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Articoli Vari

Il Rapporto tra Studio e “non vado all’allenamento”..

24 Giugno 2012

Sono anni che ormai sostengo che non esista nessuna relazione FONDATA tra la giustificazione : DEVO STUDIARE e NON VENGO A CALCIO… e così, arrivato a fine anno calcistico sono andato a vedermi il rapporto tra il numero di presenze totali di ogni “giocatore” e l’esito finale scolastico.

SQUADRA ALLIEVI, quindi seconda e terza superiore :

1- B.E. 87% di presenze e PROMOSSO
2- B.B. 81% di presenze e PROMOSSO
3- B.M. 38% di presenze e RIMANDATO con 2 materie
4- B.M. 80% di presenze e PROMOSSO
5- C.L. 86% di presenze e PROMOSSO
6- C.C. 71% di presenze e PROMOSSO
7- C.N. 93% di presenze e RIMANDATO con 1 materia
8- G.A. 72% di presenze e PROMOSSO
9- L.G. 55% di presenze e RIMANDATO con 1 materia
10- M.G. 76% di presenze e PROMOSSO
11- M.K. 62% di presenze e PROMOSSO
12- O.A. 40% di presenze e BOCCIATO
13- P.A. 30% di presenze e PROMOSSO
14- P.A. 73% di presenze e PROMOSSO
15- R.M. 62% di presenze e PROMOSSO
16- S.G. 79% di presenze e PROMOSSO
17- T.F. 47% di presenze e RIMANDATO con 3 materie
18- T.A. 73% di presenze e PROMOSSO
19- U.A. 61% di presenze e RIMANDATO con 3 materie

Come si può vedere, solo il soggetto n.7 si discosta dal mio pensiero, anche se va detto che la materia è lingua straniera e quindi un po’ diversa dalle altre.
Per il resto si può vedere che :
– nei ragazzi in cui la percentuale di presenze è alta, l’esito scolastico è stato positivo
– nei soggetti rimandati (4 casi) o bocciati (1 solo caso) si rileva anche una bassa presenza agli allenamenti, 38% – 55% – 47% e 61%

Come volevasi dimostrare non esiste a mio avviso una vera relazione tra le due variabili prese in esame.
Quasi sempre sono i genitori a mettere lo studio davanti ad ogni cosa e in parte sono assolutamente favorevole. Nel calcio che “non conta” (discorso PROBABILMENTE diverso tra i professionisti), lo studio DEVE AVERE ASSOLUTAMENTE la priorità ma non sono le 2 ore di allenamento a non permettere al ragazzo di studiare.

Su un articolo apparso sulla rivista “IL NUOVO CALCIO” del mese scorso, si parlava appunto di trovare un compromesso con le famiglie nel caso di un cattivo rendimento scolastico da parte del ragazzo e la proposta mi sembra del tutto sensata:
mi vado comunque ad allenare ma per punizione non gioco la partita della domenica

E’ vero che la fascia d’età che ho preso in esame è senza dubbio la più difficile da gestire (le statistiche ci dicono che tra i 16-17 anni c’è la più alta incidenza di abbandono dall’attività sportiva) ma in diversi casi sono ANCORA i genitori a non permettere ai ragazzi di divertirsi un paio d’ore, con la conseguenza poi che sui libri ci stanno ancora più MALVOLENTIERI!!

Commenti

5
  • Filippo ha detto:

    Ciao..volevo chiederti qualche consiglio a livello organizzativo-gestionale da attuare con la categoria allievi..niente a livello pratico di allenamenti ecc..ma proprio dal punto di vista di regole ecc..ti ringrazio!

    • Diego Franzoso ha detto:

      In questi anni ho fatto tutte le categorie del settore giovanile e le difficoltà che ho incontrato quest’anno sono state senz’altro maggiori rispetto a quelle avute negli anni passati. Come ho già scritto nell’articolo, le statistiche ci dicono che l’età tra i 16-17 anni è quella dell’abbandono allo sport e i motivi sono da ricercare nella “conoscenza verso l’altro sesso” (se così possiamo dire 🙂 ), fumo, alcolici e discoteche al sabato sera. Mettiamoci poi pure l’impegno scolastico che sicuramente si fa più impegnativo rispetto alla scuola media.
      Al di la della constatazione che buona parte dei giovani d’oggi manca di spirito di sacrificio e di passione verso lo sport (nota: ho detto una buona parte, non certamente tutti), dato che emerge pure parlando con allenatori di settori giovanili professionistici, a noi istruttori non ci resta che garantirgli, o almeno provarci, il divertimento. Bisogna quindi capire perchè i ragazzi vengono al campo e le risposte che ne emergono non sono mai completamente uniformi. C’è chi viene per imparare, c’è chi viene per fare del movimento, chi viene per stare con gli amici, chi perchè lo mandano i genitori..preso atto di ciò sarebbe quindi opportuno strutturare le sedute in modo da accontentare tutti.
      Venendo all’aspetto pratico, le esercitazioni a competizione sono quelle che, almeno per i miei, trovano il più alto gradimento. Allenando anche la categoria pulcini, a volte mi è capitato di trovarmi con pochi giocatori all’allenamento degli Allievi (una decina) ed alcune esercitazioni mi “saltavano” perchè non avevo il numero sufficiente. Proponevo quindi l’esercitazione tecnico-motoria proposta un ora prima coi pulcini e risultato?? era l’esercitazione più stimolante di tutta la seduta degli Allievi

  • Moretto Massimo ha detto:

    Concordo pienamente l’analisi, agiungerei che nell’eta’ complessa indicata,la perdita di concentrazione in cio’ che si fa’ (studio/allenamenti) incomincia a scemare in modo pronunciato, se il ragazzo perde d’interesse per lo sport e’ spesso perche’ vede svanire la chimera del calcio professionistico e non ha piu’ interesse nel proseguire la sua crescita sportiva, altresi’ non tutti sono disposti al sacrificio, per lo studio vale la stessa considerazione specie quando l’interesse per cio’ che si studia non c’e’ e non lo si confessa ai genitori per non deluderli, chi vuole andare bene a scuola e vuole fare calcio, si sa gestire con attenzione e fa bene in entrambe le attivita’, e probabilmente altro a distrarre i ragazzi, solo che si fa finta di non vedere, di conseguenza si punisce il giovane non mandandolo a fare sport, ma la vera domanda e’ secondo me questa : ma quando terminano gli studi (17 – 18 anni), e non giocano piu’ a calcio quanti genitori sanno con esattezza cosa fanno i loro figli nel tempo libero……..? Lo sport li tiene attenti e vigili sulle insidie dei nostri tempi, bisognerebbe meditare tutti.

  • DiegoFranzoso ha detto:

    Buongiorno, mi scuso nel ritardo della risposta ma abbiamo avuto problemi sul sito. Il campione sarà anche ridotto e sicuramente il campo clinico-statistico non è il mio, ma allo stesso tempo posso tranquillamente affermare che non è certamente lo sport a togliere tempo allo studio. Come è stato scritto nell’articolo, è questione di organizzazione. E’ questo il messaggio che deve passare

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