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In fase di non possesso

Difendere in superiorità numerica. Analisi dei comportamenti corretti e degli errori da evitare

24 Giugno 2023

Difendere in superiorità numerica: analisi dei comportamenti corretti e degli errori da evitare

Lo scopo di questo articolo vuol essere quello di non soffermarsi sulla mera esercitazione (seppur ne parleremo inevitabilmente) ma di concentrarci e osservare i comportamenti individuali e collettivi, corretti e scorretti, durante una duplice situazione di superiorità numerica, portata sul campo con una squadra u15.

Se l’esercitazione in questione può infatti essere rivolta a tutte le categorie dell’attività agonistica, le considerazioni che cercherò di descrivere – attraverso i contenuti video e la loro spiegazione – spero possano essere d’aiuto a tanti di voi, oltre che per testimoniare quante ore di lavoro può impegnare l’analisi di dati e video.

⚠️ Postilla: vi è mai capitato di sentirvi dire: “fai tre allenamenti da due orette più la partita, cosa mai sarà? Più di 300 euro non posso darti“. Il tempo che un allenatore impiega sul campo è in realtà una piccola parte di questo lavoro.

L’intento di questo articolo è però anche un altro.

Chi segue Ideacalcio da molti anni o ha acquistato gli ebook “Allenare le mini-situazioni: progressioni su difesa e attacco”, sa bene quanto io creda in queste situazioni di gioco semplici per apprendere i fondamenti di tattica individuale e collettiva in fase di non possesso. Nelle due clip che ho montato, realizzate dopo un anno e mezzo di lavoro (seppur travagliato, con soste e ripartenze varie), se si possono osservare una serie di comportamenti corretti, è altrettanto vero che se ne vedono di errati.

La capacità d’apprendimento (velocità e numero di competenze acquisite nell’arco temporale) dei giocatori è differente, così come le relazioni e i legami che vengono a crearsi tra A-C piuttosto che tra A-B. Queste banali considerazioni ci devono portare a ragionare sul perché, nonostante la superiorità numerica a favore dei difensori, le condizioni della superficie di gioco (che non si può certo dire favoriscano gli attaccanti), i vincoli a favore di chi difende e il tempo che è stato dedicato precedentemente alla cura dei comportamenti in fase di non possesso, si finisca per concedere all’avversario un’occasione da gol.

Il campo di gioco, come si vede anche dal video, viene predisposto per lo più in profondità. La zona centrale viene tracciata sul prolungamento di un palo della porta, in modo da spostare l’iniziale confronto non propriamente al centro; viene poi delimitato un corridoio laterale.

Per quanto riguarda i ruoli, ho scelto di lavorare con ruoli fissi, non ruotandoli in entrambi i ruoli (i centrocampisti sono stati schierati come difensori quelli più difensivi mentre attaccanti quelli più offensivi).

Due difensori neri iniziano all’interno del campo mentre il terzo è all’esterno. Il mister indica la fila (1) o (2) blu, entrambe in possesso di palla. Il giocatore indicato entra in conduzione per affrontare i due difensori (1v2) e concludere in porta; potrà anche decidere di calciare immediatamente in porta.

Al termine dell’azione, senza interruzioni, l’attaccante rimasto fuori deve servire con un passaggio il proprio compagno all’interno per poi entrare.

Non appena finisce la prima azione potrà entrare anche il terzo difensore (3v2) e il campo si allarga.

Se i difensori recuperano palla giocano per segnare nelle porticine.

? Al di la dell’esercitazione, che come dico sempre rimane solamente un’esercitazione, andiamo ora a vedere i comportamenti corretti.

? Nella prima clip possiamo osservare come venga portata immediatamente pressione sul giocatore che calcia in porta (limitandogli il tempo per la conclusione) ma con un però che finirà per diventare un errore clamoroso quando andremo ad analizzare i comportamenti errati. Nel successivo 3v2 chi entra lo fa correttamente, andando a formare il famoso triangolo difensivo (o piramide difensiva).

? Nella seconda clip vediamo come i due difendenti si alternino correttamente tra pressione e copertura, passandosi in modo efficace la marcatura del primo attaccante. Nel 3v2, corretta a mio avviso l’entrata del terzo difensore che, valutata la maggior vicinanza rispetto al compagno, sceglie di portare pressione sull’attaccante con la palla.

? Nella terza clip corretto che un difensore marchi mentre gli altri due coprano. Nel 3v2, il difensore in copertura, probabilmente troppo vicino alla palla, legge in ritardo il dai e vai e scappa a difesa della profondità in ritardo. Fondamentale il ripiegamento del compagno.

? Nella quarta clip, con coraggio (l’allievo che si vede in questo frangente è senza dubbio il giocatore più forte e coraggioso nel difendere la porta che io abbia mai allenato in questi 16 stagioni in panchina) il difendente esce con decisione sull’attaccante frapponendosi alla conclusione. Nel 3v2 è attento il terzo difensore a stringere immediatamente nel mezzo (concentrazione difensiva).

? Nella quinta clip è sempre lo stesso difendente a non abboccare alle finte di tiro dell’attaccante (arrivando di gran velocità, come vedremo nei comportamenti errati, è possibile che il difensore volti le spalle all’avversario) e poi a seguirne il taglio nel 3v2; ricordiamo infatti che il taglio è di chi lo vede (“non posso seguirlo se non lo vedo“).

? Nella sesta clip, se nel 2v1 il difendente non abbocca alle finte di tiro, è nel 3v2 che si osservano i comportamenti più interessanti di tutto il video. Uno dei due difensori inizialmente in copertura decida di seguire il taglio per poi mollarlo e lasciarlo al compagno (questo infatti finisce nella zona di competenza del terzo difensore). Nel 3v2 vediamo una sorta di piramide rovesciata, con due difensori che si orientano sull’uomo (principio della fase di non possesso che ricerchiamo da due stagioni in tutte le esercitazioni) mentre uno soltanto garantisce copertura (questa scelta vuole sottrarre tempo e spazio ad entrambi gli attaccanti, giocando per ritornare in possesso della sfera velocemente piuttosto che per difendere la porta). Nel proseguo dell’azione vediamo anche come non avvenga il passaggio di marcatura nella sovrapposizione – questo perché il difensore è già a contrasto – e un inversione del vertice basso della piramide, dovuto principalmente al movimento degli attaccanti piuttosto che della palla.

? Nella settimana clip, ancora una buona difesa della porta e l’assorbimento dell’inserimento avversario che viene seguito.

? Nell’ottava e ultima clip ho voluto montare invece una soluzione relativa alla fase di possesso, mediante l’utilizzo del terzo uomo per arrivare sull’uomo libero una volta recuperata la palla.

? Nel secondo video andiamo ora ad osservare i comportamenti maggiormente sbagliati che sono emersi.

? Nella prima clip il difensore abbocca alle finte dell’avversario e con eccessiva irruenza finisce per perdere l’equilibrio e farsi superare con troppa facilità. Il secondo difensore sta difendendo il centro della porta e non riesce a frapporsi alla conclusione. L’errore del primo difensore (che non è nuovo a questo genere di errore) è sicuramente legato al principio enunciato in precedenza: “giochiamo per ritornare in possesso del pallone velocemente, non per difendere la porta”. La difficoltà che ho riscontrato, a maggior ragione lavorando col settore giovanile e in particolare con alcuni giocatori, è quella di riuscire a renderli consapevoli delle sfumature del principio. Va bene il principio generale ma vi sono circostanze dove la lettura della situazione (numerica, qualitativa, zona di campo, ecc.) deve avere la priorità. In questo caso non avviene.

? Nella seconda clip, se non convince affatto il comportamento del difensore in copertura, che decide di frapporsi al tiro in porta in modo poco deciso e fuori equilibrio, è successivamente che gli errori risultano ancor più evidenti. Ricordate la precedente clip col difensore che finisce fuori equilibrio? Analoga situazione e porzione di campo, stesso esito (dagli errori non si dovrebbe imparare?). Il difensore concede prima l’appoggio all’attaccante e poi finisce completamente fuori equilibrio nel momento in cui questo accelera. Il secondo difensore si trova forse un po’ troppo vicino ed è poco reattivo nel momento di cambiare gli appoggi. In queste prime due clip possiamo osservare errori che probabilmente hanno maggiormente a che vedere con la struttura coordinativa piuttosto che con quella tecnico-tattica. Saper valutare il tempo d’intervento, le distanze, saper sfruttare a proprio vantaggio le linee perimetrali e sapersi collocare nel campo, conoscere la posizione dei compagni, mantenere un buon equilibrio, essere reattivi, ecc., sono solo alcune capacità di cui deve disporre il giocatore di alto livello.

? Nella terza clip, se è corretto il comportamento del primo difensore, che non permette la conclusione dell’attaccante, nel 3v2 è evidente la totale assenza di comunicazione. Sullo scarico c’è l’uscita in ritardo sulla palla ma, quel che è peggio, ad un certo punto escono i due difensori più esterni, lasciando completamente libero il secondo attaccante. Sulla comunicazione verbale negli sport di squadra bisognerebbe probabilmente scriverci un libro. In questo spazio mi limiterò a dire che se la fase di possesso può essere lasciata alla creatività e al talento dei giocatori, mentre la fase di non possesso deve essere sorretta da una buona organizzazione; un errore anche minimo può costare un gol subito. Se la comunicazione tra i giocatori risulterà efficace (chiara e immediata), ciò permetterà di ridurre i rischi per la propria porta. “Efficace”. Coi ragazzi a volte abbiamo discusso di alcune parole poco chiare che venivano utilizzate, come ad esempio “occhio” o “attenzione”. In circostanze frenetiche, in cui l’emotività è presente, mezzo metro o una frazione di secondo possono fare la differenza. Per questo dovrebbero essere utilizzate informazioni molto dirette, concise e rapide da recepire.

? Nella quarta clip, pur analizzando solamente il 3v2, vediamo una serie di errori marchiani. Il terzo difensore si dimentica innanzitutto di entrare. E dov’è il problema, è solo un’esercitazione, può capitare! Niente affatto. In gara, ciò che spesso porta ad un gol sono proprio degli errori di concentrazione (di poca attenzione). La concentrazione va allenata durante tutta la settimana perché rimanere concentrati a lungo (come in una partita) stanca, e ciò che a volte porta alla stanchezza è proprio la concentrazione stessa, piuttosto che il dispendio fisico. Per quanto concerne gli altri due difensori, entrambi rivolgono le loro attenzioni alla palla, perdendo di fatto l’inserimento dell’attaccante interno che si trova libero di concludere a tu per tu col portiere. Con la palla che rotola sulla linea sembra evidente che questa vada calciata il più lontano possibile dal pericolo (la nostra porta). Il difensore prova invece a portarla fuori lateralmente in conduzione (sulla linea di porta e con l’uomo alle spalle??). L’attaccante ne torna in possesso e riesce a passare, non si sa nemmeno come, in mezzo ai due difensori che non fanno nulla per ostacolarne l’azione. Una serie di errori incomprensibili.

? Nella quinta clip ecco finalmente l’errore che avevamo evitato di commettere nel precedente video. Ricordate quel “ma” riferito al difensore che esce forte in pressione mentre l’attaccante sta caricando il tiro? In questo caso il difendente si fa superare con estrema facilità, a causa della mancata frenata che non gli permette di mantenere la corretta distanza di duello (arriva addirittura saltando). Il secondo difensore si trova inizialmente in controtempo, riprende parzialmente posizione (manca un vero e proprio indirizzamento) e l’attaccante sfrutta una maggiore velocità e forza per superarlo e concludere in porta.

? Nella sesta clip è poco chiaro il comportamento del secondo difensore (che è poi lo stesso di cui avevamo parlato sul disequilibrio). Entra in copertura ma, oltre che essere troppo appiccicato al compagno in pressione, gli si pone alle sue spalle, in verticale. Mi vien da credere che l’abbia fatto per essere pronto ad intervenire nel caso il compagno fosse stato superato a dx o a sx (il problema è che mancando comunicazione, il difensore sulla palla non ha informazioni sulla posizione del compagno).

? Nella settima clip se è vero che l’attaccante è furbo/scaltro a dettare l’inizio della seconda azione, lo stesso non si può dire dei difensori. Il difensore accorcia in ritardo e probabilmente per questo arriva con l’intento di porre frettolosamente un rimedio alla situazione. L’esito è però negativo: arriva a piedi pari e troppo vicino all’attaccante che a quel punto deve solo spostare palla e calciare a rete.

Giunti al termine di questo lungo articolo possiamo constatare sia degli aspetti positivi che negativi per quanto riguarda i comportamenti individuali e collettivi in fase di non possesso.

Pur trattandosi di situazioni di gioco semplici (2v1 e 3v2) e conosciute dai giocatori (già sperimentate), restano a mio avviso un mistero alcuni grossolani errori, tanto da interrogarmi su fino a che punto l’allenatore possa intervenire e incidere nella formazione del giovane calciatore…

Foto: https://vorreiscrivere.wordpress.com

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