscamos esa superioridad a partir de Víctor Valdés y eso aún tiene más mérito. A veces los rivales nos aprietan tan arriba y de manera tan intensa que hacemos el 3 contra 2 incluso dentro del área con Valdés, Piqué, Busquets o yo. Y a partir de ese punto, ya puedes atacar con superioridad.
Buscar el hombre libre es, por ejemplo, que los centrales tengan el balón y uno de ellos siempre quede libre porque siempre tienes un defensa más que delanteros contrarios. En ese caso, Puyol sube, sube y sube hasta que le sale al paso un rival. Si quien le intenta frenar es mi marcador, entonces el hombre libre paso a ser yo. Si le sale al paso el marcador de Iniesta, Andrés es el hombre libre. Y así buscamos la superioridad en cualquier zona del campo. Haces un 3 contra 2, lo ganas y ya tienes el hombre libre. Avanzamos posiciones. Mira, hoy en día el fútbol es movimiento constante porque todo el mundo está muy bien físicamente y hay una intensidad muy alta. Si yo paso el balón y me quedo parado y tú me marcas; entonces no hay salida. Por eso se dice siempre lo de toca y sal. Pues no. A veces es toca y sal, pero a veces no. En ocasiones haces ver que tiras una pared y, en ese caso, es toco y me quedo. Depende del contrario. Por esta razón, cualquier jugador que viene a Can Barça tarda un mínimo de cuatro meses en adaptarse. Porque a veces es una cosa, pero a veces es la contraria”.
Xavi Hernández, dal libro “Senda de campeones” de Martí Perarnau (2011).
Approfondimento: del tercer hombre (terzo uomo) ne ha scritto Emanuele Temoli nel suo articolo: “Apprendere dal gioco: el tercer hombre – il terzo uomo”
Torniamo al nostro problema: superiorità numerica difensiva e posizionamento trasversale; questo è ciò che vuole una squadra in fase di non possesso: che il passaggio avvenga su una fascia per far sì che quella opposta smetta di giocare (sia scollegata dal gioco). Vuole in sostanza che il campo si stringa. Comprenderlo (cosa vuole fare il rivale) è molto facile. Il problema è evitare che l’avversario ci riesca.
Questa situazione si può risolvere con le medesime soluzioni precedenti: se hai un giocatore che dribbla, tutti i problemi svaniscono, ma se non ce l’hai, il passaggio sulla fascia deve essere effettuato dalla zona centrale del campo e non dalla medesima fascia (evitare il passaggio verticale sull’esterno).
Quando qualcuno è dietro gli attaccanti e davanti ai centrocampisti avversari, con il controllo del pallone, può coprire un terzo del campo perché la palla può andare a destra, a sinistra e in verticale.
Non vi ho detto nulla di nuovo però tutto ciò che è teoria bisogna concretizzarla. Quello che vedete è che la palla va su una fascia e c’è un passaggio frontale parallelo alla linea laterale.
La soluzione è che per arrivare a questo passaggio devo fare un passaggio interno e il centrocampista di rottura deve ricevere la palla dietro al 9 avversario e di fronte alla pressione dei 3 centrocampisti. Nessuno però vuole questa palla, nessuno gioca questa palla perché c’è il rischio di perderla e il gioco si va addensando continuamente, schiacciato e schiacciato.
L’altra grande soluzione per questo tipo di problema sono i cambi di campo.
Il passaggio diventa un elemento chiave nel gioco.
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