Scuola Calcio: imparare a risolvere il 2v1 utilizzando una metafora
Nell’articolo di oggi rivediamo aggiornata un’esercitazione pubblicata originariamente su Ideacalcio nel gennaio 2014.
Non parlerò tanto della proposta in sé, quanto piuttosto di una piccola esperienza da campo.
Durante la sosta natalizia (dicembre 2013) sono stato invitato ad allenare presso un “Christmas Camp“; una bella iniziativa che ha visto impegnati, per una settimana, bambini dai 6 ai 10 anni. Ogni allenatore lavorava con tutti i gruppi a rotazione, con un obiettivo tecnico-tattico differente ogni giorno. La penultima giornata gli obiettivi erano il 2v1 e il 2v2. Chiaramente, ogni allenatore doveva calibrare le proprie esercitazioni a seconda del gruppo di lavoro con cui stava operando in quel momento. Quando fu l’ora di seguire il gruppo dei più piccoli (Primi Calci) pensai di proporre una progressione dal facile al difficile. Avendo visto i bambini anche nei giorni precedenti, sapevo qual era la situazione di partenza e scelsi di iniziare con l’esercitazione che oggi vedremo.
Giocatori a disposizione 8. I bambini si dispongono con 3 coppie di attaccanti, mentre la quarta gioca in difesa; i primi sono in possesso dei palloni.
I due attaccanti giocano inizialmente con la palla in mano per facilitare in un primo momento la gestione della superiorità numerica.
L’obiettivo per i due attaccanti è quello di portare la palla a meta in uno dei due cancelli laterali.
Il difensore, che arriva frontalmente, dovrà toccare con le mani la palla o il portatore di essa, ottenendo 1 punto per la propria squadra.
Ad azione conclusa partirà una nuova coppia di attaccanti contro il secondo difensore della coppia. Cambiamo i difensori a tempo (ogni 2 minuti); vince la coppia che totalizza più punti.
L’esercitazione viene poi svolta coi piedi.
??♂️ Considerazioni
L’esercitazione è molto semplice nella sua struttura ma nasconde diverse “insidie” se proposta con questa fascia d’età.
L’errore più evidente che è balzato all’occhio è che gli attaccanti giocavano troppo vicini, non sfruttando tutta la larghezza del campo, concentrandosi entrambi molto vicini alla palla (l’egocentrismo caratterizza questa fascia d’età).
Dopo una libera esplorazione ho fermato il gioco e, chiamati vicini a me, ho posto loro una domanda: “Secondo voi, è più facile per il difensore difendere uno o due cancelli”?? A questo punto è nata la metafora dei castelli.
Qualcuno mi ha risposto correttamente, altri han detto due.
Vedendo che l’attenzione di qualche bambino veniva meno (già dopo 8-10″ che stavo parlando) ho pensato di utilizzare una metafora: “Se foste un RE (gli occhi dei bambini che stavano guardando per terra o altrove si drizzarono improvvisamente alla parola “RE”) a difesa dei vostri castelli (“siete ricchi e quindi ne avete più di uno”) e all’improvviso arrivassero due soldati nemici che vogliono conquistarvene due, per voi sarebbe più facile difenderne uno o due??”
La risposta in coro fu: “Uno, perché sono da solo e loro sono due. Io da solo non posso difenderli entrambi”.
Io: “Quindi, i due soldati che vogliono conquistarli, cosa dovranno fare”?
R: “Attaccare tutti e 2 i castelli insieme”
Ho poi spiegato loro che vale la stessa cosa per i cancelli e quasi per magia i “piccoli soldatini” cominciarono a rimanere larghi.
Credit Immagine: images2.corriereobjects.it
Commenti
ESERCIZIO INTERESSANTE UN MODO NUOVO PER ATTIRARE L’ATTENZIONE BELLO
grazie Giuseppe