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Metodo di amplificazione dell’errore (MAE)

9 Marzo 2022

Introduzione

Anche nell’apprendimento motorio, l’individuo compara l’obiettivo prefissato con il risultato ottenuto. Il diverso livello raggiunto in una serie di prestazioni, i cambiamenti individuali ed ambientali tra una ripetizione e quelle successive di un particolare movimento (Bragagnolo et al., 2002, pg. 103).

Se il risultato è raggiunto, consoliderà quell’insieme di mappe, mentre se non è raggiunto, cercherà una strada diversa.

Quando lavoriamo con i nostri atleti, incontriamo due grandi difficoltà.

La prima: l’atleta non è in grado di vedersi e le informazioni che riceve dai propriocettori non sono sempre interpretate correttamente. Il soggetto potrebbe quindi non essere consapevole della posizione che assume nello spazio.

La seconda difficoltà è che il confronto è interno all’individuo, mentre le informazioni che spesso diamo noi allenatori sono esterne, basate sulla nostra esperienza, senza tener conto che i soggetti nelle stesse situazioni hanno percezioni diverse.

Ciò che osserviamo noi allenatori è l’aspetto cinematico del movimento, ma non sappiamo nulla di ciò che avviene “dentro” il nostro giocatore.

Come afferma la Prof. Milanese: “il linguaggio motorio non è linguaggio verbale”.

Quello che come allenatori dovremmo fare è ideare proposte che permettano confronti interni tramite un metodo di intervento coerente. L’allenatore deve quindi sviluppare la sua capacità di osservare per poi sviluppare esercitazioni che permettano al soggetto di accorgersi dell’elemento negativo.

Il metodo dell’amplificazione dell’errore o MAE.

Un metodo è un procedimento atto a garantire, sul piano teorico o pratico, la funzionalità e la costanza di un lavoro o di un comportamento. In pratica: la via seguita per raggiungere un fine (Bragagnolo et al., 2002, pg. 81).

L’obiettivo della metodologia che andrò a presentare oggi è quello di porre l’atleta nella condizione di ricercare un’esecuzione più consona.

Lo strumento che l’allenatore utilizza per migliorare i propri atleti è l’esercizio. Ma l’esercizio è solamente un mezzo. Per renderlo efficace serve una metodologia, che abbia la potenzialità di attivare dei confronti utili nei soggetti. In altre parole, proporre ai giocatori delle esercitazioni dove il valore di un elemento del comportamento da loro utilizzato, e considerato dall’allenatore negativo, risulti amplificato.

La metodologia MAE o metodo dell’amplificazione dell’errore, ha come base la seguente logica (Bragagnolo et al., 2002, pg. 85):

  • gli individui attuano solo comportamenti conosciuti
  • ogni giocatore come risposta può scegliere un comportamento che non soddisfa la richiesta situazionale o un gesto non consono
  • il soggetto sceglie di attuare, tra quelli conosciuti, i comportamenti che reputa migliori sulla base delle sue strutture
  • per modificare il comportamento deve rilevare in esso qualche elemento negativo
  • amplificare il valore dell’elemento negativo significa porlo nella condizione di percepire tale anomalia e spingerlo a sostituirlo con uno più efficace
  • la modificazione può portare ad un miglioramento del rendimento e salvaguardare le strutture e preservarle da infortuni

Il metodo di amplificazione dell’errore (MAE) si basa sul presupposto che gli individui possono imparare a correggere i propri movimenti attraverso i propri errori (Cesari & Milanese, 2008). Negli anni sono stati condotti diversi studi scientifici in merito che hanno confermato la validità della metodologia (Cesari & Milanese, 1995; 2008; Milanese et al., 2016; 2017).

Nel MAE il processo di confronto mentale tra il movimento esagerato dell’allievo e il movimento abituale dell’allievo dovrebbe produrre un segnale, in cui l’ampiezza di questo segnale dipende dal grado in cui le due rappresentazioni differiscono, noto come “mismatch” (Bernstein et al., 1995).

Come intervenire con il MAE?

Quando ci accorgiamo di un errore tendiamo ad intervenire immediatamente. Questo approccio non è sbagliato in senso assoluto. Tuttavia, in alcuni casi è bene fermarsi e approcciarsi a una valutazione più approfondita.

Secondo Corte et al., (2015), nella fase di valutazione eseguita dall’allenatore, dobbiamo identificare qual è l’errore primario (la vera causa) e qual è l’errore secondario (i sintomi). In una situazione di gioco, ad esempio, la scelta della tecnica potrebbe essere sbagliata ad un primo sguardo, ma in realtà potrebbe dipendere da una cattiva lettura della situazione.

L’errore primario è un grave errore tecnico ripetuto all’interno del modello di movimento, che influisce maggiormente sull’esito della prestazione e aumenta il rischio di lesioni. Tra i vari errori che possono essere presenti in un movimento, l’errore primario rappresenta  l’elemento principale che influenza maggiormente l’equilibrio dinamico del corpo e che ha il maggior effetto sul risultato della prestazione (Corte et al., 2015).

L’errore secondario, come nel caso degli atleti alle prime armi, rappresenta almeno in parte aggiustamenti compensativi Cesari e Milanese (1995). Secondo la Prof. Milanese l’errore secondario è una causa dell’errore primario.

Per identificare l’errore primario, come allenatori possiamo utilizzare le seguenti discriminanti (Milanese, comunicazione personale, 2019):

  • capire quale potrebbe portare ad un rischio di infortunio più elevato
  • quale effetto può avere sulla prestazione finale
  • sequenza temporale delle azioni, lettura delle situazioni

Non è facile per gli allenatori identificare l’errore primario. Per questo motivo la Prof. Milanese ha identificato i seguenti passaggi per procedere alla corretta identificazione dell’errore primario:

  • Analisi del movimento. Identificare le caratteristiche della tecnica più efficace, studio della letteratura scientifica, identificare le critical features (azioni segmentare, range di movimento, gradi angolari, proiezione del centro di massa)
  • Sviluppo di un modello prestazionale. Rappresentazione teorica del gesto: catene muscolari coinvolte, ordine di intervento segmentario, movimenti angolari (questo strumento serve a noi allenatori)
  • Osservazione-Confronto. Ho lo strumento, il modello, e ho il soggetto, ora devo osservare. Confronto tra il modello prestazionale e ciò che osservo. Cerco di identificare l’errore primario.
  • Diagnosi dell’errore tecnico. Devo tenere conto dei vincoli strutturali, del compito motorio e dei vincoli ambientali

Dopo aver accertato quale sia l’errore primario si interviene.

La metodologia comprende una prima prova vincolata (amplificando errore), in maniera tale da porre il giocatore nella situazione di rilevare informazioni sensoriali utili.

La seconda prova è libera (l’atleta esegue il compito nel miglior modo possibile).

Le due prove devono essere alternate e intervallate da poco tempo.

Se nella prova libera non noto miglioramento, possono essere due i punti di intervento:

  • l’allenatore non ha identificato correttamente l’errore primario
  • l’atleta non ha amplificato correttamente

Lo scopo della prova vincolata è quello, attraverso l’amplificazione, di facilitare il rilevamento ai giocatori, mentre nella seconda di offrire ai soggetti la possibilità di usare liberamente le indicazioni ottenute (Bragagnolo et al., 2002, pg. 103).

Un aspetto importante, che ritengo opportuno chiarire con gli atleti, è che il risultato non deve interessare durante la prova vincolata. Il vincolo deve essere amplificato correttamente. Spetta a noi allenatore educare i nostri giocatori in questa fase del processo.

Conclusioni

La metodologia MAE può essere applicata in tutti i contesti. Personalmente l’ho utilizzata per la correzione di un errore tecnico, in esercitazioni 6v6 e nella creazione di esercitazioni a piccoli gruppi, utili ad osservare un errore comune. Come afferma Bragagnolo, questa metodologia, esula dalla misurazione o dall’approccio della ricerca di un movimento ideale, dall’utilizzo di istruzioni verbali volte a ricercare un’esecuzione ideale.

Attraverso la metodologia MAE si vuole fornire un metodo, che inizia con l’osservazione e la corretta identificazione dell’errore primario e successivamente dalla creazione dell’esercitazione. Quest’ultimo aspetto lo ritengo fondamentale. Avere una metodologia validata, testata e chiara, ci permette di poter replicare il processo, evitando di procedere a caso e di sprecare tempo.

BIBLIOGRAFIA

Bragagnolo, W., Facci, G., and Gaburro, M. (2002). Ritorno alla prassi. Teorie e metodo. Nuove proposte metodologiche per l’allenamento del calciatore (Calzetti Mariucci).

Bernstein, P. S., Scheffers, M. K., & Coles, M. G. H. (1995). ‘Where did I go Wrong?’ A psychological analysis of error detection. Journal of Experimental Psychology: Human Perception and Performance, 21, 1312–1322.

Corte, S., Cavedon, V., and Milanese, C. (2015). Differential effects of main error correction versus secondary error correction on motor pattern of running. Hum. Mov. Sci. 44, 182–191.

Milanese, C., Corte, S., Salvetti, L., Cavedon, V., and Agostini, T. (2016). Correction of a Technical Error in the Golf Swing: Error Amplification Versus Direct Instruction. J. Mot. Behav. 48, 365–376.

Milanese, C., Cavedon, V., Corte, S., and Agostini, T. (2017). The effects of two different correction strategies on the snatch technique in weightlifting. J. Sports Sci. 35, 476–483.

Wei, K., and Körding, K. (2009). Relevance of Error: What Drives Motor Adaptation? J. Neurophysiol. 101, 655–664.

Milanese, C., Facci, G., Cesari, P., & Zancanaro, C. (2008). “Amplification of Error”: A Rapidly Effective Method for Motor Performance Improvement, The Sport Psychologist, 22(2), 164-174. Retrieved Jan 2, 2022, from https://journals.humankinetics.com/view/journals/tsp/22/2/article-p164.xml

Milanese, C. (2019). Tecnica e didattica degli sport di squadra e individuali. Slide Power Point.

Cesari, P., & Milanese, C. (1995). What can we learn from mistakes? Coaching and Sport Science Journal, 1, 18–29.

SITOGRAFIA

www.pallaincampo.it

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