LAUREA IN SCIENZE E TECNICHE DELL’ATTIVITÀ SPORTIVA, TESI DI MATTIA BASSAN
Abstract
Gli Small-Sided Games (SSG) sono un mezzo di allenamento largamente utilizzato nel calcio. Tra questi, sono adottati i “possessi palla” che allenano la capacità di mantenere il possesso del pallone. Questi però non tengono conto della specificità dei ruoli e non presentano una direzionalità, aspetti presenti in partita. Il possesso di posizione, invece, è ritenuto più efficace perché coniuga il mantenimento del possesso, i ruoli e la direzione. Tuttavia, nessuno studio ha ancora confrontato l’efficacia tra un programma di allenamento sui possessi palla e uno sui possessi di posizione. 20 calciatori (età = 10.8±1.2 anni; esperienza = 308.8±102.6 ore) sono stati divisi in 2 gruppi sperimentali: uno sul possesso palla (PP) e uno sul possesso di posizione (PdP). Il disegno dello studio consiste in un pre-post composto da 8 sedute di intervento precedute (PRE) e seguite (POST) in giorni diversi da una partita.
Sia il PP sia il PdP consistevano in un 4 vs 4+ 2 con i jolly all’interno del campo. Nelle partite PRE e POST sono state analizzati il controllo, il passaggio e gli smarcamenti nelle loro componenti decisionali ed esecutive con il protocollo GPET e l’analisi notazionale. L’analisi statistica ha evidenziato in entrambi i gruppi un decremento nella scelta verso passaggi offensivi e un miglioramento nella scelta di smarcamenti appropriati alla situazione di gioco. Solo il gruppo PdP ha mostrato un miglioramento nella postura del corpo durante il controllo rispetto alla situazione. Non si è registrato nessun incremento nella riuscita esecutiva di controllo, passaggio e smarcamento. Entrambi gli interventi sono quindi efficaci nel produrre miglioramenti apprezzabili verso uno stile di gioco più orientato al mantenimento del possesso e in alcune componenti decisionali. Tuttavia, il PdP si è dimostrato un mezzo di allenamento da preferire in quanto in grado di migliorare anche l’adeguatezza nella scelta della postura del corpo.
Introduzione
Il calcio è uno sport di situazione la cui prestazione di successo è determinata da aspetti di natura tecnica, tattica, fisica e psicologica [1]. Tra questi, la competenza tecnico-tattica è un fattore chiave per vincere le partite: l’analisi della stagione 2022-23 della Serie A ha evidenziato una forte correlazione positiva tra la percentuale di possesso palla e i passaggi chiave effettuati (i.e.: trasmissione di palla che apporta un contributo significativo allo sviluppo dell’azione d’attacco in quanto permette la ricezione di un compagno superando almeno una linea difensiva avversaria) e i punti conquistati a fine campionato [2]. Non di meno, il trend stagionale nel calcio d’élite europeo dimostra un’evoluzione nello stile di gioco, ora volto a un maggiore controllo del pallone con l’obiettivo di creare occasioni da gol attraverso l’aumento della frequenza e della precisione dei passaggi [3]. I programmi di selezione del talento si basano sulla valutazione soprattutto tecnica dei giovani calciatori, giudicando più idonei all’alto livello i giocatori più competenti nel controllo e nel passaggio e nel prendere decisioni con rapidità e accuratezza; le capacità condizionali quali velocità, forza, agilità, resistenza e le caratteristiche antropometriche non sono così predittive dell’alto livello prima dei 14 anni [4][5].
Il passaggio è dunque l’azione che ricopre la maggiore importanza nel gioco. Per molti anni si è pensato che esso si potesse migliorare principalmente con programmi di allenamento basati sulla pura tecnica del gesto, in maniera cosiddetta analitica, cioè isolata dal contesto di gioco [6]. Tale metodologia ritiene che il neofita debba innanzitutto apprendere la corretta biomeccanica del gesto in termini di parte del piede da utilizzare e oscillazione dall’arto calciante, posizione della gamba d’appoggio e bilanciamento degli arti superiori come condizioni preliminari all’allenamento con gli avversari, ancora prima di allenare la tattica individuale e di squadra. Insomma, questa concezione dell’allenamento è caratterizzata da esercitazioni con assenza di avversari con lo scopo esclusivo di favorire la ripetizione del gesto del passaggio, sopprimendo le opportunità di prendere decisioni in quanto ritenute ingombranti nelle prime fasi di apprendimento. In realtà, il contesto d’azione degli sport di squadra è caratterizzato da imprevedibilità, randomicità e complessità [7]. Per questo motivo, le azioni dei giocatori non possono essere completamente anticipate, il che conduce all’importanza della presa di decisione per risolvere i problemi tattici [8]. La presa di decisione è basata sul processo cognitivo di percezione, attenzione e memoria [9], che permette ai giocatori di estrarre le informazioni dall’ambiente per supportare le loro decisioni su cosa fare e come farlo [10]. Negli sport di situazione, la presa di decisione riguarda la selezione di un’azione adeguata al contesto di gioco [11]. E` chiaro che tale processo debba essere allenato con cura in quanto risulta determinante per il successo [12].
Nuove prospettive di allenamento si sono quindi sviluppate dissociandosi dal modello analitico: tra queste, la Pedagogia Non-Lineare [13]. Questa metodologia si basa sull’integrazione di tecnica e tattica, insistendo sull’interazione tra atleta e ambiente come potenziamento per l’apprendimento dei gesti tipici di uno sport: il giocatore, infatti, esprime comportamenti tecnico-tattici e diverse risposte fisiche in stretta relazione con l’ambiente, i suoi condizionamenti e gli avversari [14][15][16]. Com’è facilmente intuibile, il passaggio è in realtà composto da due dimensioni, una cognitiva e una esecutiva [17]: la componente cognitiva interviene nella presa di decisione, ogniqualvolta cioè si deve scegliere con quale piede e sua parte colpire il pallone, quale velocità ed effetto imprimergli e soprattutto verso chi indirizzare il passaggio. La componente esecutiva riguarda invece il risultato del passaggio dal punto di vista prettamente motorio. L’esecuzione è legata in modo indissolubile alla decisione: è attraverso l’analisi della posizione e del movimento di compagni e avversari e dello spazio e del tempo a disposizione che si seleziona il programma motorio con parametri adeguati alla situazione. Allenare la trasmissione del pallone in modo analitico, con assenza di avversari e tramite pattern predefiniti, trascura e non incentiva questa consequenzialità. Pertanto, il calciatore non si sarà abituato ad adattare le risposte motorie alle specifiche condizioni situazionali proprie del gioco. La Pedagogia Non-Lineare propone quindi di favorire l’esposizione del calciatore al processo decisionale attraverso esercitazioni situazionali con compagni e avversari in cosiddetti “giochi modificati”. Le evidenze ci dimostrano che allenamenti basati sull’utilizzo dei giochi modificati si sono rivelati più efficaci del metodo analitico lineare nel migliorare la prestazione decisionale ed esecutiva del passaggio sia in acuto sia in cronico. Coutinho et al. [18] hanno dimostrato che esercitazioni con un’alta componente decisionale, anche se espongono a una minore ripetizione del gesto, sono in grado di migliorare in partita la pertinenza della postura del corpo, la componente esecutiva del controllo e la capacità di identificare giocate offensive in misura maggiore rispetto a esercizi analitici.
Praxedes et al. [19] hanno provato che un programma di allenamento di 14 sedute basato sulla Pedagogia Non-Lineare è più efficace del metodo analitico lineare nel miglioramento della componente cognitiva ed esecutiva del passaggio in giovani calciatori. I risultati confermano l’importanza della componente cognitiva nell’esecuzione del passaggio e la conseguente necessità di esporre i calciatori in contesti situazionali, di modo che possano allenare la capacità di percepire ed elaborare le informazioni ambientali per produrre efficaci risposte motorie.
Una tipologia di gioco modificato spesso utilizzata dagli staff tecnici degli sport di squadra e di grande interesse per la ricerca scientifica è quella degli Small-Sided Games (SSG) [1][20][12][21][22][23]. Gli SSG sono definiti come esercitazioni utilizzate per allenare le dinamiche di gioco coinvolgendo un numero ridotto di giocatori, svolte in spazi ridotti con regole appositamente modificate per stimolare diversi aspetti del modello prestativo, sempre rispettando la natura dello sport; la differenza tra uno SSG e un esercizio analitico risiede nell’opportunità di eseguire i gesti sportivi così come sono eseguiti nell competizione reale, anche in condizioni di stress e fatica [1][22].
Gli SSG possono allenare contemporaneamente i fattori fisici, tecnici e tattici, determinanti per la prestazione e il successo, attraverso la manipolazione di alcune variabili come il numero di giocatori coinvolti e le dimensioni del campo. Il vantaggio consiste quindi nell’incrementare l’efficienza dell’allenamento velocizzando il processo di miglioramento, data la simultaneità degli stimoli cui gli atleti sono sottoposti. Le variabili che possono essere manipolate riguardano: il numero di giocatori, le dimensioni del campo, le regole adottate, la durata e i relativi tempi di recupero e l’incoraggiamento o meno da parte dell’allenatore [12].
Gli SSG sono stati originariamente adottati per replicare la domanda energetica e per suscitare le risposte fisiologiche proprie dello sport di interesse [20], proponendosi come mezzo di allenamento condizionale alternativo. E` possibile esporre gli atleti al carico interno (frequenza cardiaca, concentrazioni di lattato ematico e sforzo percepito) ed esterno (distanze, distanze in determinate zone di velocità, numero di eventi acceleranti e deceleranti) che si desidera proprio attraverso la modifica delle caratteristiche dello SSG. Per esempio, un aumento del campo di gioco suscita un incremento della frequenza cardiaca e delle concentrazioni di lattato ematico [24], così come una riduzione nel numero di giocatori [25]; l’adozione di uno SSG con l’obiettivo di mantenere il possesso del pallone provoca un carico esterno maggiore rispetto a un formato con delle porticine [26][27]; l’incoraggiamento dell’allenatore influenza positivamente la risposta fisiologica, ma negativamente la prestazione tecnica [28].
Più recentemente, gli SSG sono stati consapevolmente impiegati per migliorare le qualità tecniche e tattiche dei calciatori [1][12][21][22][23]. Similmente per le risposte fisiologiche, la manipolazione dei condizionamenti degli SSG è utilizzata per generare ambienti di apprendimento che favoriscano la manifestazione di specifici aspetti tecnici e tattici, di modo che i calciatori siano sottoposti a una loro ripetizione variabile, non meccanizzata, grazie alla presenza degli avversari. In generale, si distinguono tre tipologie di condizionamenti in grado di favorire cambiamenti nel comportamento tecnico-tattico dei partecipanti: ambientali (es.: numero di giocatori); individuali (es.: numero di tocchi a disposizione); collettivi (es.: numero e tipologia di obiettivi) [1]. Ognuno di essi provoca e allena diversi atteggiamenti tecnici e tattici. Studi sulle dimensioni del campo di gioco evidenziano risultati disomogenei; tuttavia, essi non sembrano essere tra le cause principali nel miglioramento delle abilità tecniche [1]. Alcuni studi hanno dimostrato che dimensioni del campo ridotte favoriscono il numero di tocchi individuali diminuendo però la capacità di mantenere il possesso del pallone, dal momento che si riduce la distanza tra le due squadre e di conseguenza il tempo e lo spazio per la presa di decisione [12][21][29].
E` possibile poi allenare intenzionalmente diversi aspetti tattici individuali e collettivi attraverso la modifica di regole e obiettivi degli SSG: limitare il numero di tocchi consecutivi a disposizione produce meno passaggi [30] e stimola ad effettuare più tiri [31], favorendo uno stile di gioco più diretto e meno orientato al possesso del pallone; aumentare il numero delle porte determina la possibilità di tirare più volte [32] e di concentrare maggiormente il gioco nelle zone laterali del campo [33]. Ancora, dal punto di vista della tipologia di obiettivo scelto si identificano giochi modificati orientati alla verticalità e orientati al possesso del pallone. Nei formati di verticalità, lo scopo è conseguito con la segnatura di un gol o la marcatura di una meta, cioè l’invasione di un’area posta a fondo campo. Scegliere formati con la meta incrementa le azioni di controllo e passaggio e il numero di marcature, registrando minori intercetti e recuperi del pallone [34] a parità di azioni di penetrazione, cioè movimenti senza palla su linee verticali in fase offensiva [35]. Adottare porte più piccole consente una maggiore frequenza di atteggiamenti tattici di penetrazione e concentrazione difensiva e aumenta il tempo di possesso palla [36]. Prediligere SSG orientati a mantenere il possesso del pallone espone i calciatori a un maggiore numero di tocchi individuali e passaggi, a una maggiore intensità tecnica, a una maggiore frequenza allo smarcamento per fornire linee di passaggio, aumentando la cooperazione e i giocatori coinvolti per ogni azione [21][26][31][37][38][39][40].
Il numero di giocatori è infine la variabile più utilizzata e studiata da staff tecnici e ricercatori [1][21][22][23]. Si può affermare che un minore numero di giocatori permette di aumentare i tocchi individuali con il pallone [25][41][42][43][44], favorendo quindi più occasioni per la ripetizione variabile di controllo, passaggi corti, tiro e dribbling. Oltre a incrementare o diminuire i partecipanti in maniera equa per entrambe le squadre (es: da 2 vs 2 a 7 vs 7), si può intervenire per generare situazioni di superiorità e inferiorità numerica. Questa pratica non deve stupire, dal momento che durante la partita si verificano numerose occasioni in cui una squadra ha una superiorità numerica circoscritta in alcune zone del campo, tanto in fase offensiva per creare opportunità di avanzare e segnare, quanto in fase di non possesso per ricercare una maggiore stabilità difensiva [45]. Le condizioni di superiorità numerica in attacco sono utili per sviluppare aspetti tecnici, visto il sensibile aumento nel numero di passaggi e tiri effettuati e riusciti [46], e aspetti tattici, dal momento che è maggiormente stimolata la componente decisionale del passaggio [47] e la compattezza difensiva in zona centrale per la squadra che si trova in inferiorità numerica [15].
La disparità numerica può anche variare per le due squadre nel corso dell’esercitazione: è tipico ricorrere all’utilizzo di “jolly”, calciatori aggiuntivi che giocano solo con la squadra in possesso dentro o fuori dal campo [48]. L’impiego dei jolly costituisce un’importante strategia pedagogica per promuovere la circolazione del pallone, essendo sempre presente almeno una soluzione di passaggio per la squadra in possesso [16]: questo permette di creare esercitazioni con un numero maggiore di passaggi effettuati [49] e una maggiore precisione decisionale [16] ed esecutiva [34][40], incoraggiando i giocatori alla cooperazione attraverso un migliore utilizzo dello spazio di gioco in ampiezza e profondità soprattutto nei formati con l’obiettivo di mantenere il possesso del pallone [16][50]. Il vantaggio nel loro utilizzo, rispetto a esercitazioni con disparità numerica fissa, risiede nella possibilità di allenare le due fasi di gioco e soprattutto la loro alternanza (i.e.: transizione) in maniera dinamica, vista la posizione variabile in campo del jolly quando il pallone passa alla squadra avversaria [51]. Il jolly può essere collocato all’interno o all’esterno dello spazio di gioco; tuttavia, una sua posizione interna favorisce la manifestazione di atteggiamenti cooperativi [16] e aumenta l’efficienza esplorativa (ampiezza dell’esplorazione per unità di tempo), in quanto genera un ambiente in cui la disparità numerica è più duratura permettendo ai giocatori di esplorare le informazioni spaziali per più tempo [52].
Sebbene gli SSG di possesso palla con situazioni di superiorità garantite da un jolly interno siano una strategia molto efficace per i comportamenti associativi e di mantenimento del pallone, si deve riflettere anche su quegli aspetti che non sono particolarmente stimolati ma che sono determinanti in partita. L’obiettivo dello SSG, infatti, ha una forte correlazione con il tipo di scelte adottate dai calciatori: così come nel mantenere il possesso vi sono molte più decisioni conservative, nei formati con il gol si registrano più tentativi di avanzare verso la porta o la meta anche attraverso smarcamenti senza palla più precisi nella scelta e nell’esecuzione [37], dal momento che i difensori devono prestare attenzione a due obiettivi, avversari e porta.
E’ quindi necessario adottare entrambi i formati per allenare da un lato la fase di costruzione e dall’altro la capacità di superare l’ultima linea avversaria attraverso dribbling e smarcamenti. Tuttavia, esiste un mezzo di allenamento in grado di coniugare entrambi gli aspetti: il possesso di posizione. Largamente impiegato nella metodologia spagnola e olandese, il possesso di posizione è una tipologia di gioco di posizione che prevede l’obiettivo di mantenere il più a lungo possibile il pallone, ma che si differenzia dal comune possesso palla per alcuni elementi [2][53]. Nei possessi palla i calciatori sono collocati in assenza di ruoli specifici, pertanto tendono a muoversi indiscriminatamente nel campo per generare spazi, per giunta senza una chiara direzione di gioco. I giochi di posizione prevedono invece che i calciatori siano schierati secondo i ruoli del sistema di gioco utilizzato in partita, favorendo maggiormente l’organizzazione collettiva. Essi quindi adotteranno posture del corpo, effettueranno controlli, passaggi e smarcamenti di alta qualità e specificità in funzione del loro ruolo e della direzionalità, garantita solitamente dalla presenza di un vertice basso (es.: difensore centrale) e un vertice alto (es.: attaccante centrale). Benché impiegati da diverso tempo, i giochi di posizione hanno suscitato l’interesse della comunità scientifica solo di recente [53][54][55].
Due studi hanno indagato il carico esterno nei giochi di posizione: Casamichana et al. [53] hanno confrontato le richieste imposte ai calciatori regolari e ai jolly, mostrando che i giocatori neutri sono esposti a un carico inferiore in termini di distanza totale, distanza ad alte velocità, accelerazioni e decelerazioni, data la loro non partecipazione alla fase di recupero del pallone; Asian-Clemente et al. [55] hanno invece paragonato il carico esterno in un possesso palla e in un possesso di posizione, dimostrando in quest’ultimi minore distanza percorsa, velocità di picco e player load (i.e.: misura di carico esterno in unità arbitrarie) ma maggiori eventi di accelerazione e decelerazione, dal momento che durante l’esercitazione si deve continuamente rispettare e ritornare nel ruolo ricoperto. L’unico studio che ha analizzato i comportamenti tecnico-tattici nel possesso di posizione è di Gollin et al. [54], nel quale l’interesse è rivolto alla dimensione del campo e alla posizione dei jolly: per stimolare l’ampiezza, che facilita il possesso del pallone, è preferibile adottare uno spazio più largo che lungo e collocare i jolly in verticale rispetto alla direzione di gioco.
Ad oggi, nessuno studio ha confrontato le risposte tecnico-tattiche suscitate dai possessi palla e dai possessi di posizione né in acuto né in cronico. L’obiettivo di questa tesi è proprio quello di confrontare il grado di efficacia tra un programma di allenamento sul possesso palla e uno sul possesso di posizione sulle componenti cognitive ed esecutive di controllo, passaggio e smarcamento in giovani calciatori, verificato in una partita 5 vs 5 (POR + 4 vs 4 + POR). Si presuppone che i due programmi di allenamento possano produrre entrambi un miglioramento nella performance, ma con differenti effetti soprattutto sulla postura del corpo durante il controllo e sugli smarcamenti. Si ipotizza, pertanto, che il possesso di posizione possa restituire miglioramenti più significativi grazie al più alto grado di specificità dei movimenti relativi al ruolo e per la presenza di una direzionalità definita.
2 Metodi
2.1 Partecipanti
Il campione partecipante allo studio è composto da un totale di 20 giovani calciatori (età = 10.8±1.2 anni; esperienza calcistica = 308.8±102.6 ore) di una società dilettantistica qualificata Scuola Calcio Élite di 3° Livello, il massimo riconoscimento rilasciato dalla FIGC, situata nella città di Bologna, Italia. Sono stati formati due gruppi composti da 10 calciatori dalla squadra U10 maschile (età = 9.7±0.2 anni; esperienza calcistica = 321.6±111.5 ore) e 10 calciatrici dalla squadra U12 femminile (età = 11.9±0.1 anni; esperienza calcistica = 296.1±97 ore). Considerata la differenza di età nei due gruppi, i partecipanti sono stati sottoposti a una breve intervista per valutare il numero di ore di allenamento accumulate nella scuola calcio al momento di inizio dello studio per escludere differenze significative, dal momento che il livello di esperienza nello sport è correlato positivamente alla prestazione tecnico-tattica [1][12]; non sono quindi emerse differenze significative tra i due gruppi (p-value = 0.6). Ciascun gruppo comprende 8 giocatori di movimento e 2 portieri: sono stati considerati anche i dati relativi a questi ultimi, dal momento che essi ricoprono un ruolo importante nella costruzione delle azioni offensive tramite un’efficace distribuzione del pallone [31]. I due gruppi partecipano al proprio campionato pari età disputando partite 5v5 e 7v7. Tutti i partecipanti e i loro genitori sono stati informati dello scopo e delle modalità dello studio.
2.2 Procedure
Lo studio vuole confrontare la diversa efficacia di due programmi di allenamento; per questo motivo si è seguito un protocollo pre-post organizzato nel seguente modo per ogni gruppo:
- “PRE”: registrazione di una partita POR + 4 vs 4 + POR;
- “INTERVENTO” di 8 sedute con il mezzo di allenamento assegnato;
- “POST”: registrazione di una partita POR + 4 vs 4 + POR.
I gruppi si sono sempre allenati separatamente e in momenti diversi, corrispondenti con le normali sedute di allenamento (U10 maschile: Marted`ı e Gioved`ı h 17.00-18.30; U12 femminile: Marted`ı e Gioved`ı h 18.30-20.00). Le partite PRE e POST si sono svolte
nelle medesime condizioni. Prima di iniziare, i partecipanti hanno eseguito un’attivazione standardizzata di 15 min composta da un rondo 4 vs 1 e da situazioni di 2 vs 1. I 10 giocatori sono stati poi divisi dall’allenatore basandosi sul suo personale giudizio tecnico-
tattico e sul ruolo ricoperto dai giocatori, cos`ı da formare due squadre equilibrate formate da 1 portiere e da 4 giocatori di movimento. La partita POR + 4 vs 4 + POR si `e svolta in 2 tempi da 10 min, intervallati da 3 min di pausa, in un campo di erba sintetica di misure 40 x 20 m, utilizzando porte regolamentari 3 x 2 m (Figura 1). Sono stati usati palloni di taglia 4, sparsi attorno al perimetro di gioco per aumentare il tempo e↵ettivo. La
partita `e stata arbitrata dall’allenatore seguendo il regolamento ufficiale della FIGC per
il formato 5 vs 5 tranne che per due eccezioni: a) al portiere non era consentito utilizzare le mani sul retropassaggio volontario di un proprio compagno; b) il portiere poteva essere pressato dagli avversari. L’allenatore, inoltre, si `e astenuto dal fornire qualsiasi tipo di suggerimento e incoraggiamento per non influenzare la prestazione [12].
2.3 Intervento di allenamento
Tra la partita PRE e la partita POST i due gruppi hanno seguito per 8 sedute consecutive due diverse condizioni sperimentali. Il numero di sedute è idoneo a permettere la manifestazione dei comportamenti desiderati [23]. Il gruppo U10 (PP) si è allenato in un possesso palla 4 vs 4 + 2 mentre il gruppo U12 (PdP) ha effettuato un possesso di posizione 4 vs 4 + 2 (Figura 2). Entrambe le esercitazioni, di durata totale 20 min, si sono svolte in un campo di dimensioni 25 x 30 m con area individuale di gioco pari a 75 m2 in accordo con la letteratura per la progettazione degli SSG [56]. I portieri sono stati utilizzati come jolly, dal momento che, così come avviene in partita, sono solitamente privi di marcatura e costituiscono una linea di passaggio sicura; inoltre, ciò ha permesso loro di allenare la componente cognitiva ed esecutiva di controllo e passaggio.
Nel possesso di posizione i giocatori erano disposti nei seguenti ruoli: portiere (jolly), difensore centrale, esterno destro, esterno sinistro, centrocampista centrale (portiere come jolly), attaccante centrale; ogni giocatore, jolly esclusi, era contrapposto a un avversario che una volta riconquistata palla avrebbe ricoperto il suo ruolo. Per portare un esempio, supponiamo che l’attaccante della squadra A (in fase di possesso) sia marcato dal difensore della squadra B; una volta che la squadra B recupera palla, per mantenere la stessa direzionalità al gioco (da portiere ad attaccante), il difensore in non possesso della squadra B gioca come attaccante in possesso della squadra B, e viceversa farà il suo contrapposto. I jolly sono stati disposti in verticale, come portiere e centrocampista centrale, da un lato per una maggiore fedeltà rispetto al posizionamento centrale del portiere in partita, dall’altro lato perché collocare i jolly verticalmente porta i giocatori a sistemarsi con maggiore tendenza in ampiezza, così come l’aver adottato un campo più ampio (30 m) che lungo (25 m) nel possesso di posizione [54].
L’allenatore stimolava la squadra in possesso a sfruttare lo spazio soprattutto in ampiezza per ridurre la pressione avversaria, a offrire linee di passaggio libere e a posizionarsi per generare superiorità numerica nei pressi del pallone. Chiaramente, per il gruppo del possesso di posizione i calciatori erano invitati anche a rispettare la propria posizione. Per quanto riguarda i feedback individuali, l’allenatore si è concentrato sul controllo, il passaggio e gli smarcamenti. Per il controllo, i giocatori erano incoraggiati (i) ad adottare una postura del corpo aperta o chiusa in relazione alla pressione avversaria (i.e.: postura aperta: con scarsa o assente pressione, il ricevitore è orientato in modo tale da vedere contemporaneamente il pallone e la porta avversaria per favorire la progressione del gioco; postura chiusa: con avversario che, marca il ricevente si orienta in modo tale da vedere solamente il pallone, utilizzando il proprio corpo come protezione per favorire il mantenimento del possesso), (ii) a utilizzare il piede più lontano dall’avversario (es.: controllare di destro con un avversario che pressa provenendo da sinistra) e (iii) a mantenere il pallone nel proprio spazio motorio, cioè vicino al piede. Per il passaggio, i giocatori erano invitati (i) a trasmettere a un compagno privo di marcatura, (ii) preferibilmente adottando soluzione offensive (i.e.: nel possesso palla trasmettere a un compagno distante dalla concentrazione avversaria; nel possesso di posizione trasmettere in funzione della direzione verticale di gioco) e (iii) a eseguire passaggi precisi e con la velocità appropriata. Per lo smarcamento, i giocatori erano spronati (i) a ubicarsi lontano dagli avversari o a liberarsi dalla loro marcatura e (ii) a muoversi in funzione del “codice palla” [2]. Il codice palla indica la possibilità del portatore di giocare il pallone più o meno liberamente in base alla pressione avversaria: si riconosce una palla chiamata aperta quando il portatore dispone di tempo e spazio sufficiente per avanzare o passare il pallone in avanti liberamente; una palla è detta chiusa quando l’avanzamento del pallone è impedito dalla pressione avversaria.
A palla aperta, lo smarcamento ideale è in profondità, in direzione della porta avversaria per guadagnare campo da una possibile ricezione con postura aperta; a palla chiusa, lo smarcamento deve essere effettuato in avvicinamento al portatore per offrire un supporto e una linea di passaggio più sicura per mantenere il possesso del pallone con postura anche chiusa. Per stimolare la competizione e l’espressione dei comportamenti tecnico-tattici desiderati, come il mantenimento del possesso e gli smarcamenti a palla aperta, l’allenatore ha inserito delle modalità di punteggio: nel possesso palla, privo di direzionalità, si otteneva un punto ogni 5 passaggi consecutivi; nel possesso di posizione si otteneva un punto ogni 5 passaggi consecutivi e/o ogni volta che il pallone veniva trasmesso direttamente o indirettamente da un vertice all’altro (i.e.: il portiere e l’attaccante). Non sono state adottate restrizioni sul numero di tocchi consecutivi che ogni calciatore poteva effettuare per permettere più passaggi e più decisioni [30]. La seduta di allenamento nelle sue altre parti seguiva la normale programmazione dall’allenatore; tuttavia, non sono state utilizzate esercitazioni specifiche sul mantenimento del possesso diverse da quelle del protocollo di intervento.
2.4 Raccolta dei dati
Le partite PRE e POST sono state registrate utilizzando un iPhone modello 11 (iPhone, Apple Inc, Cupertino, California, USA) posto su un treppiede a un’altezza di 2 m posizionato su un angolo del campo. Le azioni sono state registrate utilizzando il software di analisi notazionale LongoMatch, versione 1.11.10 (LongoMatch, Fluendo, Barcellona, Spagna). Gli indicatori di performance di interesse sono stati valutati seguendo una parte del protocollo GPET [17], criteri tecnici più dettagliati [18] e alcuni più moderni come quelli relative alle posture sul codice palla, di cui non è presente nulla in letteratura. Gli indicatori analizzano 3 categorie di azioni: controllo, passaggio e smarcamento. Ogni azione è stata valutata scomponendola nella sua componente decisionale ed esecutiva, oltre alla sua riuscita. Dalle partite PRE e POST sono state analizzate un totale di 1410 azioni, di cui: controllo n = 327; passaggio n = 575; smarcamento n = 508. Ad ogni componente dell’azione analizzata è stato attribuito un punteggio di “1” o “0” nelle modalità descritte di seguito.
Controllo
Sono stati analizzati solamente i controlli conseguenti a un passaggio volontario, escludendo rimesse laterali, calci di punizione e calci d’angolo.
✔️ Decisione:
📌 Postura: orientamento del corpo aperto o chiuso rispetto alla situazione di gioco:
∗ “1”: congrua
∗ “0”: non congrua
📌 Pertinenza: piede e tipo di controllo scelto rispetto all’avversario:
∗ “1”: congruo
∗ “0”: non congruo
✔️ Esecuzione:
📌 Disponibilità: mantenimento del pallone nel proprio spazio motorio:
∗ “1”: vicino
∗ “0”: lontano
✔️ Risultato:
- “1”: controllo che mantiene il possesso del pallone
- “0”: controllo errato o che determina un cambio di possesso
Passaggio
Sono stati analizzati solamente i passaggi volontari escludendo rimesse laterali, calci di punizione e calci d’angolo.
✔️ Decisione:
📌 Al compagno: scelta del compagno a cui trasmettere il pallone:
∗ “1”: a un compagno libero
∗ “0”: a un compagno marcato o in uno spazio in cui non ci sono compagni
📌 Offensivo: trasmissione che permette di avvicinarsi direttamente alla porta avversaria:
∗ “1”: verso la porta avversaria
∗ “0”: in orizzontale o all’indietro
✔️ Esecuzione:
📌 Precisione e velocità: rispetto alla situazione di gioco
∗ “1”: congrue
∗ “0”: non congrue
✔️ Risultato:
- “1”: passaggio che raggiunge il compagno
- “0”: passaggio che determina un cambio di possesso.
Smarcamento
Sono stati analizzati solamente gli smarcamenti relativi al destinatario del passaggio, anche ipotetico, escludendo rimesse laterali, calci di punizione e calci d’angolo.
✔️ Decisione:
📌 Smarcamento:
∗ “1”: il destinatario tenta di liberarsi dal suo marcatore oppure `e ubicato in modo tale da poter ricevere il pallone in una zona priva della pressione avversaria
∗ “0”: il destinatario non tenta di liberarsi dal suo marcatore oppure rimane fermo
📌 Tipologia: direzione dello smarcamento in funzione del codice palla:
∗ “1” in profondit`a: verso la porta avversaria
∗ “0” in appoggio: avvicinandosi al portatore
📌 Appropriatezza: congruenza nella tipologia di smarcamento in relazione al codice palla:
∗ “1”: congruo
∗ “0”: non congruo
✔️ Esecuzione:
📌 Efficacia: risultato dello smarcamento
∗ “1”: il destinatario riesce a liberarsi del marcatore oppure `e in grado di ricevere il pallone senza pressione avversaria
∗ “0”: il destinatario non riesce a liberarsi dal suo marcatore oppure `e ubicato su una linea di passaggio disturbata da un avversario
2.5 Analisi statistica
Tutte le variabili esaminate sono di tipo categorico, i risultati sono pertanto presentati come proporzioni e distribuzioni di frequenza. Sono state costruite delle tavole di contingenza 2 x 2, a partire da cui sono stati effettuati test x2 di Pearson per analizzare le relazioni di interesse tra le variabili esaminate, e confrontare le distribuzioni tra il periodo precedente e successivo al programma proposto. Le analisi sono state svolte attraverso il software Microsoft Excel. Per tutte le analisi, il livello di significatività è stato posto a p< 0,05.
Nella Tabella 1 sono riportati il numero di azioni effettuate per ogni indicatore di performance e la loro media e deviazione standard, da interpretare qualitativamente come indice di successo: dal momento che ogni variabile è stata registrata come “1” = corretto e “0” = errato; pertanto, la media tra le rilevazioni restituisce un valore da 0 a 1 come indice di successo. Dal punto di vista descrittivo, entrambi i gruppi hanno evidenziato un minore numero di controlli eseguiti. Risultati discordi invece per il numero totale di passaggi e di smarcamenti, che hanno visto un aumento nel gruppo PP e una diminuzione nel gruppo PdP tra la partita PRE e la partita POST. Il numero totale di azioni per ogni indicatore di performance è descritto anche dal grafico in Figura 3.
I risultati del confronto tra la partita PRE e la partita POST sono riportati nella Tabella 2. Entrambi gli interventi hanno contribuito a diminuire la scelta di eseguire passaggi offensivi (PP: p = 0,012; PdP: p = 0,037) e hanno migliorato l’appropriatezza dello smarcamento in funzione del codice palla (PP: p = 0,021; PdP: p = 0,022). Il possesso di posizione, infine, si è dimostrato l’unico programma ad avere migliorato la scelta della postura del corpo nella fase di controllo del pallone in funzione del codice palla e della pressione avversaria (PdP: p = 0,021). Nel grafico in Figura 4 sono presentati gli indici di successo per ogni indicatore di performance ed evidenziate le differenze significative con p-value < 0,05.
Nella tabella 3 sono riportati i risultati relativi all’analisi della relazione tra indicatori della partita POST per entrambi i gruppi: si è analizzato quali sono i fattori che si influenzano nella loro distribuzione. Sono state selezionate relazioni tra variabili di effettivo interesse pratico, ed è stata considerata solamente la condizione POST poiché è risultata essere quella con gli indici di successo migliori. Evidenze significative sono emerse nel gruppo PP tra il risultato del controllo e la sua pertinenza (p = 0,008), tra il risultato del passaggio e l’appropriatezza dello smarcamento (p = 0,015) e tra il risultato del controllo e il numero di scelte offensive (p < 0,001). Per il gruppo PdP gli indicatori in relazione tra loro si sono dimostrati essere il risultato del passaggio e l’appropriatezza dello smarcamento (p = 0,003), il risultato del passaggio e l’adeguatezza della postura nel controllo (p = 0,001) e il risultato del controllo e il numero di scelte offensive (p < 0,001).
3 Discussione e conclusioni
Lo studio effettuato aveva lo scopo di confrontare i miglioramenti sulla componente decisionale ed esecutiva di controllo, passaggio e smarcamento tra due programmi di allenamento, uno incentrato sul possesso palla e uno sul possesso di posizione.
Innanzitutto, ci si aspettava che entrambi gli interventi di allenamento provocassero delle risposte comportamentali nei calciatori, determinando anche un miglioramento nella partita POST. Come si ricorda, infatti, i vincoli dell’ambiente sono in grado di favorire la manifestazione di determinate azioni tecnico-tattiche; per giunta, è necessario che le proposte di allenamento si basino sul processo di esplorazione cognitiva che coinvolge percezione, decisione e memoria, prevedendo quindi esercitazioni cosiddette situazionali con la presenza di avversari e compagni. Allenare la decisione è un aspetto fondamentale in uno sport così dinamico e così imprevedibile quale il calcio. Come riportato nell’Introduzione, il miglioramento cognitivo del calciatore, inteso come l’affinamento delle sue capacità percettive, si riflette in una performance migliore rispetto all’allenamento analitico del gesto. I risultati confermano l’ipotesi che i giochi modificati sono in grado di incrementare la prestazione dei calciatori, evidenziando differenze significative sugli aspetti decisionali di controllo, passaggio e smarcamento, in accordo con i precedenti studi in letteratura [1][12][21][22][23]: in particolare, si sono ottenuti miglioramenti sulla scelta del piede e del tipo di controllo da eseguire, sulla scelta della direzione del passaggio e sull’appropriatezza degli smarcamenti.
Tuttavia, rispetto a quanto ipotizzato, questi miglioramenti sui processi decisionali non hanno dato seguito a prestazioni esecutive di maggiore successo. Non sono significativamente migliorati aspetti di efficacia del gesto tecnico-tattico come l’esecuzione di un controllo che permette di mantenere il pallone vicino al piede, la precisione di un passaggio in direzione e velocità, e la capacità di effettuare corse di smarcamento efficaci utilizzando finte e cambi di velocità. Analizzando le relazioni tra le distribuzioni nella partita POST per entrambi i gruppi, notiamo che in realtà esistono delle variabili che si influenzano tra loro: esiste una relazione nella distribuzione di frequenza tra la pertinenza del controllo e il suo risultato, tra l’appropriatezza dello smarcamento e il risultato del passaggio, tra l’adeguatezza della postura nel controllo e il risultato del passaggio e tra la scelta di passaggi meno offensivi e il risultato dei controlli.
Sebbene alcuni aspetti di carattere decisionale siano migliorati (i.e.: adeguatezza della postura, appropriatezza dello smarcamento), di contro non sono emersi miglioramenti significativi nella loro esecuzione. Si possono supporre due ragioni per questa incongruenza: da un lato, il periodo di allenamento necessita probabilmente di essere più lungo, in quanto se è vero che 8 sedute costituiscono un periodo adatto alla manifestazione di miglioramenti, è altrettanto giusto riportare che programmi che prevedono più di 17 sedute hanno conseguito risultati con dimensioni dell’effetto maggiori [23]; dall’altro lato, è probabile che la giovane età dei calciatori e la loro poca esperienza siano inadeguate a consentire un efficace miglioramento nell’esecuzione in un così stretto periodo di tempo: l’età e l’esperienza sono infatti tra i fattori che determinano prestazioni di successo [1][12].
In generale, si può presumere che le relazioni evidenziate dall’analisi statistica siano effettivamente rilevanti per il buon esito delle azioni di controllo e passaggio. La riuscita di un controllo dipende sicuramente dalla decisione di utilizzare il piede più distante dalla pressione avversaria e direzionare il controllo lontano da essa, così come si completano più passaggi quando il ricevitore è in grado di fornire uno smarcamento adeguato al codice palla; infine, scegliere di effettuare meno passaggi offensivi incrementa la possibilità di eseguire controlli corretti, dal momento che preferire passaggi offensivi significa avvicinarsi alla porta avversaria, quindi esporre il ricevitore a un controllo più difficile per una maggiore pressione degli avversari.
Possesso palla e possesso di posizione hanno modificato le scelte di passaggio dei calciatori producendo una minore distribuzione di passaggi offensivi, determinando quindi uno sviluppo di un pensiero più conservativo. L’obiettivo di entrambe le esercitazioni, infatti, consisteva nel mantenere il possesso del pallone il più a lungo possibile; in partita i calciatori si sono dimostrati sensibili a questo vincolo, aumentando significativamente le scelte verso passaggi in orizzontale e/o all’indietro. Adottare quindi una programmazione con uno sbilanciamento in favore di esercitazioni di mantenimento del possesso espone al rischio di diminuire la produzione offensiva e di conseguimento di vittorie: le squadre che ottengono posizioni migliori in classifica si contraddistinguono come detto per un maggiore numero di passaggi chiave che permettono di avvicinarsi alla porta avversaria e produrre occasioni da gol [2]. La strategia ottimale deve prevedere perciò il giusto dosaggio tra esercitazioni di mantenimento del possesso e esercitazioni di ricerca della profondità e del tiro in porta.
L’altra ipotesi dello studio era che il possesso di posizione, per la sua direzionalità intrinseca, potesse restituire miglioramenti più evidenti sulla scelta di una postura adeguata e sulla congruenza tra tipologia di smarcamento e codice palla rispetto al possesso palla. Il possesso di posizione si è mostrato l’unico intervento di allenamento efficace per migliorare la scelta della postura, aperta o chiusa, in funzione del codice palla e dell’avversario.
La ragione risiede probabilmente proprio nella presenza di una chiara direzionalità e di ruoli codificati, che consentono ai calciatori di ripetere il processo decisionale in condizioni altamente specifiche alla posizione di campo, al ruolo e alla direzione verso cui orientare il proprio corpo: l’abitudine all’esplorazione del processo, dunque, permette di interpretare la situazione con maggior facilità nel contesto della partita. Per quanto riguarda gli smarcamenti, la direzionalità e la specificità di ruolo del possesso di posizione non si sono rivelati gli elementi determinanti per favorire risultati di maggiore successo: sorprendentemente rispetto all’ipotesi iniziale, anche il possesso palla si è rivelato idoneo a generare incrementi sulla giusta decisione di uno smarcamento in profondità o in appoggio. Sembra dunque che il processo decisionale che sottostà allo smarcamento e alla sua direzione si fondi soprattutto sulla capacità di leggere il codice palla: l’interpretazione della libertà d’azione del portatore è indipendente dal ruolo, in quanto si verifica costantemente e ovunque nel campo; la sua risoluzione è orientata più alla ricerca di uno spazio che a una sua effettiva direzionalità. Nel possesso palla, quindi, la lettura del codice palla si riferisce all’abitudine al riconoscimento di quelle situazioni in cui il portatore è pressato, condizione che richiede un avvicinamento al compagno, e in cui il portatore è libero di giocare il pallone, condizione che permette una ricerca di spazi liberi.
Sicuramente sono necessari studi che si concentrino sull’esplorazione visiva per capire se, a palla aperta, il giocatore si muove alla ricerca di uno spazio libero più prossimo alla porta (es.: smarcamento in avanti ma verso la linea laterale) o se si smarca anche tenendo conto della direzione in cui essa si trova (es.: smarcamento in avanti in direzione della porta). Studi sull’analisi esplorativa delle affordances (i.e.: le opportunità offerte dell’ambiente [57]) possono giustificare il miglioramento nella pertinenza della postura registrato esclusivamente nel gruppo del possesso di posizione: si può ipotizzare che orientare il proprio corpo quando sta giungendo il pallone sia facilitato dalla presenza di una direzionalità chiara.
Concludendo, entrambi i programmi di allenamento si sono rivelati efficaci in giovani calciatori. Miglioramenti significativi si sono manifestati per le componenti decisionali ma non per quelle esecutive. Il possesso di posizione si è dimostrato un mezzo di allenamento più efficace del possesso palla perché permette di intervenire positivamente anche sull’adeguatezza della postura del corpo nella fase di ricezione.
E` quindi vivamente consigliata una sua implementazione nella programmazione dell’allenamento sin dalle fasce d’età dell’attività di base in quanto consente di sviluppare il processo decisionale, essenziale nel conseguimento di risultati di successo in sport di situazione come il calcio. E` necessario coniugare possessi di posizione ad esercitazioni di profondità, anche con le porte, per allenare la capacità di produrre passaggi offensivi e quindi occasioni da gol.
Infine, non sono chiare le ragioni che sottostanno a questi miglioramenti decisionali poiché non indagate in questo studio. La ricerca dovrebbe pertanto concentrarsi su interventi di allenamento più duraturi, che possano cioè abbracciare una o più stagioni calcistiche in senso longitudinale e anche prospettico sull’espressione del talento, focalizzandosi sullo studio dell’orientamento dello sguardo, nelle sue fissazioni e nelle sue alternanze, per comprendere come avviene l’esplorazione delle affordances e quali comportamenti risultano vincenti per prestazioni esecutive di successo.
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