“Osservando dai Migliori”: Marcelo Bielsa – dare valore a ciò che è meritato
Nell’articolo di oggi alcuni estratti e curiosità di uno degli allenatori più ammirati nel panorama internazionale: Marcelo Bielsa. In particolare ci concentreremo sull’ultima conferenza stampa all’Athletic Bilbao, del 30 maggio 2015.
Lo stesso Pep Guardiola nutre nei confronti del tecnico Rosarino un’ammirazione che non hai mai nascosto e che ribadito anche alla vigilia della gara tra Manchester City – Leeds del 10 aprile 2021:
“Quando ho potuto conversare con lui, parlava sempre di ciò in cui credeva. Tutti conoscono l’ammirazione e il rispetto che nutro nei suoi confronti. Se c’è un uomo che sa capire il segreto o il modo in cui noi vogliamo giocare, quella persona è lui, per lA SUA incredibilE etica del lavoro e conoscenza del gioco. Rispetta l’avversario, fa in modo che le sue squadre giochino per i tifosi e vuole giocare solo per vincere, convincendo i suoi calciatori a seguirlo. La gente dice che non vince titoli, ma dategli il Manchester City e vincerà titoli”.
“Probabilmente è la persona che ammiro di più nel mondo del calcio, come allenatore e come persona. Mi ha ispirato, sento di essere molto distante dalle sue conoscenze come manager. La mie squadre hanno vinto più titoli delle sue, ma come conoscenza del calcio e allenamenti sono distante anni luce”.
Il 10 aprile 2021 è andato in scena, appunto, Manchester City – Leeds, conclusosi con la vittoria per 2-1 degli ospiti.
Nonostante la netta supremazia territoriale a favore dei padroni di casa, Marcelo Bielsa si è espresso così al termine della gara:
“Abbiamo meritato di vincere, ma sarebbe stato ugualmente giusto se avesse vinto il City. È molto difficile da ammettere ma è quello che penso. Abbiamo fatto un grande, grande sforzo ma è vero che i nostri avversari hanno dominato la partita. E hanno anche avuto le occasioni migliori per vincerla. È una di quelle sfide in cui, se non si gioca con un altissimo tasso di aggressività, è difficile accorciare il divario tra la tecnica dell’avversario e le nostre possibilità”.
Di seguito uno stralcio della sua ultima conferenza stampa all’Athletic Bilbao.
“La prima cosa che voglio dire è che le valutazioni non devono essere fatte in base a ciò che si ottiene, ma in base a ciò che si merita. Se valuti solo in funzione di ciò che si ottiene e quello che si ottiene non è meritato, si compie un grave errore di valutazione.
Nel mondo di oggi, dire che si valuta ciò che si ottiene e non quello che si merita sembra assurdo.
Mi ricordo una cosa che succedeva sempre quando ero bambino e vivevo in un barrio. Il maggior orgoglio era possedere un auto e quanto più lussuosa era l’auto tanto era il riconoscimento per la famiglia che la aveva acquistata. Però c’era una differenza per noi abitanti del barrio. Il riconoscimento alla famiglia era in funzione di ciò che avevano fatto per permettersi l’auto. C’erano famiglie in cui lavoravano padri e figli e potevano permettersi una SEAT, e altre famiglie che vincevano la lotteria e compravano una Mercedes. Noi valorizzavamo chi aveva lavorato molto e si era comprato la SEAT, non chi con la lotteria si era comprato il Mercedes.
Faccio questo esempio perché è da qui che ho iniziato a capire che non si valuta ciò che si possiede ma ciò che si merita.
Bisogna innanzitutto capire se i media sono d’accordo con il metro di valutazione di ciò che si merita e non ciò che si ottiene…e la risposta è No! Faccio un esempio. Ogni volta che guardo una partita dell’Athletic la valuto io, i componenti dello staff tecnico e la sottopongo sempre alla valutazione di persone al di fuori del club e della squadra, ma di cui rispetto molto l’opinione; in modo che non possa avere dubbi sulle considerazioni che faccio su come ha giocato la mia squadra.
Il gioco può essere considerato solamente da tre punti di vista: la coerenza con lo stile di gioco (giocare in una certa maniera, qualunque essa sia), il dominio – chi tiene il pallone – e la quantità di azioni offensive o la quantità di gol”.
Nella spettacolare vittoria del suo Leeds sul Fulham per 4-3, l’allenatore argentino ha ribadito uno dei punti cardine del suo calcio:
“Perché non abbiamo difeso il vantaggio sul 4-1? Il risultato non si conserva difendendo vicino alla propria area di rigore ma continuando ad attaccare – ha spiegato -. È un errore pensare di mantenere il risultato facendo il contrario di ciò che hai fatto per ottenerlo, ovvero giocare nel campo rivale e attaccarlo”.
Marcelo Bielsa
“Non si può tuttavia effettuare una valutazione sulla quantità dei gol – anche se è la cosa più importante di tutto – perché un gol è raro. Per valutare il funzionamento di una squadra ciò che bisogna guardare è quante volte attacca.
Il più importante di questi tre elementi è la quantità di giocate, perché se una squadra non domina però crea, devo ammettere che c’è chi da molta importanza al possesso e chi lo disprezza, e questo lo accetto, si può apprezzare o meno perché l’importante non è la percentuale di possesso ma la quantità di attacchi. Se gli attacchi sono accompagnati dal possesso, che è la migliore maniera per aumentare la quantità di attacchi, ben venga; ed è ciò che piace al pubblico. Non dimentichiamoci che la squadra con più possesso palla negli ultimi 4 anni di Liga è stato il Barcellona, che è una squadra ammirata in tutto il mondo, anche se lo dimentichiamo troppo presto… Le squadre finiscono di essere ammirate appena vince una squadra diversa da quella che stava vincendo. Il possesso è collegato ala bellezza,
Se tu vuoi responsabilizzarmi come allenatore, la mia massima responsabilità è non essere riuscito a raggiungere uno stato di forma ideale per ognuno dei giocatori. Questa è la mia grande responsabilità. Però cosa succede, non si scrive questo. La colpa di giocare male non è presentata come una responsabilità dell’allenatore, è presentata come una responsabilità di ogni giocatore. E questa è una grande ingiustizia perché l’allenatore è responsabile del raggiungimento del migliore stato di forma di ciascun calciatore.
Se non premi un processo/percorso che ha ottenuto meno di quello che merita, non fa molta differenza, ma se premi un percorso che ha ottenuto ciò che ha ottenuto in maniera immeritata, allora sì che hai molti problemi. Cosa fa il mondo contemporaneo? Non importa se hai il Mercedes, va bene comunque. Io dico che l’ha vinto con la lotteria, ma nel barrio c’erano anche le prostitute che avevano il BMW e anche allibratori, clandestini con il BMW. Ho utilizzato l’esempio più semplice perché l’esempio più semplice è il più rappresentativo.
Il messaggio in un mondo come quello del calcio di tale rilevanza mediatica, dovrebbe essere: premiamo ciò che si ottiene meritatamente e lecitamente. Difendere non è illecito, speculare non è illecito. Non attacco mai, 100% di concretezza, la squadra avversaria tiene il pallone per tutta la partita, sbaglia dieci gol: vince il più pragmatico. No. Questo atteggiamento gli ha permesso di vincere questa partita, ma non può essere una logica applicabile. Intendo dire che lasciare all’avversario il pallone, che ti tiri 20 volte in porta, che ti domini, che non tu non attacchi mai, ecc., non è vicina al raggiungimento della vittoria, è più lontana, è meno probabile che avvenga. Perché una cosa è sperare nell’errore avversario e un’altra è provocare l’errore avversario.
Io dico: non preoccupatevi se non si premia un percorso che ha ottenuto meno di ciò che meritava; questo non deve generare preoccupazione, l’ingiustizia è molto comune.
Dopo lo 0-0 contro il Lione, negli spogliatoi l’allenatore del Marsiglia parla ai suoi calciatori riferendosi a un gol ingiustamente annullato alla sua squadra a sette minuti dalla fine della partita:
“E’ molto difficile accettare l’ingiustizia, ragazzi. Ma ascoltate ciò che vi dico: se giocate come avete gocato oggi da qui alla fine del campionato otterrete quello che meritate.
Nulla vi calma adesso, perché siamo usciti “morti” dalla gara e non avete ottenuto ciò che meritavate. Accettate l’ingiustizia perché tutto si equlibria alla fine. Mancano nove gare. Se giochiamo come sappiamo state sicuri: avrete la ricompensa che meritate.
Anche se vi risulta impossibile, non protestate per niente. Ingoiate il veleno. dovete essere forti, Perché se giocate così le ultime nove gare voi otterete ciò che meritate.
Quando però viene premiato come bravo chi non lo è o è casuale, questo è molto dannoso per tutti, perché insegna a tutti quelli che guardano il gioco che una scorciatoia e un solo attacco possono portare alla vittoria.
Io parlo sempre ai giocatori dell’angolo di 90 gradi. Chi attraversa il giardino (come diceva Menotti) evitando l’angolo a 90 gradi, calpesta i fiori e arriva più velocemente; chi utilizza il percorso di 90 gradi impiega più tempo ma non danneggia i fiori. So che questa è filosofia spicciola ma io credo in questo genere di cose. Io creda che si debba dare valore a ciò che è meritato e che ci sia bisogno di ignorare o almeno non reificare ciò che non è stato ottenuto meritatamente”.
A completamento dell’articolo e a distanza di anni, Marcelo Bielsa ha dato una prova concreta della sua filosofia e di come le sue non siano solamente parole spese al vento.
Nell’aprile 2019, il suo Leeds, nella penultima giornata di Championship, ospitava l’Aston Villa. Al minuto 72 i padroni di casa passano in vantaggio con la rete di Klich, che rifiuta di mettere fuori il pallone nonostante un avversario a terra infortunato. Ne scaturisce una rissa che porta all’espulsione di El Ghazi.
Marcelo Bielsa, invece di rispondere alle plateali proteste del collega John Terry, obbliga i suoi giocatori a concedere il gol del pareggio agli avversari. Una scena incredibile e del tutto inusuale nel calcio di oggi.
Il gesto di fair play costa cara al Leeds, che con il pareggio perde la possibilità di essere promosso in Premier League senza passare dai playoff (promozione che avverrà nella stagione successiva).
“Abbiamo soltanto restituito un gol – ha commentato nel post gara – il calcio inglese è noto per la sportività. Playoff? Penso che questa prestazione contro quella che è la migliore squadra del campionato in questo momento ci dia maggiore convinzione nei nostri mezzi” (Marcelo Bielsa).