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L'Angolo dell'Allenatore

Gli aspetti del Calciatore in età Evolutiva, di Roberto Roverso

28 Agosto 2020

Gli aspetti del Calciatore in età Evolutiva

Conoscere i cambiamenti che avvengono nel corpo di una persona adulta è fondamentale per programmare un lavoro condizionale adeguato. Questo, diventa ancora più importante se stiamo parlando di atleti/atlete in età evolutiva, ossia di tutti quei ragazzi/e compresi nella fascia di età che va dai 3 ai 17 anni e che nel nostro caso praticano sport.

I cambiamenti antropometrici e fisiologici che avvengono in questa fascia d’età sono molteplici e, per qualcuno di essi, diversi in base al sesso.

In età infantile e fino alla pubertà, sia la statura sia la velocità di crescita nei due sessi vanno sostanzialmente di pari passo. Indipendentemente dal sesso infatti, la velocità di accrescimento continua a diminuire fino al settimo anno di età. Da qui in poi, la crescita prosegue in modo relativamente minore ma costante, fino all’inizio del periodo della pubertà, la quale nelle femmine inizia intorno ai 10-12 anni, mentre nei maschi a circa 12-13 anni. Nelle femmine infatti, la pubertà e la conseguente crescita puberale cominciano all’incirca un paio di anni prima rispetto ai maschi.

La crescita della massa corporea infatti, che in linea generale coincide con l’inizio della pubertà, nelle femmine è anticipata di due anni. A favore di questa affermazione, è stato dimostrato che le femmine tra i 13 ed i 14 anni sono, in media, più pesanti dei coetanei maschi. Inoltre, nei maschi lo sviluppo della massa corporea inizia in ritardo ma finisce anche più tardi (18-19 anni) rispetto alle femmine (15-16 anni). Tutto questo per sottolineare quanto sia importante elaborare un programma di lavoro anche in base al sesso degli atleti che si andranno ad allenare.

Al di là di alcuni fattori, il cui sviluppo si diversifica in base al sesso, tanti altri avvengono sia nei maschi che nelle femmine. Per entrambi i sessi infatti, è molto importante individuare il grado di maturazione dell’atleta e monitorarne lo sviluppo per rilevare eventuali alterazioni.

Per esempio, un fattore da tenere sotto controllo è la statura. La statura che si raggiungerà in età adulta ed il ritmo di sviluppo della stessa, sono variabili indipendenti tra loro ma che rispondono sia ad un programma genetico, sia all’influenza di altri fattori che sono in grado di agire sulle caratteristiche cronologiche dello sviluppo. I fattori che influenzano principalmente la crescita sono di origine sociale, alimentare e riguardanti il carico sportivo.

Nelle 1992, Nicoletti ideò un nomogramma, utilizzato per valutare la dinamica della crescita individuale; nel momento in cui, nel corso dello sviluppo, si passa da un percentile all’altro o si scende al di sotto del percentile inferiore, si deve sospettare un disturbo dell’organismo e sarebbe pertanto consigliato rivolgersi al proprio pediatra o ad uno specialista per una accurata visita auxologica. A volte può capitare che, bambini con ritardi costituzionali dello sviluppo, possano raggiungere stature fisiologiche in età adulta ma con un certo ritardo rispetto alla norma. In questo caso, anche la capacità di carico risulterà ritardata e perciò saranno necessari carichi individualizzati per un lungo periodo di tempo.

Foto: https://www.scienzemotorie.com

Nei soggetti in accrescimento si verificano delle fasi di cambiamenti delle proporzioni corporee che producono variazioni periodiche della forma del corpo, definite anche periodi di turgor e proceritas.

Nel corso del primo cambiamento (tra il quinto ed il settimo anno d’età, detto proceritas 1° si passa dalla forma infantile rotondeggiante a quella più snella del bambino in età scolare. Questa variazione di proporzioni si traduce in un aumento di lunghezza degli arti superiori rispetto a quella del tronco. Successivamente, nel periodo compreso tra 8 e 11 anni (definito turgor 1°) le proporzioni si riequilibrano.

Il secondo cambiamento avviene durante la pubertà. La lunghezza del corpo, in particolare quella del tronco, si rileva soprattutto nella prima metà della pubertà. In tale periodo si riscontra un allungamento relativamente maggiore delle estremità rispetto al resto del corpo. Queste variazioni di lunghezza (proceritas 2°) cominciano nel periodo prepuberale con la crescita del piede.

Questi notevoli incrementi di lunghezza comportano inevitabilmente un cambiamento del controllo nervoso e, conseguentemente, delle alterazioni della capacità di carico. Nella seconda metà della pubertà, con lo sviluppo ormonale, si osserva un ulteriore cambiamento delle proporzioni corporee, poiché si passa da una crescita prevalentemente in lunghezza a un incremento in larghezza, coincidente con la comparsa delle masse muscolari (turgor 2°).

In queste fasi, considerato che le dimensioni del corpo variano e con esse anche la capacità di esprimere forza, potrebbe essere utile riproporre giochi o esercitazioni volte alla scoperta, o meglio, alla riscoperta del proprio corpo.

Infatti, specialmente se la crescita risulta molto veloce, il controllo motorio da parte del ragazzo viene quasi resettato e, di conseguenza, il ragazzo si trova a dover utilizzare un corpo “estraneo”, totalmente diverso rispetto a quello cui era solito utilizzare. “Ripassare” pertanto la parte coordinativa e gli schemi motori di base potrebbe essere molto utile al ragazzo per scoprire il suo nuovo corpo.

Un esempio calzante è quello relativo alle frenate. Nel corso delle diverse stagioni, lavorando con ragazzi di 12-13 anni, abbiamo osservato come molti giocatori, specialmente quelli cresciuti molto e in fretta, di conseguenza più maturi biologicamente rispetto ai loro coetanei, non riuscissero a frenare al momento opportuno quando affrontavano un avversario in un 1 contro 1. Questo potrebbe dipendere dal fatto che, avendo a che fare con un corpo cambiato nelle dimensioni, i giocatori avessero perso la cognizione spazio-tempo oppure non si rendevano conto di essere in grado di esprimere maggior forza e pertanto raggiungere velocità maggiori. La conseguenza era una frenata con le stesse caratteristiche di quando erano più piccoli e in possesso di velocità inferiori. Questa modalità di frenata risultava però non più sufficiente con un conseguente intervento errato sull’avversario, frenando in ritardo rispetto a quello che richiedeva l’azione di gioco.

Durante la fase di sviluppo, la perdita e il recupero delle proporzioni dei vari segmenti corporei dipendono dalla maturazione delle ossa. Le principali ossa dell’apparato locomotore e di sostegno sono formate da tessuto cartilagineo. Su quest’ultimo, in tempi diversi e anche in base a caratteristiche genetiche, compaiono i nuclei di ossificazione che aumentano di grandezza. La crescita in lunghezza è possibile finché nelle ossa è presente cartilagine di coniugazione; a maturazione ultimata, quest’ultima scompare e quindi l’osso non può più crescere. Nell’osso maturo sarà la presenza di un elevato contenuto di sali a garantire solidità e da ciò dipenderà la capacità di carico dello stesso. La fase in cui le ossa sono particolarmente sensibili ai carichi meccanici è quella del periodo puberale, proprio in virtù dell’elevata capacità di maturazione.

Foto: https://www.manipulusmosca.com

Un altro aspetto importante da considerare nel momento in cui si vuole verificare come procede lo sviluppo di un organo rispetto alla media, è la determinazione dell’età biologica. A differenza di quest’ultima, l’età cronologica indica soltanto il tempo vissuto da un soggetto in un dato momento della sua vita. Tale distinzione è estremamente utile perché, conoscendo l’età biologica, si dà la possibilità ai tecnici di verificare se la formazione funzionale e strutturale dei giovani atleti procede secondo un andamento tipico o devia da quest’ultimo. In questo modo la scelta su quantità e qualità dello stimolo di allenamento potrà essere più rispondente alla reale capacità di carico. Molti studi in letteratura affermano che le categorie nelle quali è riscontrato il maggiore grado di eterogeneità (il numero più elevato di soggetti con maturazione biologica differente dalla media, ossia soggetti con maturazione anticipata o ritardata) sono quelle tra gli 11-12 anni e 13-14 anni (Tabella 1).

Tabella 1. Distribuzione percentuale per categoria nelle classi di maturazione (A1, A2, A3, A4) con relativo indice di eterogeneità (E) (P. Congedo, 2008);

Inoltre, nel periodo prepuberale, bisogna prestare particolare attenzione in quanto si raggiunge il picco di crescita e si verifica il cosiddetto eterocronismo, ossia la differenza temporale di maturazione fra apparato scheletrico e sistema muscolo-tendineo. Durante lo stadio A2, alla maturazione ossea non corrisponde un adeguamento di sviluppo muscolare, mentre nello stadio A3, una volta superato il picco di crescita staturale, l’evoluzione del sistema muscolare risulta più rapida rispetto a quella dell’apparato scheletrico.

L’adeguamento del sistema scheletrico si raggiunge, successivamente, negli stadi di maturazione A4 e A5.

Come abbiamo già accennato, un aspetto da considerare è quello legato alla scelta del carico di allenamento. In generale, si tende ad uniformarlo senza tener conto delle diversità di maturazione.
La conseguenza è che in molti casi il carico di allenamento potrebbe risultare inadeguato, cioè eccessivo per alcuni e insufficiente per altri. Tutto ciò è avvalorato dai risultati di un recente studio effettuato dallo staff medico del “Manchester United Football Club” secondo cui, nei soggetti con maturazione ritardata, il rischio di incorrere in patologie da sovraccarico sembrerebbe, significativamente, più elevato.

Le motivazioni secondo i ricercatori sono da attribuire soprattutto al fatto che sovente questi soggetti a maturazione tardiva vengono sottoposti ai medesimi carichi di allenamento dei coetanei più̀ maturi e in secondo luogo durante le partite sarebbero esposti a maggiore rischio di infortunio dovendo contrastare coetanei più̀ formati.

Come abbiamo visto poco fa, quando parliamo di età cronologica facciamo riferimento solamente al tempo di vita di un soggetto, senza tener conto di nessun altro fattore. Nell’essere umano viene identificata con l’età. Con età biologica invece, si esprime l’età (anni, mesi) in base al grado di espressione di determinati indicatori biologici, ottenuta confrontando il livello di sviluppo di questi indicatori con il momento cronologico in cui appaiono frequentemente. Gli indicatori biologici che si dovrebbero prendere in esame sono tre:

  1. Età ossea: da anni gli auxologi ritengono che il miglior indice di maturazione biologica, sia per l’età prepuberale che per quella puberale, sia il grado di maturazione ossea o scheletrica, dal quale è deducibile la cosiddetta età ossea. Per quest’ultima si intende l’età cronologica alla quale una data maturazione scheletrica figura come media. Le ossa accrescono e maturano attraverso il processo di ossificazione. Esso comporta la trasformazione, attraverso i depositi di calcio nell’osso, da tessuto cartilagineo a tessuto osseo. La maturazione ossea avviene in ogni individuo sano secondo le medesime regole e modalità. Ciò significa, che esiste uni stadio finale unico per tutti. Se si osserva un qualsiasi osso durante la crescita, si possono individuare varie configurazioni che si ripetono in ogni soggetto e irreversibili, poiché da ognuna di esse si può passare solo ad una forma più vicina a quella adulta. Queste configurazioni sono degli indicatori di sviluppo poiché sono in stretta relazione con la distanza che separa la situazione attuale dell’osso dalla sua completa maturazione. Un solo segmento del nostro corpo infatti, può da solo rappresentare lo sviluppo dell’intero scheletro vista la correlazione esistente tra la crescita delle varie parti scheletriche. Attualmente, si ritiene che il miglior indice di maturazione osseo sia lo sviluppo della mano e del polso.
  2. Caratteri sessuali secondari: la comparsa e lo sviluppo dei caratteri sessuali è strettamente correlata con la maturazione del giovane in età evolutiva. Essi si distinguono in primari (quelli necessari alla procreazione) e secondari. Questi ultimi, nel maschio, vengono identificati dal timbro della voce, dalla peluria, dal volume testicolare, dalla crescita del pomo d’Adamo, mentre nelle donne dalla crescita del seno e dai fianchi.

Nel 1981, Tanner, individuò cinque stadi di sviluppo i quali furono messi in rapporto ai vari periodi di crescita del giovane. I cinque stadi si distinguono in:

  • A1 – FASE PREPUBERALE;
  • A2 – FASE DI INIZIO PUBERTA’;
  • A3 – FASE PUBERALE;
  • A4 – FASE DI PUBERTA’ AVANZATA;
  • A5 – FASE ADULTA;
  1. Misure antropometriche: sono le misurazioni relative alla quantificazione di peso ed altezza. Rilevando queste due misure è possibile confrontare i valori di un soggetto con quelle relative agli standard rilevati per la stessa popolazione e distribuiti in scala percentilica. Un monitoraggio sistematico di questi due parametri in un giovane atleta consente di fare dei controlli per l’accertamento della normalità della crescita. In tal senso è possibile fare delle proiezioni sul raggiungimento dell’altezza definitiva in età adulta e sulla possibilità di trovarsi di fronte ad una crescita precoce o tardiva in modo piuttosto attendibile.

TOPSHOTS
Chandra Bahadur Dangi, from Nepal, (L) the shortest adult to have ever been verified by Guinness World Records, poses for pictures with the world’s tallest man Sultan Kosen from Turkey, during a photocall in London on November 13, 2014, to mark Guinness World Records Day. Chandra Dangi, measures a tiny 21.5in (0.54m) ñ the same height as six stacked cans of beans. Sultan Kosen measures 8 ft 3in (2.51m). AFP PHOTO / ANDREW COWIE

Come abbiamo visto, ci sono diverse modi per conoscere l’età biologica di un giovane atleta, ma molti di questi sono parecchio costosi e quindi poco accessibili alle realtà non solo dilettantistiche ma anche professionistiche. Si può per tanto far riferimento ad un metodo indiretto per stimare l’età biologica, ossia il BMI, l’indice di massa corporea, che risulta correlato in modo significativo con la maturazione biologica.

Per ottenere il BMI è sufficiente misurare il peso e l’altezza, oltre a rilevare lo spessore di due pliche cutanee. La misurazione delle pliche serve per assicurarsi che il giovane esaminato non si trovi in una condizione di sovrappeso. Attraverso la determinazione del BMI si trova la classe di maturazione di appartenenza (A1, A2, A3, A4).

Partendo dal valore di BMI è possibile, indirettamente, classificare la maturazione di un giovane atleta verificando in quale range di BMI rientra (Tabella 2).

Tabella 2. Ordina i valori di BMI in quattro range, ciascuno riferito a una classe di maturazione biologica e quindi allo stadio evolutivo ed all’età cronologica corrispondente (P. Congedo, 2008).

 

A1

(3 – 11)

  • Apprendimento e consolidamento schemi motori di base: strisciare, correre, rotolare, arrampicarsi, afferrare, lanciare e saltare;
  • Flessibilità (mobilità articolare);
  • Apprendimento capacitò coordinative:
  • Accoppiamento, differenziazione, equilibrio, orientamento, ritmo, reazione, trasformazione;
  • Forza veloce (didattica stacco, caduta salti multipli);
  • Educazione respiratoria abbinata al movimento;

A2

(12 – 13)

  • Riordinamento delle capacità coordinative;
  • Didattica esercizi di forza a carico naturale facilitato;
  • Didattica esercizi di tonificazione del core (muscolatura del tronco);
  • Esercizi di rinforzo muscolare con Teraband;
  • Potenza aerobica prevalentemente senza palla;
  • Muscolatura motoria dei piedi;
  • Educazione respiratoria abbinata ad esercizi di stabilità posturale e flessibilità;

A3

(14 – 15)

  • Consolidamento capacità coordinative speciali e recupero schema corporeo;
  • Didattica esercizi di forza a carico naturale o con piccoli attrezzi su appoggio anche instabile;
  • Tonificazione del core (muscolatura del tronco);
  • Didattica esercizi di sollevamento con bilanciere scarico;
  • Potenza aerobica con e senza palla;
  • Tonificazione generale in circuit training estensivo;
  • Esercizi di rinforzo muscolare con Teraband;
  • Educazione respiratoria abbinata a semplici sequenze di esercizi di stabilità posturale e flessibilità;

A4

(16 – 17)

  • Forza resistente: didattica di esercizi di forza su macchine isotoniche;
  • Tonificazione del core (muscolatura del tronco) anche su appoggio instabile;
  • Esercizi di sollevamento bilanciere fino al 30% del peso corporeo con esecuzione dinamica;
  • Potenza aerobica prevalentemente con palla;
  • Forza veloce didattica balzi;
  • Educazione respiratoria abbinata a sequenze complesse di esercizi di stabilità posturale e flessibilità;

A5

(>17 anni)

  • Forza veloce (serie di salti-accelerazioni-cambi di direzione);
  • Lavoro anaerobico lattacido;
  • Esercizi di sollevamento bilanciere fino al 50% del peso corporeo con esecuzione dinamica;
  • Ipertrofia (5-10 RM)
  • Potenza aerobica prevalentemente con palla;
  • Tonificazione del “core”;
  • Educazione respiratoria abbinata a sequenze complesse di esercizi di stabilità posturale e flessibilità;

Tabella 3. Stadi di maturazione e relativi obiettivi della preparazione fisica in età evolutiva finalizzata allo sviluppo delle capacità motorie (L’allenamento fisico nel calcio).

 

A1

(3 – 11)

  • Giochi di scavalcamento: plinti, rotolamenti, arrampicate, traslocazioni su spalliera o scala orizzontale combinando mani-piedi o in sospensione piedi MRCM;
  • Esercizi di mobilità articolare con e senza bastone: circonduzioni, slanci con ricerca della massima ampiezza di movimento, combinazione dei movimenti braccia gambe MRCM;
  • Didattica salto in lungo da fermo, salto biplo, salto triplo MRCM;
  • Salti ritmici con la corda MRCM;
  • Gara di raccolta e lancio frontale/dorsale, da in piedi, da seduti con palla medica (1-2 kg) MRCM;
  • Giochi di opposizione;
  • Giochi di rapidità con ricerca della massima frequenza degli appoggi su scaletta o cerchi;
  • Giochi di tiro tipo “tiro alla fune”;

A2

(12 – 13)

  • Circuito con esercizi di stabilità: spostamenti (in avanti-laterale-indietro) su semisfere, tavole instabili, piccoli appoggi MRCM;
  • Didattica (potenziamento a carico naturale facilitato): piegate avanti, contropiegate, piegate laterali, accosciate con feetball MRCM;
  • Tonificazione del core (muscolatura del tronco): tenute isometriche (MRCM) da posizione prona-supina-decubito laterale;
  • Esercizi di rinforzo muscolare con elastici: adduzioni-abduzioni-flesso-estensione art. inf. MRCM;
  • Sprint 10m con partenze da varie posizioni al MRCM;
  • Circuito coordinativo con esercizi su: ritmo, combinazione intersegmentaria, differenziazione MRCM;
  • Muscolatura motoria dei piedi con scaletta/cerchi MRCM;

A3

(14 – 15)

  • Didattica sollevamento bilanciere scarico o feetball MRCM;
  • Didattica (potenziamento a carico naturale su appoggio stabile) piegate avanti, contropiegate, piegate laterali, accosciate MRCM;
  • Tonificazione del core (muscolatura del tronco): esercizi di rinforzo addominale e lombare MRCM;
  • Body control: circuito con esercizi di controllo posturale dopo stacco e atterraggio su superfici instabili MRCM;
  • Muscolatura motoria dei piedi con teraband e dopo appoggi rapidi tra ostacoli da 15cm MRCM;
  • Tonificazione generale in circuit training MRCM;
  • Didattica piegamenti braccia MRCM;
  • Didattica ammortizzazione: spinta su materasso/trampolino elastico/sabbia MRCM;
  • Esercitazioni di agilità e rapidità MRCM;

A4

(16 – 17)

  • Forza resistente: didattica esercizi di forza arti superiori e inferiori su macchine isotoniche (massime ripetizioni in 30/30s);
  • Tonificazione del core (muscolatura del tronco);
  • Esercizi di sollevamento bilanciere fino al 30% del peso corporeo con esecuzione dinamica;
  • Body control: circuito con esercizi di controllo posturale dopo stacco e atterraggio su superfici instabili effettuato a regime intermittente (10-20; 15-15; 20-20; 30-30);
  • Cambi di direzione;
  • Tonificazione generale in circuit training (numero massimo di ripetizioni in 30s con 30s di recupero;
  • Trazioni sbarra con aiuto;
  • Forza veloce salti multipli: lungo da fermo biplo-triplo;

A5

(>17 anni)

  • Forza veloce salti multipli: corsa balzata;
  • Esercizi di sollevamento bilanciere fino al 50% del peso corporeo con esecuzione dinamica;
  • Ipertrofia arti inferiori e superiore (10 rm);
  • Tonificazione del core;
  • Resistenza ai cambi di direzione;
  • Potenziamento (a carico naturale modificato su appoggio stabile) con manubri leggeri (3kg); piegate avanti; contropiegate; piegate laterali; accosciate;
  • Sprint in salita;
  • Velocità: sprint 30-50m;

Tabella 4. Stadi di maturazione e principali metodologie di allenamento consigliate. MRCM, massima ripetibilità del compito motorio (L’allenamento fisico nel calcio).

 

Bibliografia
  • Ferretti, E. Arcelli, G. N. Bisciotti, E. Castellini, P. Congedo, L. Gatteschi, E. Rampinini, G. S. Roi, I. Sannicandro. 2012. “L’allenamento fisico nel calcio – Concetti e principi metodologici. Terza edizione”. Edizioni Corriere.
  • Johnson, P. J. Doherty, A. Freemont. 2009. “Investigation of growth, development, and factors associated with injury in elite schoolboy footballers: prospective study” B.M.J.
  • Congedo. 2008. “Età evolutiva e prestazione nel settore giovanile.” www.robertosassi.it

 

 

Foto: https://fr.besoccer.com

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