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Portieri – Cosa Fare e Quando Farlo, di Matthias Castiglioni

25 Maggio 2018

Portieri – Cosa Fare e Quando Farlo, di Matthias Castiglioni

Matthias Castiglioni, anno di nascita 1992. Laurea Triennale in Scienze delle Attività Motorie e Sportive presso l’Università degli Studi di Verona, Laurea Magistrale in Scienze dello Sport e della Prestazione Fisica presso l’Università degli Studi di Verona. Allenatore di Portieri Dilettanti e di Settore Giovanile, abilitazione UEFA B.

Cari Lettori, oggi vorrei fare un approfondimento partendo da due domande che più di altre mi hanno accompagnato nel mio percorso di studi universitari di Scienze Motorie, ossia cosa fare e quando farlo.

Queste due domande sono di vitale importanza per programmare una sessione di allenamento, un meso-ciclo di allenamento e, dal mio punto di vista, anche l’intera stagione.

Mentre si programmano le attività che verranno presentate ai nostri ragazzi è fondamentale partire da queste due domande per poter proporre esercitazioni adeguate a loro e poter massimizzare, di conseguenza, la loro prestazione sportiva.

Per rispondere a queste domande, nella letteratura scientifica di settore, ho trovato convincente il modello delle fasi sensibili di Martin, che sottolinea come il processo di allenamento, prevalentemente a livello giovanile, può trarre giovamento se si ha come obiettivo il miglioramento di determinate caratteristiche che contraddistinguono ogni fascia di età.

Partendo dal principio che nelle prime fasi di sviluppo del bambino l’allenamento deve essere incentrato soprattutto su un miglioramento psico-fisico con attività prettamente ludiche, è naturale che sapendo in anticipo quali possono essere le prerogative, le caratteristiche ed i limiti di ciascun individuo nelle varie tappe dello sviluppo, è possibile ottimizzare a pieno il tipo di lavoro, il carico e il compito motorio da somministrare.

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Le fasi sensibili infatti individuano in modo preciso quali prestazioni godono del miglior margine di allenabilità e di miglioramento nelle varie fasce d’età; se infatti andiamo a sollecitare, tramite una precisa e corretta esercitazione, determinati fattori, questi porteranno ad ottenere il massimo beneficio economizzando anche la quantità di lavoro in termini di tempo.

Martin, proponendo il suo lavoro, ha distinto in modo netto le capacità condizionali (forza, resistenza, rapidità e mobilità) dalle capacità coordinative (equilibrio, ritmo, lateralizzazione…) inserendo inoltre le capacità socio-affettiva che prima non erano considerate.

Analizzando accuratamente la tabella si potrà notare che le capacità coordinative sono le prime capacità che devono essere prese in considerazione durante il processo di allenamento, poiché questo è il periodo in cui si potrà avere il massimo sviluppo ed il massimo apprendimento; chiaramente queste debbono essere sollecitate continuamento per riuscire ad ottenerne una valida stabilizzazione.

D’altra parte invece per quanto riguarda le capacità condizionali, si potrà notare che, per esempio, tanto la resistenza quanto la forza hanno il loro picco di sviluppo molto più tardi, con il loro apice nella fase pre-adolescenziale – adolescenziale.

Riflessioni

Nelle varie proposte di lavoro che andiamo a programmare per i nostri ragazzi è fondamentale tenere bene a mente che ogni ragazzo sta percorrendo una fase evolutiva, di sviluppo, caratterizzata dallo sviluppo di una particolare capacità.

Se nella nostra programmazione ricordiamo questi aspetti, il nostro lavoro andrà a massimizzare in modo decisivo e costruttivo la crescita delle capacità del ragazzo e, di conseguenza, la sua prestazione sportiva.

Credit Immagine: http://targuman.org/2014/05/06/the-keeper-is-a-lonely-position/

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