Super Tele: “L’Allenatore nel Pallone”
Sopra la panca, il mister campa. Ma ogni tanto, sopra a quella panchina o dentro l’area tecnica, l’allenatore sbrocca, impazzisce, esce dai soliti schemi e sorprende, appassionati e tifosi, pubblico pagante e dirigenti, giornalisti e famigliari. E la scenata, o il gesto a sorpresa, crea dibattiti, polemiche, interpretazioni e analisi antropologiche.
Perché quello lì di solito sta in panchina per leggere la partita, incitare, sostenere e cercare mosse e contromosse con l’obiettivo di battere il proprio avversario e di migliorare la performance dei propri atleti.
Eppure sotto la ruvida scorza di ogni Mister, dalla provincia amatoriale agli stadi glamour di Champions, batte forte un cuore appassionato. Sia che vesta in tuta, sia che indossi giacca e cravatta come un vero manager. E si sa che talvolta il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce. E in quel momento, quando scatta la molla o si chiude la vena, indipendentemente dai fatturati, dalle telecamere, dagli ingaggi o dai paparazzi, parte la clip con effetto sorpresa.
Se si parla di Mourinho, con la mano all’orecchio allo Stadium come un Wrestler ironico che invoca gli applausi, è lecito chiedersi quanto sia stata una reazione improvvisa e quanto quel gesto sia stato invece ponderato e addirittura – come insinua qualcuno – calcolato. Ma in difesa del coach portoghese, al di là delle dichiarazioni del ben più pacato Ancelotti, numerosi esempi raccontano nella storia del calcio di allenatori incapaci di controllare le loro emozioni e destinati a passare alla storia per aver incendiato una domenica qualunque con le proprie “eroiche” gesta.
Impresa principe sul trono del calcio italiano è la leggendaria cavalcata di Sor Carletto Mazzone, all’epoca allenatore del Brescia che al gol del pareggio del 3-3 di Roberto Baggio, corse sotto la curva dell’Atalanta rea di averlo insultato per tutta la gara. “Se famo tre vengo sotto a’ curva!” minacciava dal labiale nei minuti precedenti. E quando la palla del rocambolesco pari si è infilata in rete, ecco che è partito Mazzone urlando sproloqui nel corso del tragitto dalla panchina alla curva opposta.
Sotto la curva invece, per esultare con le braccia spalancate come ali e un cappellino in mano, dopo una vittoria nel derby veronese si ricorda la corsa più da bomber che da tecnico di Alberto Malesani,
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allenatore verace che nemmeno durante la sua avventura in Grecia farà nulla per nascondere la sua esuberanza. Anche in questo caso i dibattiti si sprecano, fra due fazioni contrapposte fatte di comprensivi emotivi e integerrimi della morale.
Davanti alle telecamere a dir poco epica rimane poi la sfuriata del nostro Giovanni Trapattoni, all’epoca allenatore del Bayern Monaco che in una conferenza da letteratura alza i toni regalando al povero Strunz un posto d’eccellenza nella memoria di tutti gli appassionati.
Non di soli spalti e conferenze si nutrono però le anime degli allenatori di calcio. L’area tecnica diventa a volte anche un limbo per liti furibonde e atti censurabili fra gli stessi allenatori. Il calcio di Silvio Baldini a Di Carlo è uno di quei gesti deprecabili, ai quali nessun mister dovrebbe lasciarsi andare.
Nella galleria degli orrori senza dubbio rientra il raptus folle di Delio Rossi che aggredisce senza mezzi termini – dopo un classico diverbio allenatore-giocatore – il proprio attaccante Ljajic appena sostituito.
A bordo campo succede che anche un certo Van Gaal perda le staffe durante la finale di Coppa dei Campioni e pur indossando un elegantissimo completo si renda capace di un colpo da kung fu che fa quantomeno sorridere.
Dietro le porte chiuse di uno spogliatoio pure Sir Alex Ferguson ha perso le staffe, calciando con violenza uno scarpino direttamente in faccia a Beckham che gli spaccò il sopracciglio sinistro.
E restando in maglia United è obbligo annotare come gli eccessi abbiano offuscato Eric Le Roi Cantona, stavolta un giocatore, autore di un leggendario calcio volante a un supporter durante una sfida contro il Crystal Palace subito dopo essere stato espulso!
Per fortuna registriamo, oltre ad episodi da condannare, qualche esagerata esultanza da ricordare.
Si parte con Paolo Di Canio, all’epoca allenatore del Sunderland, che si lascia andare senza remore ai gol dei suoi.
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Un altro mister protagonista di celebrazioni strepitose è Miguel Herrera, allenatore messicano capace di festeggiamenti ortodossi ma certamente plateali.
Sulla panchina del Messico in realtà è riuscito a deliziare le platee mondiali con questa esultanza indimenticabile.
A testimonianza però di come ogni allenatore viva il momento a modo suo e che talvolta non basti una carriera da idolo sovrano in campo per placare le emozioni della panchina abbiamo Diego Armando Maradona, nelle vesti di c.t dell’Argentina, che esulta con un tuffo acquatico dopo il gol fondamentale di Martin Palermo per le qualificazioni al Mondiale.
Fra insulti, tensioni, adrenalina, confusione, scoramento ed eccitazione, termoregolare sempre ogni minima smorfia o reazione è molto complesso nell’epoca odierna, dove ogni battito di ciglia viene vivisezionato da telecamere, computer e smartphone.
È la dura vita del mister, che ogni tanto sbrocca, esce dai suoi panni professionali e dalle sue competenze per tornare uomo della strada, in balia di emozioni primigenie difficili da arginare.
E in quegli istanti diventa complicato mantenere a bada i nervi, trattenere la lucidità necessaria e contare fino a dieci prima di replicare con una parola o con un solo gesto.
In fondo, a chi non è mai capitato su un campo da calcio di commettere qualche grave errore?
Pensiamoci bene, la prossima volta che toccherà a noi.
Credit Immagine: https://www.bergamonews.it/2016/09/30/se-famo-er-tre-pari-15-anni-fa-la-storica-corsa-di-mazzone-sotto-la-curva-dellatalanta/235051/