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L’arte del centravanti…che non esiste più!

10 Maggio 2024

Questo articolo nasce da una riflessione che purtroppo, ahimè, faccio da ormai da diversi anni. Guardo partite in televisione, sui campi dei campionati giovanili o delle prime squadre professionistiche e dilettanti, il pensiero ricorrente è sempre lo stesso: “a quella squadra manca un centravanti!”.

La maglia numero 9 è quella che, solitamente, viene indossata dal centravanti.

Il centravanti per definizione (da Wikipedia) è “il terminale offensivo di una squadra, il classico uomo gol. Il centravanti deve sapersi muovere bene in area, resistere agli interventi dei difensori avversari e spedire il pallone in rete. Nel calcio moderno la prima punta si muove il più delle volte in orizzontale e lavora spesso spalle alla porta. Un centravanti di questo tipo è forte fisicamente in modo da resistere ai contrasti con i difensori ed è in grado di colpire efficacemente di testa, sia per concludere verso la porta avversaria che per servire i compagni. Esistono anche centravanti meno dotati dal punto di vista fisico, ma capaci di segnare con opportunismo e in grado di liberarsi dalla marcatura dei difensori grazie alla rapidità nel voltarsi e all’abilità nel prendere il tempo all’avversario, smarcandosi con efficacia (attaccanti completi e moderni rispetto agli attaccanti prettamente fisici)”.

📝 Questa definizione è in antitesi con quella di falso nueve (nel quale ricordiamo come primo grande interprete Lionel Messi ai tempi del Barcellona di Guardiola o Francesco Totti nella Roma di Spalletti), inteso come quel giocatore “utile per lo più a far segnare i compagni rispetto a finalizzare”.

Ho allenato vari attaccanti sia in prima squadra che nelle giovanili che mi dicevano “sono un’ala”, oppure “rendo di più se gioco a trequarti e vengo incontro” o, ancora, “non posso giocare spalle alla porta avversaria”; questi giocatori molte volte alla domenica vestono però la maglia numero 9.

Vedo attaccanti che non attaccano mai la profondità, che sono statici, che non destabilizzano la difesa avversaria con un movimento divergente (verso l’esterno), che non fanno goal di testa, che non tirano in porta, che utilizzano solo il piede forte, che non difendono palla con il corpo e che non prendono un fallo; nel settore giovanile, specialmente, noto che si viene troppo incontro alla palla e raramente si attacca lo spazio al di là della difesa avversaria per andare a fare goal.

E’ un tema che mi sta molto a cuore: sono stato un centravanti nelle categorie dilettantistiche fino alla Promozione ma soprattutto, sono cresciuto negli anni ’90 e 2000 , un’epoca contraddistinta da grandissimi centravanti: Batistuta, Crespo, Inzaghi, Trezeguet, Vieri, Van Basten, Ronaldo, Ibrahimovic, Hubner, Bierhoff, Toni e tanti altri.

Da bambini e da ragazzi si giocava – su un campo di lunghezza e larghezza non definita – ai “mondialetti”: 1vs1 e 2vs2. Uno stava in porta e ci si sfidava. Quando giocavamo 2v2 il compagno che aspettava la palla cosa diceva? “Passa, passa!” E cosa faceva? Attaccava l’immenso spazio libero che c’era davanti a sé, tra lui e la porta. Attaccava la profondità!!!

L’abilità del centravanti moderno non è solo quella di saper attaccare la profondità o possedere i fondamentali tecnici per ricercare il goal con maggiore frequenza (tiro in porta, colpo di testa, acrobazia), ma anche quella di “sapersi creare” l’occasione da rete quando riceve palla dentro l’area di rigore oppure quando riesce a ricevere dopo essersi smarcato negli spazi lasciati dai difensori avversari; perché, come dice Spalletti, “gli spazi non sono più tra le linee ma sono tra i calciatori avversari, perché non ci sono più linee (dei reparti) definite”.

Questa frase mi fa venire in mente gli smarcamenti fuorilinea di Luis Muriel o di Duvan Zapata ai tempi dell’Atalanta. Infatti, la squadra di Gasperini quando attacca una compagine che si difende a ridosso dell’area con un blocco difensivo basso, attua una circolazione del pallone molto veloce, finché avviene un passaggio forte sul piede più lontano dell’attaccante che si è smarcato fuorilinea alle spalle del difendente. L’attaccante, con il primo controllo si orienta cercando di superare l’avversario in marcatura, mentre con il secondo tocco calcia in porta.

Ancora: “gli spazi sono dove li creano gli altri, bisogna saperli interpretare, vedere e usare, non per forza tra le linee. Gli spazi ci sono sempre. Dove? Dietro la linea difensiva, perché finché uno non ha i piedi sulla linea di fondo, di spazio ve ne sarà sempre, magari due metri, ma sempre spazio è. Bisogna quindi essere bravi a sfruttare quei due metri”.

A seguire ho codificato alcune situazioni di tecnica/tattica individuale che il centravanti deve possedere e che ad oggi sembrano essersi perse:

✔️ Attacco della profondità tramite taglio con assist da palla centrale;

✔️ Attacco della profondità tramite taglio, dopo corsa in orizzontale, con assist da palla centro-laterale;

✔️ Fungere come appoggio con una sponda al giocatore a rimorchio, dopo lancio a scavalcare dalle retrovie;

✔️ Difesa del pallone dopo lancio lungo o passaggio, difendendo palla, cercando l’appoggio sul difensore, con il piede più lontano dal difendente;

✔️ Sponda di testa a seguire per inserimento di un compagno in profondità dopo rinvio dal fondo del portiere o lancio a scavalcare dalle retrovie;

✔️ Colpo di testa da cross, attaccando il secondo palo, dopo smarcamento fuorilinea alle spalle dell’ultimo difendente;

📝 Penso che tale situazione/smarcamento dovrebbe essere maggiormente promossa in allenamento: ci sono allenatori che dispongono, su palla laterale, terzini a zona troppo stretti verso il centro della porta, lasciando sguarnita la zona sul secondo palo

✔️ Tiro di prima intenzione da cross, fintando di attaccare il primo/secondo palo e ricevendo palla sul dischetto del rigore;

✔️ Smarcamento alle spalle del difensore sul secondo palo su traversone forte rasoterra;

✔️ Movimento divergente per liberare spazio, con ala in conduzione verso lo specchio della porta;

Inoltre, non meno importante, ritengo che il centravanti debba sapere calciare in porta:

  • di prima intenzione
  • dopo un rimbalzo
  • rasoterra sul primo palo
  • a incrociare di collo interno in diagonale sul secondo palo
  • indistintamente di destro e di sinistro
  • di punta su mischia in area per togliere il tempo di intervento al portiere.

Sono tutte situazioni che vanno allenate continuamente durante gli allenamenti, ma che hanno bisogno anche di tanto gioco libero e, da parte nostra (adulti), di far rivivere ai ragazzi – tramite video e racconti – le gesta dei grandi campioni che hanno fatto la storia del calcio italiano degli ultimi 20-30 anni.

La domanda che nasce rivedendo le immagini dei grandi del passato o dei campioni attuali è: quanto è allenabile l’essere centravanti e quanto è frutto dell’io individuale, formato attraverso il gioco libero, le esperienze pregresse e la ripetizione del gesto tecnico? Io allenatore, come posso mettere in condizione i ragazzi di migliorare dal punto di vista individuale nella formazione del ruolo? Quali esercitazioni, quali esperienze posso far sperimentare per il miglioramento?

Personalmente, cercherei di proporre tutte quelle situazioni che vanno dal semplice al complesso, partendo da giochi di difesa del pallone per passare ad un lavoro sugli smarcamenti, tecniche di corsa,  tiro in porta da varie posizioni e in varie modalità (dopo un rimbalzo, al volo, in drop, dopo una ricezione orientata). Senza dimenticarsi del fondamentale del colpo di testa da cross, o il colpo di testa per fare la sponda. Si passa all’inserimento di esercitazioni che prevedono i difendenti in marcatura stretta sugli attaccanti a ridosso dell’area di rigore, con questi che devono liberarsi e andare alla conclusione, o scambiarsi palla almeno una volta prima di concludere in porta, fino ad arrivare alle partite a tema con regole di provocazione specifiche; per esempio, attaccare la profondità delimitata da cancelli, oppure fare goal entro 3 passaggi, ma non dopo il primo, in uno spazio ristretto (per incentivare il tiro in porta).

Credo nella ciclicità degli eventi e per tale sono sicuro che presto torneranno a vedersi sempre più grandi bomber d’area, abili nel gioco al volo, che sappiano calciare da fuori area e far salire la squadra difendendo palla, che prendano falli al di fuori dall’area di rigore; i classici centravanti che sanno “fare reparto da solo”.

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