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In Viaggio Verso

“Vado in Spagna” – Capitolo 3, di Claudio Misani

4 Maggio 2018

“Vado in Spagna” – Capitolo 3, di Claudio Misani

Nel corso di questi anni ho sempre dato spazio alle esperienze di amici e colleghi che sono emigrati all’estero in cerca di fortuna o, più semplicemente, di riconoscimenti personali che nel nostro paese faticano a raggiungere.

Oggi è il turno del collega Claudio Misani che, in questa rubrica, ci racconterà della sua avventura in Spagna.

Poter essere allenatori o non poter essere allenatori? Questo è il problema. Inspirandomi e riadattando la citazione di W. Shakespeare introduco un tema molto delicato soprattutto in Italia, ossia, i corsi per diventare allenatori.

In questo capitolo spiegherò quali sono le due vie che permettono di diventare allenatori  in Spagna, quali sono le maggiori differenze con l’Italia, accennando anche una parte sulla figura del preparatore fisico.

Partiamo dal presupposto che ogni allenatore impara allenamento dopo allenamento, leggendo libri, confrontandosi coi suoi coetanei e così via…, ma potersi formare presso gli organi federali di competenza dovrebbe essere un suo diritto e non un privilegio.

Privilegio riservato principalmente a coloro che hanno avuto un’esperienza da giocatori. Ritorniamo sempre alla solita frase, non è detto che un buon calciatore sia anche un buon allenatore. Indubbiamente aver vissuto per anni in uno spogliatoio già di per sé da un certo vantaggio rispetto agli altri, che sommato alla possibilità di frequentare i corsi crea un divario tra le due categorie di allenatori quasi insormontabile.

Uno dei motivi per cui ho scelto la Spagna è anche questo, ossia la possibilità di formarmi, imparare e confrontarmi indipendentemente dal passato calcistico.

Prima di iniziare ci tengo a precisare che la RFEF (Real Federación Española de Fútbol) organizza dei corsi per diventare allenatori “privati” per gli ex giocatori in modo da non togliere la possibilità ad altri.

La prima via per diventare allenatori in Spagna è quella ACCADEMICA, composta da 3 livelli (Livello 1, Livello 2, Livello 3), a cui possono partecipare tutti coloro che hanno già compiuto 16 anni (unico requisito), vengono organizzati dallo stato Spagnolo in collaborazione con la RFEF e il Ministero dell’insegnamento.

Questo percorso apre più strade dal punto di vista lavorativo (con livello 1 e 2 viene rilasciata la titolazione di Grado Medio, con il livello 3 Grado Superiore di Calcio), ma anche formativo, infatti, completando i 3 livelli si può accedere direttamente all’università (INEF) per continuare gli studi.

Lo svantaggio è che questi titoli sono validi SOLO in Spagna e non vengo riconosciuti come UEFA.

La seconda via è quella FEDERATIVA, composta da 4 livelli (Monitore, Livello Basico, Livello Avanzato, Livello Professionale), a cui possono partecipare tutti coloro che hanno già compiuto i 16 anni (Unico requisito) e vengono organizzati dalla Federazione territoriale di competenza in accordo con la RFEF.

Questo percorso rilascia solo il titolo di allenatore che però è valido in TUTTA Europa e anche in molti paesi extra-europei.

I 4 livelli corrispondono ai vari Uefa C, Uefa B, Uefa A, Uefa PRO.

Come in tutti i corsi, per poter accedere al livello successivo devi aver superato il precedente, unica eccezione è per l’Uefa B (Federativo) in cui non è necessario aver conseguito l’Uefa C (come anche in Italia).

Per passare dall’Uefa A al PRO (Federativo) ci sarebbero dei requisiti (accessibili) da compiere su cui però non voglio soffermarmi.

La grande differenza è che per partecipare a questi corsi non è necessario avere un punteggio, titoli universitari o altri requisiti particolari. Questo però permette alla Federazione di imporre la regola che tutti gli allenatori devono avere come minimo un titolo per poter allenare (IN TUTTE LE CATEGORIE!!!).

Ovviamente per le categorie del calcio a 7 sarà richiesto come minimo l’Uefa C o B. A partire dal calcio a 11, in base alla categoria, la richiesta sarà sempre maggiore.

Il numero dei corsi annuali è molto elevato, basti pensare che solo a Barcellona e non in tutta la Catalunya questo anno sono stati programmati 6 corsi Uefa B (Federativi).

Molto interessante è la suddivisione e la programmazione dei corsi, sia nella via accademica che in quella federativa, ma ora prenderò come esempio i corsi della federazione. Infatti il corso Uefa B dura normalmente 5-6 mesi perché si fanno 2-3 lezioni a settimana, ma c’è la formula (che loro chiamano intensiva) in cui si fanno 5 lezioni a settimana di 5 ore per i mesi di giugno e luglio, potendo così conseguire il titolo in soli 2 mesi (vale anche per l’Uefa A).

Inoltre, la federazione molto spesso organizza due corsi durante lo stesso periodo, di cui uno si svolge al mattino e l’altro alla sera, cercando di soddisfare le varie esigenze degli allenatori.

Le due vie di formazione sono molto simili come contenuti, come ore di lezione, etc.., e non c’è né una migliore dell’altra, dipende molto dal singolo allenatore e da quali sono i suoi obiettivi. Solitamente i ragazzi giovani preferiscono optare per la via accademica perché gli apre più opportunità, soprattutto universitaria.

Qual è la conseguenza di tutto questo “meccanismo” di formazione Spagnolo?

  1. Moltissimi ragazzi iniziano ad allenare, inizialmente affiancando allenatori più esperti, a partire già dai 13-14 anni, quasi sempre sono ragazzi che giocano in una categoria superiore del club, creando così un maggior senso di appartenenza e coinvolgimento;
  2. Una formazione aperta a tutti a partire dai 16 anni permette di creare allenatori più competenti, quindi allenamenti di qualità, quindi giocatori che crescono più velocemente (preciso che normalmente in Spagna l’allenamento dura un’ora e un quarto per 2-3 volte la settimana quindi saper ottimizzare il tempo e proporre esercizi di qualità risulta fondamentale);
  3. Età media degli allenatori, soprattutto nel F7, molto bassa. Ciò ha i suoi vantaggi come i suoi svantaggi, infatti come detto nel capitolo precedente ci sono alcuni allenatori giovani che pensano più a vincere che a formare i giocatori;
  4. Livello medio di competenze degli allenatori molto alto

Per quanto riguarda la figura del preparatore fisico, rispetto all’Italia, in Spagna non c’è un corso per diventare Preparatore Fisico professionista, basta solo aver fatto quella che da noi è conosciuta come la facoltà di Scienze Motorie, questo perché dal mio punto di vista e per quello che ho vissuto in questo anno, la parte “fisica” ha un ruolo secondario su cui prevalgono nettamente tecnica e soprattutto tattica (presa di decisione).

Che dire …una visione opposta di fare calcio!

Commenti

1
  • Tanguy De Backer ha detto:

    Buon giorno, como stai? Mi chiamo Tanguy De Backer e sono un allenatore con i diploma da Argentina, Inglaterra e Belgica. Voglio sapere se e possibile fare alcuni corse con la FIGC o si c e altre possibilata? Per me e molto interessante aprendere le punte de viste de ogne paise campione del mundo.

    Grazie mille e bona suerte a Spagna.
    Mi scusi per mi italiano

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