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Primi Calci e Piccoli Amici

Primi Calci: La mia Metodologia di Lavoro (2013)

4 Ottobre 2013

Primi Calci: La mia Metodologia di Lavoro

– Ottobre 2013 –

Prima di iniziare a spiegare più nel dettaglio la mia metodologia di lavoro, credo sia doveroso fare il punto sulla situazione iniziale, per aver più chiaro il contesto in cui ho operato.
Abbiamo un gruppo di circa 20 bambini tra 2006 e 2007 (società semi-professionistica). Dopo i primi allenamenti (2 settimane) abbiamo deciso di dividere il gruppo in due, per buona parte della seduta, lavorando in questo modo con omogeneità.

Siamo fortunatamente 2 istruttori, in caso contrario sarebbe risultato quasi impossibile gestire da solo 20 bambini tra i 6 e 7 anni in un campo da calcio.
Io seguo il gruppo dei bambini “più avanti-più pronti” mentre l’altro ragazzo segue in pratica i bambini un po’ “più indietro” da un punto di vista soprattutto motorio e a livello di capacità coordinative

Nelle prime 2 settimane, non conoscendo i bambini, abbiamo lavorato con gruppi misti e francamente ritengo non sia una buona soluzione. Il bambino più bravo difficilmente passerà la palla al bambino che sta su un campo da calcio per la prima volta e viceversa quest’ultimo non farà quasi nulla per volere la palla. Se c’è ancora chi crede che i bambini “non capiscono” e che non sappiano riconoscere le qualità dei compagni, beh..si sbaglia di grosso !!

Al primo allenamento, durante la partitella finale, li ho sentiti dire “mettiamo in porta lui che è un po’ più grosso”..e stiamo parlando di bambini di 6-7 anni.
Lavorare con grande disomogeneità ritengo sia svantaggioso per tutti. Il più bravino non farà affidamento sul compagno e il meno bravo non troverà quasi mai gratificazione non ricevendo mai la palla.

Un’ultima cosa prima di addentrarmi nella metodologia di lavoro vera e propria..i 2 gruppi di lavoro non sono completamente fissi. Certo, abbiamo 8 bambini davvero bravi (mi sorprendono per quello che riescono a fare) e quindi questi restano sempre con me, ma gli altri 2 che mancano per arrivare a 10 (dividere il gruppo in 2 metà) ruotano di volta in volta grazie al confronto tra noi istruttori. A volte premiamo il comportamento, a volte l’attenzione, a volte i progressi. Chiaramente diventa difficile mettere col gruppetto dei più bravini il bambino che viene al campo per la prima volta e che ha un bagaglio di esperienze motorie praticamente nullo

La Seduta

La seduta la divido in 5 fasi.
Vediamole ore in successione

La messa in azione

In questa prima fase lavoriamo con un unico gruppo di lavoro, senza divisioni.
Svolgiamo un’attività puramente ludica, molto spesso che esula dal gioco del calcio e che non comprende nessun gesto tecnico.
In pratica svolgiamo un Gioco e grazie al mio lavoro nella scuola primaria, coi progetti “Alfabetizzazione Motoria” e “Giocosport”, ne ho sempre di nuovi da proporre.
Leggevo tempo fa che qualche genitore si lamentava del fatto che i bambini stessero semplicemente giocando e che non stessero facendo calcio. Purtroppo in Italia può parlare chiunque, anche chi non ha nessuna qualifica per farlo.

Studi scientifici hanno dimostrato come il “Gioco” sviluppi il cervello e la creatività. Inoltre “nascondono” svariati schemi motori e sviluppano le capacità coordinative.

Qui potete trovare un articolo interessante sul Gioco e l’apprendimento.
Qui ne potete trovare un altro

Potete trovare nel link che segue diversi Giochi che ho già pubblicato su Ideacalcio alla categoria “Giochi per la Scuola e per l’Attività di Base”

Nel primo gioco cerco sempre d’inserire una componente coordinativa piuttosto marcata. Quando non mi è possibile eseguo poi un’esercitazione tecnico-motoria, quando invece ci riesco lavoro poi col metodo globale-analitico-globale

Apro ora una piccola parentesi sulle

Esercitazioni Integrate

Negli anni scorsi, quando seguivo la categoria Pulcini, non mancavano praticamente mai all’interno della mia seduta di lavoro. Si tratte di esercitazioni “integrate”, in cui l’obiettivo tecnico non viene allenato singolarmente ma viene stimolato con altre componenti, quali quelle fisiche e tattiche (individuale). Anche quest’anno mi son ritrovato a doverne fare uso perché vorrei ricordare un concetto che è fondamentale “le capacità tecniche si costruiscono sulle abilità motorie”.
Fateci caso, i bambini più coordinati sono anche quelli più bravi tecnicamente. Basti pensare al “semplice” gesto tecnico del passaggio o del tiro in porta per capire come l’equilibrio mono-podalico risulti determinante per il buon esito del gesto tecnico (solo per citarne uno).

Quest’anno, lavorando in un contesto molto diverso (20 bambini ad inizio seduta, l’anno scorso 7) mi ritrovo a proporre quasi sempre un gioco e quasi sempre riesco ad inserire una componente coordinativa. Ecco perché al momento non sfrutto le es.tecnico-motorie ad ogni seduta. Ne ho pubblicate quasi 50 e le potete trovare a questo link

Attività Globale – Analitica – Globale

Per spiegare tale metodo voglio riportare alcune righe dell’intervista fatta al grande Horst Wein sulla rivista “Il Nuovo Calcio” (numero 248, Settembre 2013):
” Anziché dare un’importanza eccessiva all’insegnamento dei gesti tecnici, noi preferiamo puntare sul gioco. Infatti, a nostro avviso, nel calcio si apprende maggiormente giocando e non meccanizzando un gesto tecnico dopo l’altro con il metodo analitico. Esercizi isolati dal gioco non stimolano quella parte di cervello che presiede allo sviluppo della creatività, dell’immaginazione e della fantasia. I gesti tecnici li alleniamo singolarmente solo dopo l’effettuazione del gioco semplificato che ha un tema preciso”.

Ci sarebbe poco da aggiungere alle sue parole ma ci proverò..
Dopo il gioco iniziale propongo un “Gioco semplificato” (ne potete trovare alcuni qui).
I giochi semplificati si possono riassumere a mio avviso in poche parole: “fan sentire l’allievo maggiormente coinvolto“. Grazie al ridotto numero di giocatori, rispetto al contesto di gara, e grazie a regole semplificate, fan sentire il bambino come l’attore protagonista ed ecco che, soprattutto coi bambini più timidi, questa è un ottima strategia per stimolarli a “Giocare” !!

I principali obiettivi tecnici della stagione saranno la guida della palla e il dribbling.
In questo primo mese ho lavorato quindi esclusivamente sull’1v1 e lo farò per circa 2/3 dell’anno. I bambini a quest’età risentono ancora di un forte egocentrismo e quindi sarebbe una forzatura enorme chiedere loro un giro palla. Certo, mi par doveroso fargli capire che in alcuni frangenti del gioco sarà più conveniente passare la palla ad un compagno, piuttosto che addentrarsi in un dribbling contro 2 avversari, però la linea generale sarà quella di “Sfidare il proprio avversario diretto“.

Ecco allora che propongo un gioco semplificato, con la modalità del torneo, in cui i bambini si sfideranno per la meta, per il gol o per entrambi.
Al termine mi soffermo giusto 30” per far capire ai bambini l’importanza del dribbling per superare l’avversario

Passo poi ad un’esercitazione a carattere analitico dove i gesti tecnici principali saranno appunto la guida della palla e il dribbling. Ho scelto di concentrarmi su una sola finta e su un solo dribbling e quando saranno assimilati e provati con naturalezza anche nel contesto di gioco, ne inserirò altri.

Per la finta ho scelto la finta di corpo, mentre per il dribbling ho scelto la “forbice”. Le esercitazioni che possono essere proposte sono innumerevoli. Possiamo chiaramente abbinarle al passaggio per un compagno (dopo la finta), al tiro in una porticina o al tiro in porta.

Terminata l’esercitazione analitica torno al situazionale. Gioco quindi degli 1v1 molto più dinamici dell’esercizio precedente e qui il bambino ha la possibilità di sperimentare ciò che ha provato poco prima e di vedere direttamente sul campo l’efficacia di quanto appreso. Nel corso degli allenamenti seguenti potrà “toccare direttamente con mano” i suoi miglioramenti potendo vedere il buon esito dei suoi tentativi crescere di volta in volta.

Fase Finale

La tanto attesa “Partitina” è finalmente giunta..
All’interno di ogni seduta non dovrebbe mai mancare in quanto i bambini vengono al campo “solo per quella” e non vedono l’ora che cominci.

Quì c’è molto lavoro da fare. Io le chiamo “le formiche sulla briciola di pane”. Vederli giocare le prime volte mi ha dato la stessa impressione. Come detto anche sopra, questa fascia d’età è ancora caratterizzata da un forte egocentrismo e quindi par quasi naturale vederli tutti ammassati sulla palla. Con un po’ di pazienza e con qualche accorgimento, sto iniziando a dargli un po’ di ordine sul campo.

Ieri per esempio ho adottato uno stratagemma che ha funzionato alla perfezione. Giocatori zonati, 2 in attacco, 2 in difesa e 2 porte difese dai portieri. Campo diviso in due metà e nessuno può cambiare di campo. Ogni 2′ cambio portiere, attaccanti e difensori. Si gioca in pratica un doppio 2v2 con il vantaggio che comincia ad esserci più ordine. Col passare dei minuti ho poi permesso ad un difensore di inserirsi nella metà campo offensiva quando effettuava il passaggio, per poi tornare nella sua metà campo ad azione conclusa.

Non andrei oltre i 2’30” per ruolo, altrimenti i bambini rischiano di annoiarsi.
Concludere poi la seduta togliendo la regola della metà campo e osservare se c’è qualche miglioramento
Per stimolare il dribbling talvolta uso un piccolo stratagemma durante la partita. Assegno 1punto per ogni dribbling “particolarmente bello”. E’ quindi a mia discrezione e serve per sollecitare i bambini al duello 1v1

La seduta dura 1h 30′-40′
C’alleniamo il martedì e giovedì dalle 17:00 alle 18:40-45, con la possibilità di usare la palestra
Gli obiettivi tecnici dell’anno come detto saranno la guida della palla e il dribbling. Mentre per quelli tattici lavorerò principalmente sull’1v1 con qualche accenno al 2v1.

Voglio fare un appunto doveroso prima di concludere: dal portiere partiremo sempre col gioco sul corto. Odio veder buttar via la palla. I bambini van stimolati fin da piccoli a gestire la palla anche sotto pressione e facendogli capire che se la giochiamo vicina siamo sicuri di darla ad un nostro compagno, mentre se la calciamo lunga non si saprà a chi arriverà.

…continua

Ho deciso di continuare il mio precedente articolo perché in 6 mesi sono mutati diversi aspetti e quindi ho ritenuto opportuno continuare il mio precedente articolo.
La prima parte, sulla mia Metodologia di lavoro coi Piccoli Amici, la potete trovare a questo link.

La struttura della seduta è rimasta grosso modo invariata, sono cambiati però gli obiettivi.
Come avevo scritto, abbiamo la fortuna di avere 25 bambini del 2006-07 e abbiamo ritenuto opportuno dividerli in due gruppi per capacità omogenee.

Questa è la prima considerazione che voglio fare.. Ad inizio anno qualcuno mi aveva chiesto se era questa la strada corretta e arrivati a Maggio mi sento di dire proprio di sì.
Di recente abbiamo svolto una partitina a ranghi misti tra i due gruppi e ne è emerso che il “gap tecnico” è aumentato tra i bambini delle due squadre.
Se ad inizio anno si intravedeva soprattutto una differenza a livello coordinativo, arrivati al termine della stagione posso affermare che il differente bagaglio motorio l’ha fatta da padrone nell’apprendimento tecnico.
Come ormai tutti sappiamo, le Abilità Tecniche si costruiscono sulle Capacità Coordinative e appare quindi chiaro come possedere un buon bagaglio motorio sia un fattore determinante per l’apprendimento della tecnica (di qualsiasi sport).

Nel corso della stagione io ho lavorato col “gruppo di bambini più pronti” (chiamiamolo per semplicità GRUPPO -A-) e nella partita a ranghi misti si è visto come i bambini del gruppo -A- cercassero di dialogare coi bambini del gruppo -B-, senza però trovare esito positivo.
Un esempio: il passaggio (ricordiamo che il passaggio è una forma di comunicazione). I bambini del gruppo -B- non riuscivano quasi mai a controllare il passaggio. Da un lato per difficoltà tecnico-coordinative, dall’altro per una trasmissione a velocità maggiore rispetto agli standard del gruppo -B-.

Oltre al divario tecnico-coordinativo, è emersa una notevole differenza per quanto riguarda la velocità del gioco, nettamente inferiore nel secondo caso.
Qualcuno potrebbe sostenere che in questo modo i bambini del gruppo -B- non cresceranno mai ma la mia risposto è che cresceranno rispettando i loro naturali tempi di maturazione.
Se fossimo a scuola, può un bambino che arriva in prima elementare e che non sa leggere, essere inserito in quinta elementare dove magari già fanno l’analisi grammaticale?? La risposta è chiaramente NO e allo stesso modo credo che un bambino che fatichi a correre non debba essere inserito con chi già lavora sul “doppio passo”.

Certo, non tutti hanno la fortuna di poter lavorare numericamente con due gruppi di lavoro e di conseguenza non è sempre possibile, però a mio avviso è la strada migliore per lavorare coi bambini secondo le loro normali capacità.

Qualcuno poi sostiene che se anche si formano due gruppi, gli obiettivi dovrebbero rimanere comunque gli stessi. Non sono d’accordo nemmeno qui. Se -A- arriva al campo che sa già condurre la palla mentre -B- denota grosse difficoltà a livello coordinativo, come possono i due bambini avere gli stessi obiettivi da raggiungere nel corso dell’anno???

Detto questo, rispetto al mio precedente articolo, abbiamo deciso di lavorare fin dalla messa in azione coi due gruppi separati perché rispetto alla prima parte di stagione (iniziavamo sempre con un “gioco popolare”) mi capita di iniziare la seduta con un partitina a squadre ridotte (2v2 o 3v3) e di conseguenza si è deciso di dividere fin da subito i lavori.
La messa in azione prevede quindi un gioco popolare o una mini-partita (anche tornei 1v1).

Il successivo metodo di lavoro segue sempre la metodologia del lavoro “globale-analitico-globale”, lasciando, nell’ultima parte di stagione (aprile-maggio), quasi esclusivamente spazio all’attività globale a discapito del lavoro analitico.
Come dicevo anticipatamente, sono cambiati in parte gli obiettivi. La prima parte globale prevede sempre un lavoro sull’1v1 con una componente coordinativa.
Dunque, il duello 1v1, è sempre presente in ogni mia seduta e rimane la soluzione che i bambini dovranno ricercare con maggior frequenza. Gli aspetti coordinativi non vengono mai allenati singolarmente ma sono sempre inseriti in un’ esercitazione tecnico-tattica (tattica individuale/tecnica applicata).

Per quanto riguarda il lavoro analitico, da febbraio ho cominciato a lavorare sulla trasmissione.
Perché?? Non è una scelta forse in controtendenza rispetto all’1v1??
La mia risposta è no e in diversi miei articoli ho già spiegato il motivo della scelta.. Dopo aver lavorato da Settembre a Gennaio sull’1v1 e con buoni risultati, si era arrivati a Febbraio che i bambini in campo si ignoravano completamente. L’1v1 era ormai l’unica soluzione, addentrandosi in “tripli duelli” (1v3), ignorando compagni completamente liberi e creando qualche piccolo malcontento da parte dei compagni.

Arrivati a questo punto ho ritenuto opportuno fornir loro un’ulteriore soluzione, ossia la scoperta del compagno, la gestione della superiorità numerica.
Ho quindi cominciato ad inserire dei piccoli lavori sulla trasmissione in forma ludica, per poi passare ad esercitazioni globali di 2v1. Nel giro di un paio di mesi le situazioni si son sviluppate poi in 3v1 e 3v2, utilizzando principalmente i giocatori Jolly.
Questo è per esempio un lavoro abbastanza complesso/strutturato che sono arrivato a svolgere ad Aprile e che potete trovare a questo link

I risultati son stati incredibili e neppur troppo sorprendenti. I bambini ora sanno di poter da un lato contare sulle proprie capacità attraverso il dribbling e dall’altro sanno di potersi affidare all’aiuto offerto dal compagno.
Per facilitare l’apprendimento abbiamo lavorato anche su alcune parole chiave (metodologia di lavoro di M. De Paoli), come “dentro” e “1-2” ed è un piacere per le orecchie sentirli comunicare in piena autonomia.

L’ultima parte dell’allenamento è dedicata alla Partita Finale in cui si possono assegnare punti bonus per ogni “dribbling” effettuato o per ogni 1-2.
Chi ha visto questi bambini giocare a Settembre non può che rimanere soddisfatto e meravigliato di quello che sono riusciti ad imparare nel corso di una stagione!!

 

Commenti

8
  • giorgio ha detto:

    ciao diego..anche nel nostro gruppo 2006 abbiamo 20 bimbi…divisi in due gruppi…uno piu’ avanti..l’altro piu’ indietro…io ho iniziato il lavoro con il gruppo piu’ avanti..l’altro isruttore però lo vedevo poco stimolato con il gruppo piu’ indietro…quindi ho deciso che nelle due sedute settimanali una volta faccio io i piu’ avanti..e lui gli altri..e la volta successiva il contrario…volevo un tuo parere su questa soluzione
    grazie
    giorgio

    • DiegoFranzoso ha detto:

      Capisco benissimo il tuo collega. Anch’io la scorsa settimana ho dovuto seguire il gruppetto dei bambini “più indietro” per gli ultimi 15minuti e sembra davvero un altro mondo.
      Che ne penso?? penso che così è più stimolante per entrambi seguendo il gruppetto dei più bravini ma al tempo stesso bisogna anche essere stimolati nella settimana in cui segui quelli meno bravi. Inoltre la metodologia di lavoro dev’essere la MEDESIMA per entrambi i mister mentre si segue lo stesso gruppo. Mi spiego meglio. Chiaro che i meno bravi non possono fare le stesse cose dei più bravi e quindi gli obiettivi dovranno essere differenti. Ma… quando si segue il gruppo dei più bravi per es, la metodologia dev’essere la stessa per entrambi i mister. Un mister non può insistere e incentivare l’1v1 se l’altro consiglia sempre di passarla. Ci dev’essere in pratica una linea comune da seguire. Spero di essere stato chiaro 🙂

  • davide ha detto:

    ciao!!domanda….ma se quelli piu’ indietro non li fai allena mai con i piu’ “forti” crescono ugualmente????

    • DiegoFranzoso ha detto:

      devi calcolare che quelli più indietro si allenano con compagni di pari livello. Quindi la risposta è certamente sì

  • Mattia Ayrton Mariotto ha detto:

    ciao diego…il mio gruppo non è molto numeroso e, ovviamente, ci sono anche li elementi più capaci, perché hanno già un anno o più di pratica alle spalle, e meno capaci, perché è il loro primo anno di esperienza. Non posso quindi dividerli in due gruppi e ho notato che, anche attraverso l’uso di giochi per lo sviluppo delle capacità motorie dei bambini, i risultati sono scarsi, perché i bambini più avanti, come dici tu, non coinvolgono quelli più indietro che, di conseguenza, si annoiano e si deconcentrano…puoi darmi qualche consiglio per concentrare l’attenzione dei bambini negli esercizi che fanno e per creare un gruppo omogeneo che riesca a far lavorare bravi e meno bravi insieme?

    • DiegoFranzoso ha detto:

      Ciao Mattia,
      a mio avviso, è quasi sempre un problema lavorare con gruppi disomogenei. I meno bravi non verranno mai coinvolti al 100% e i più bravi avranno poche difficoltà nell’affrontare i meno bravi.
      Vado un po’ fuori tema: noi lavoriamo coi 2 gruppi omogenei. Ci sono però 2 bambini che sono nel mezzo, troppo avanti per un gruppo e un po’ indietro per l’altro. Si allenano quindi un po’ con l’uno e un po’ con l’altro. Ieri ho svolto un torneo 3v3 (avevo poco campo a disposizione e non aveva senso creare un mucchio selvaggio attorno al pallone in un 5v5). I “medi” venivano poco coinvolti. Questo perchè, seppur non siano per nulla “scarsi”, i compagni più bravi si accorgono che hanno un “qualcosina” in meno di loro (parlo a livello tecnico) e quindi faticano a passargli la palla.

      Detto questo, il modo per coinvolgere tutti è: far fare le squadre ai meno bravi, far magari battere una punizione o una rimessa laterale a chi è meno coinvolto, oppure il gol vale solo se tutti i componenti toccano la palla; oppure il gol vale 2punti se tutti la toccano. O ancora, la regola dell’abbraccio. In pratica, dopo ogni gol, l’intera squadra si deve abbracciare prima dell’altra. Se chi segna il gol s’abbraccia per primo, il gol è convalidato, se chi ha subito il gol s’abbraccia per primo, il gol viene annullato. Questo serve per creare maggior affiatamento e per far sentire tutti più partecipi. Sono solo piccoli stratagemmi. Resto convinto dell’idea che uno BRAVO è parecchio rallentato nella sua crescita se si confronta con compagni meno bravi

  • Roberto Meozzi ha detto:

    Diego, il fatto di dividere il gruppo in A e B lo condivido pienamente, ed anche noi che abbiamo un gruppo di 18 bambini lo facciamo! Nei mini campionati che fanno usi lo stesso metodo? Fai due squadre miste o una più forte e una meno?

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