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In Viaggio Verso

“Vado in Spagna” – Capitolo 4, di Claudio Misani

11 Maggio 2018

“Vado in Spagna” – Capitolo 4, di Claudio Misani

Nel corso di questi anni ho sempre dato spazio alle esperienze di amici e colleghi che sono emigrati all’estero in cerca di fortuna o, più semplicemente, di riconoscimenti personali che nel nostro paese faticano a raggiungere.

Oggi è il turno del collega Claudio Misani che, in questa rubrica, ci racconterà della sua avventura in Spagna.

Come visto nei capitoli precedenti le differenze tra Italia e Spagna sono evidenti, in particolare a livello di organizzazione dei campionati e dei corsi. Ma quali sono le differenze a livello di strutture di allenamento? Di organizzazione delle squadre? Di gestione dei tempi di allenamento e partite? Questi sono i punti che cercherò di approfondire in questo capitolo per dare un quadro più completo sulla situazione Spagnola (più precisamente in Catalunya). Nei prossimi capitoli vi illustrerò invece la metodologia.

Quello che vedete nell’immagine qui sotto è il campo della società in cui alleno (Santfeliuenc FC), che è però uguale a quello di molte altre società. Come già accennato in un capitolo precedente, c’è infatti l’obbligo di avere il campo sintetico per garantire qualità sia negli allenamenti che nelle partite, ma anche perché in questo modo sono già tracciati i campi di gioco sia del F7 che del F5 (linee blu).

Le porte (del F7) sono fissate a delle strutture che si possono aprire e chiudere al momento delle partite o allenamenti.

In quasi tutte le società le tribune sono coperte e con una capienza di circa 300-400 persone. Spesso sotto le tribune ci sono gli spogliatoi o i magazzini, tutto ciò per ottimizzare gli spazi.

I centri sportivi non sono strutture grandi e appariscenti ma sono molto funzionali perché devono supportare un numero di allenamenti e partite considerevole; questo perché il numero di squadre per ogni società è mediamente molto elevato

Nella mia società abbiamo 38 squadre e abbiamo a disposizione un campo intero a 11 più un altro campo a 11 che in alcuni giorni dobbiamo condividere con un’altra società. Molti si chiederanno come è possibile far allenare 38 squadre in neanche 2 campi da calcio per 2-3 volte la settimana, ora vi spiego come siamo organizzati.

Innanzitutto esistono delle fasce orarie di allenamento:

– 17.30-18.45  Promesas/Prebenjamin/Benjamin/Alevin

– 18.45-20 Infantil/Cadete

– 20-21.15 Cadete/Juveniles

– 21.15-22.30 Primer equipo (se la prima squadra è di una categoria superiore si allenerà prima)

Questi sono gli orari di allenamento che utilizziamo nella nostra società ma a grandi linee è così anche nelle altre. Il concetto è partire dai più piccoli per arrivare ai più grandi.

Come vedete l’allenamento dura un’ora e un quarto, le squadre dalla A alla D fanno quasi sempre 3 allenamenti a settimana, invece quelle dalla E in poi solitamente fanno 2 allenamenti.

Il campo a 11 con le squadre di F7 si divide in 6 parti e ad ogni squadra (composta da 10-12 bambini) viene assegnata una parte nella quale dovrà allenarsi, che è quasi la metà o addirittura un terzo del campo reale di gioco.

Nelle squadre di F11 spesso ci si ritrova nello stesso campo con 3 squadre quindi si divide il campo in 3 parti.

Le squadre fin dalla categoria Benjamin vengono divise per capacità (A, B, C, D, …etc), sia in allenamento che in partita. Questo perché ad inizio stagione la società deve consegnare una rosa di tutte le sue squadre e questa rosa rimarrà fissa fino a fine stagione. Infatti, un giocatore per esempio del Benjamin B potrà fare solo 5 partite con le altre squadre. Questo permette di evitare scambi continui in base alla partita da giocare.

In allenamento si è invece molto più flessibili coi giocatori che crescono velocemente, facendoli allenare con la squadra più preparata (anche se non potranno giocare con loro le partite).

A differenza dell’Italia in cui ogni squadra ha il suo giorno e orario di partita predefinito, in Spagna ogni settimana le squadre cambiano l’orario della partita (vale per tutte le categorie). Questo comporta un coinvolgimento e una flessibilità maggiore dei genitori soprattutto con i piccoli che spesso si ritrovano a giocare durante l’ora di pranzo del Sabato o la Domenica (per la mia esperienza italiana cosa impensabile, soprattutto la Domenica).

Il centro sportivo viene visto dai bambini come una specie di oratorio e spesso, sia dopo le partite, sia dopo gli allenamenti, si fermano a giocare in parti di campo inutilizzate senza che nessuno gli dica niente. Oppure, cosa che inizialmente mi ha lasciato sorpreso in positivo, tra la fine del primo tempo e l’inizio del secondo il campo è aperto a chiunque. Quasi sempre si vedono bambini o ragazzi che entrano nel campo a giocare per poi uscire quando è il momento senza che nessuno li richiami. Questo succede anche quando giocano le “intoccabili” prime squadre (fino alla Tercera Division Nacional).

Concludo che due piccoli dettagli che la Federazione Catalana impone a tutte le squadre di tutte le categorie, ossia, obbligo di giocare con i palloni con il marchio della FCF che si possono comprare solo ed esclusivamente dalla Federazione (immagine), e prima del fischio iniziale l’arbitro e i due allenatori delle rispettive squadre mostrano uno striscione come nell’immagine.

Piccoli dettagli che sommati ad altri possono fare la differenza.

 

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