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Il Mio Angolo Personale

Storia di un Flop Preannunciato

16 Novembre 2017

Storia di un Flop preannunciato

Di seguito riporto una mia riflessione su ciò che si è concretizzato Lunedì 13 Novembre, 60 anni dopo l’ultima volta.

“Il cambiamento non sarà necessario finché l’individuo non si renderà conto che è assolutamente necessario”.

Comincio con questa frase per dire la mia su ciò che si è concretizzato nella serata di ieri (tenetela a mente, ci tornerà utile).

Verso le ore 22:30 l’Italia intera aveva già trovato il suo capro espiatorio. Il C.T. Ventura, che sicuramente qualche colpa avrà, non era però presente a Sud Africa 2010, dove è giusto ricordarlo, siamo usciti nel girone con Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia. Lo stesso C.T. non era neppure presente a Rio 2014, dove, sempre nei gironi, siamo usciti con Inghilterra, Uruguay e Costa Rica.

Possiamo quindi affermare che qualche avvisaglia di una possibile non partecipazione ai Mondiali (sopratutto se nel girone ti ritrovi la Spagna) già c’era da tempo.

Possiamo ora criticare il catenaccio della Svezia e della “fantastica” trovata di far rinviare il portiere direttamente in fallo laterale, ma parliamoci chiaro.. sono anni che nei settori giovanili Italiani si assistono a queste scene. Siamo i primi che, già dalla Scuola Calcio, inculchiamo la necessità di vincere a tutti i costi. Se poi non formiamo giocatori, che ce ne frega, conta solo vincere, perché chi perde è un fallito.

Possiamo ora discutere sulla formazione degli allenatori Italiani. Negli ultimi anni i corsi Uefa B, C, E, si sono divulgati a macchia d’olio, più con l’intento di far cassa, che di formare una nuova generazione di tecnici. Se poi vogliamo metterci la ciliegina sulla torta, potremmo anche discutere sull’obbligatorietà dell’aggiornamento online per mantenere l’abilitazione. Oltre 150euro versati in 3 anni per 15 ore che sfido chiunque a dire che sono state produttive.

Possiamo ora discutere del fatto che nella scuola primaria manchi una figura riconosciuta per l’educazione motoria e del monte ore che un bambino pratica a giocare, ma se ne è parlato talmente tante volte che è meglio sorvolarci.

Possiamo ora discutere sulle assurde regole che regolano promozioni e retrocessioni nei campionati regionali, con 4 squadre che retrocedono, in gironi da 14. Ditemi voi se un allenatore può lavorare sereno in queste condizioni. Ma tipo, cambiare i criteri in base ad investimenti sulle proprie strutture sportive e ai rimborsi per i propri tecnici, sembrerebbe una cattiva idea?

Possiamo ora discutere sulla mancanza di una vera linea guida, che supporti tutti gli allenatori che operano nei settori giovanili Italiani. Ma forse non ci meritiamo neppure questo, visto che continuiamo a credere di aver inventato il calcio, che non dobbiamo prendere esempio da chi sta davanti a noi da anni ormai. E, di tutti i punti che finora ho elencato, questo è sicuramente quello che mi disgusta di più. La nostra stupida presunzione di essere i migliori, di continuare per la nostra strada perché non abbiamo bisogno di nessuno noi.

Ritorniamo ora alla frase iniziale (ve l’avevo detto che sarebbe tornata utile). La cosa più triste, in questo flop (che pareva a questo punto essere preannunciato visti i punti precedenti), è che se c’è ancora qualcuno che da oggi si attende una rivoluzione, rimarrà tremendamente deluso.
Il capro espiatorio c’è già, via lui e avanti per la nostra strada. In fondo siamo sempre i migliori.

“Il cambiamento non sarà necessario finché l’individuo non si renderà conto che è assolutamente necessario”.

 

48 ore dopo

Tavecchio ha comunicato che non si dimette. Noi invece pensiamo che non si possa non ripartire dalle elezioni. Volevamo sentirci dire che si riparte da zero e si va a nuove elezioni. Il presidente ha detto che non si dimette. Gli altri presenti non hanno preso posizione, rimandando al prossimo consiglio federale eventuali decisioni. Se questa è la premessa, per noi è difficile parlare di altro. Le cariche federali vanno azzerate, si deve andare a nuove elezioni con nuovi programmi.

Non è finito il mondo, non è una tragedia, ma sicuramente è un momento in cui si deve dare una sola risposta iniziale per poi poter costruire. Oggi non c’è stata“.

– Damiano Tommasi –

 

Credit Immagine: http://www.rivierasport.it/typo3temp/pics/I_313f7c7f80.jpg

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