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In Viaggio Verso

“Vado in Spagna” – Capitolo 9, di Claudio Misani

17 Luglio 2018

“Vado in Spagna” – Capitolo 9, di Claudio Misani

Nel corso di questi anni ho sempre dato spazio alle esperienze di amici e colleghi che sono emigrati all’estero in cerca di fortuna o, più semplicemente, di riconoscimenti personali che nel nostro paese faticano a raggiungere.

Oggi è il turno del collega Claudio Misani che, in questa rubrica, ci racconterà della sua avventura in Spagna.

Durante l’esperienza in terra spagnola ho approfondito alcune metodiche di allenamento, in particolare il Microciclo Strutturato; come ho già detto in articoli precedenti, questa metodologia è stata pensata e sviluppata dall’ FC Barcelona grazie al prof Paco Seirul-Lo.

Mentre stavo cercando approfondimenti in merito, mi sono imbattuto in un video (che potete trovare in fondo all’articolo) in cui si parla per l’appunto della differenza tra Periodizzazione Tattica e il Microciclo Strutturato. In questo video si parla anche di una metodologia che è un “mix” delle due, con una vera e propria scuola che la insegna, la MBP School of Coaches. Questa accademia si trova a 15 minuti da casa mia e la fortuna mi ha accompagnato ulteriormente, dato che alla fine di Dicembre ho visto il video su Youtube e a Gennaio iniziava il loro Master di 4 mesi.

Ho quindi avuto la possibilità di partecipare e di apprendere la loro metodologia.

In questo articolo pubblico un’intervista che ho fatto proprio all’ideatore di questa metodologia, Albert Rudé.

Albert Rudé, classe 1987, si è laureato in Scienze Motorie presso l’Università Centrale della Catalunya; ha lavorato come “assessore tattico individuale” presso MBP, con giocatori provenienti da più di 10 campionati differenti; si evidenziano collaborazioni con giocatori che hanno militato in squadre come Villareal, Real Madrid e Marsiglia.

Inoltre, fu anche assessore della metodologia MBP nel Cruzeiro in Brasile.

Nella sua ultima tappa è stato allenatore/assistente nel CF Pachuca, squadra che milita nel massimo campionato messicano, dove ha ottenuto risultati eccellenti arrivando a vincere la CONCACAF 2016-2017.

Attualmente è allenatore della sub-17 del Querétaro (squadra della massima serie messicana).

Nonostante la sua giovane età, ha grande esperienza sia sul campo che in aula, infatti è stato professore nei corsi organizzati dalla Federazione, oltre che della scuola MBP.

Come è nata la Metodologia MBP? Qual è la sua filosofia?

La nostra metodologia MBP (Making Better Players) è basata sull’ottimizzazione delle strutture cognitive del giocatore. In altre parole, la finalità del nostro metodo è creare giocatori intelligenti. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo sviluppato una pianificazione ed una programmazione di contenuti che accompagna il giocatore da quando è un bambino/a fino all’ultima partita della sua carriera.

Grazie a questa struttura concettuale (assieme alle “strategie didattiche” di allenamento che abbiamo impostato in più di 10 anni di ricerche) siamo riusciti a creare dei contesti di sviluppo specifico, in modo che i giocatori possano ottimizzare il loro gioco in maniera integrale, rispettando sempre i nostri 3 pilastri basici: Divertimento Giornaliero, Apprendimento Significativo Permanente e Rendimento Futuro.

Con la scuola di allenatori “Making Better Professionals”, quello che abbiamo fatto è stato dotare di un valore pedagogico tutto quello che abbiamo detto precedentemente, con la finalità di trasmetterlo in modo adeguato agli allenatori, i quali, mediante le nostre certificazioni private, possono comprendere alla perfezione le basi scientifiche ed empiriche del metodo MBP, in modo da applicarle alle 4 realtà principali del calcio: giocatore, squadra, gioco e allenatore.

Le 3 C: coerenza, chiarezza e qualità (calidad in spagnolo), sono i fondamenti della nostra formazione per i tecnici; queste ci permettono di organizzare la conoscenza in una forma logica e totalmente pragmatica, in modo che l’allenatore possa ottenere grandi risultati a livello formativo, qualunque sia l’età del giocatore.

Come si è sviluppato e come è cambiato durante gli anni il metodo MBP?

Questo metodo si è evoluto durante gli anni grazie a differenti studi e ricerche, oltre alle esperienze calcistiche apprese in diversi paesi d’Europa e d’America.

Ci siamo ritrovati ad appuntarci informazioni utili, riguardanti metodologie di nostra conoscenza, come:  “Microciclo Strutturato” di Paco Seirul-Lo, la “Periodizzazione Tattica” di Vitor Frade, la “Preferenza Cognitiva” di Horst Wein, la “Teoria Evolutiva” di Piaget, le “Tappe di Comprensione del Gioco” di Lassiera e Lavega, la “Pianificazione e Programmazione Evolutiva” di Ardà e Casals, la “Risoluzione dei Problemi e la Scoperta Guidata” di Mostoon, i “Contesti Globali” di Acero e Lago, la “Connessione tra la parte Tecnica e Umana” di Buceta; senza dimenticare molti altri autori e proposte.

A questo corposo bagaglio sono state aggiunte molte altre esperienze e studi, tra cui: i lavori realizzati nell’Università Centrale di Catalunya dal 2009, la collaborazione con Federazioni Calcistiche e squadre di primo livello, oltre all’analisi di grandi allenatori come Pep Guardiola, José Mourinho, Marcelo Bielsa, Ricardo Lavolpe ed Arrigo Sacchi.

Potrei affermare che questa metodologia è il risultato della passione per il calcio e del desiderio di migliorarlo giorno dopo giorno, in qualunque angolo del mondo.

Questa metodologia si basa principalmente su altre due metodologie (Periodizzazione Tattica e Microciclo Strutturato), in cosa si differenzia? E cos’ha in più il metodo MBP?

La Periodizzazione Tattica è la base del metodo MBP, anche se c’è una buona parte del Microciclo Strutturato. Queste due correnti metodologiche hanno delle similitudini, ossia programmare per Microcicli e distribuire il carico in maniera molto similare.

La grande differenza è che la Periodizzazione Tattica si basa sul Modello di gioco, il quale sempre appare nelle sessioni di allenamento, vincolato alla parte fisiologica, da sviluppare secondo le capacità della squadra che si vuole ottimizzare. Diversamente, il Microciclo Strutturato si basa sul giocatore e sulle strutture che lo compongono, con l’obiettivo di sviluppare ognuna di esse attraverso un allenamento “simulador preferencial” (SSP).

Il metodo MBP considera entrambe le metodologie come fondamentali, ma dà la priorità al modello di gioco su tutte le altre strutture, perché lo considera come l’essenza di tutto il processo di creazione di una squadra.

Se parliamo di settore giovanile, le due metodologie si possono applicare? E per te qual è la “migliore”?

A livello di settore giovanile si dovrebbero applicare altre metodologie che danno priorità allo sviluppo progressivo dei giocatori, come può essere la metodologia delle “Tappe di comprensione del gioco”. Ma se devo indicarne una delle due precedenti il Microciclo Strutturato sarebbe quello maggiormente consigliato, in quanto deve il suo focus sullo sviluppo del giocatore.

Tenendo in considerazione ognuna delle strutture del nostro calciatore, lo potremmo preparare per introdurlo più avanti in un modello di gioco allenato con la Periodizzazione Tattica, ottenendo in questo modo un grande assorbimento di concetti ed un’esecuzione a livelli molto elevati.

MBP ha molto successo in America, soprattutto in Messico, perché? In Europa non c’è questa possibilità di sviluppo?

La realtà è che in Europa la formazione degli allenatori è molto più avanzata rispetto al continente americano. Nonostante ciò, MBP è una metodologia totalmente complementare alle formazioni federali e pertanto riteniamo che può essere utile in tutto il mondo.

I motivi per cui la maggioranza del seguito di MBP si trova nel continente americano sono: in primo luogo perché gli allenatori che si sono formati per primi con questo metodo erano in gran parte messicani e lo hanno “sperimentato” velocemente quando sono ritornati nel loro paese, ottenendo grandi risultati a livello personale e di club. Il secondo motivo riguarda i risultati che ha ottenuto il Pachuca dopo aver iniziato ad applicare parzialmente il metodo MBP (a seguito del mio arrivo al club nel 2015), i quali furono molto importanti a livello nazionale.

Per te qual è la differenza tra il calcio Messicano e quello Europeo a livello di alto rendimento? E a livello di settore giovanile?

La più grande differenza ad entrambi i livelli è che la formazione degli allenatori (e di conseguenza, lo sviluppo dei giocatori), in Messico presenta alcuni deficit metodologici.

È abbastanza frequente trovare calciatori che si trovano ad essere in contesti in grado di produrre sviluppo delle proprie strutture calcistiche, in età troppo avanzate per l’implemento delle basi di questo sport (14-15 anni). Il talento innato di alcuni, permette loro di avere la possibilità di essere calciatori professionisti nel loro paese, ma il lavoro necessario a colmare le carenze di base molte volte non è di sufficiente qualità per permettergli di evidenziarsi a livello internazionale.

Nonostante ciò, la massima serie Messicana è la punta di diamante del continente americano e, poco a poco, sta iniziando ad ottimizzare questi processi di formazione di base, così come a mettere sotto contratto allenatori con una grande formazione e giocatori con esperienza europea per aumentare il livello competitivo del campionato.

Secondo la tua esperienza, cosa consiglieresti a un giovane allenatore che sta iniziando la sua “carriera”?

Le cose che ritengo importanti sono: che abbia molta passione, che sperimenti se stesso attraverso il calcio e che si goda ogni momento che regala questo sport.

Questi sono i 3 ingredienti fondamentali: passione, sperimentazione e gioia; il resto viene da solo. Nella mia esperienza quando è mancato uno di questi ingredienti non sono arrivato ad essere realmente felice lavorando nel calcio e penso che, come dice Menotti: “il calcio deve predisporre alla felicità”.

 

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