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Sezione Portieri

Portiere – Il Portiere al Femminile, di Matthias Castiglioni

29 Novembre 2019

Portiere – Il Portiere al Femminile

Cari lettori, nell’articolo di oggi verrà analizzata la figura del portiere femminile, il suo modello prestativo e le principali similitudini e differenze rispetto al collega maschio.

Il movimento del calcio femminile italiano sta avendo, soprattutto a seguito degli ottimi risultati ottenuti nello scorso mondiale svoltosi in Francia da parte della nazionale, una sempre maggiore visibilità e seguito da parte di molti appassionati; anche per quanto riguarda l’aspetto mediatico di televisioni e sponsor si sta assistendo ad un importante sviluppo: oltre alla storica presenza di Sky, che nella scorsa stagione trasmetteva i principali incontri del campionato della massima serie, da questa stagione è possibile seguire tutte le partite in programma grazie al contributo della piattaforma Tim-vision.

Certamente vi è ancora un’enorme distanza rispetto al calcio maschile, principalmente nei settori di merchandising e retribuzioni contrattualizzate verso le calciatrici, ma sicuramente si assottiglierà, nel prossimo futuro, la forbice delle differenze tra le due categorie.

Se da una parte, al calciatore maschio è stata da parecchio tempo riconosciuta la figura da professionista, la calciatrice donna può invece essere definita come una dilettante inserita in un mondo professionistico: le viene infatti richiesto di avere un profilo da atleta a tutti gli effetti, seguendo uno stile di vita sano e attivo, non potendo però godere di quei diritti che sono propri di chi fa il calciatore di professione. Nelle ultime settimane però, grazie agli emendamenti presentati agli organi di governo, si sta aprendo uno spiraglio per le calciatrici di poter far diventare la loro passione un vero e proprio lavoro, diventando a tutti gli effetti una professionista.

Per riuscire a delineare in maniera efficace il profilo prestativo del ruolo del portiere, è necessario analizzare a fondo numerosi fattori, sia tecnici che psicologici, che indubbiamente caratterizzano il ruolo.

  • Qualità antropometriche e metaboliche

Il profilo prestativo della donna è certamente differente rispetto all’uomo: dalla letteratura scientifica di settore emerge chiaramente come la donna abbia una minore massa muscolare rispetto al maschio, con uno sviluppo di forza massima minore di circa il 30-40%; grazie alla presenza di maggiore testosterone fino a venti volte rispetto all’uomo, vi è una maggiore espressione di forza esplosiva, dovuta ad una maggiore ipertrofia delle fibre veloci o FFT. Tanto la capacità aerobica quanto la resistenza risultano inferiori rispetto all’atleta maschio di circa il 10 %, mentre, in generale, l’equilibrio e la coordinazione risultano migliori e più efficaci.

La progressione didattica e le proposte di allenamento del portiere femminile non differiscono molto rispetto al collega maschio. Sicuramente sarà importante porre attenzione nella gestione del carico da proporre nelle categorie femminili poiché mutano alcuni parametri fisiologici, tra cui la produzione di estrogeni e di gestageni, durante il ciclo mestruale mensile e a seguito della fase follicolare.

Certamente è opportuno anche porre una maggiore dedizione e attenzione alle attività di prevenzione, soprattutto per quanto riguarda il LCA, legamento crociato anteriore, che risulta molto sensibile alla rottura nell’attività femminile.

  • Background tecnico

Certamente il bagaglio di esperienza tecnica e tattica del calciatore maschio risulta maggiore rispetto a quella della calciatrice donna: solo negli anni recenti si è assistito ad uno sviluppo sempre maggiore di settori giovanili femminili, dove la bambina che si proietta nel mondo del calcio può apprendere tutti gli aspetti tecnici, tattici e coordinativi propri dell’attività giovanile.

Per questo motivo è fondamentale porre al centro delle sedute di allenamento esercitazioni ed attività volte ad apprendere, migliorare e consolidare i fondamentali tecnici specifici.

  • Metodologia di allenamento

Le proposte di allenamento attuate nelle categorie femminili non differiscono molto rispetto a quelle che si attuano nel mondo maschile, se non per l’attenzione maggiore da dedicare alla gestione del carico allenante.

Tanto i fondamentali tecnici, quanto i principi tattici risultano molto simili: al portiere femminile infatti è richiesto sia di difendere la porta da tiri avversari, di difendere lo spazio attraverso uscite alte e lettura di situazioni, e di costruire dal basso e aiutare nella fase di possesso fungendo da primo sostegno.

  • Richieste funzionali alla partita

Chiaramente, come emerge dai dati statistici delle partite nazionali ed internazionali, la fase offensiva durante la gara si sviluppa maggiormente a ridosso della porta, con la percentuale maggiori dei gol che vengono effettuati all’interno dell’area di rigore e perfino all’interno dell’area di porta.

Molto meno frequenti invece sono i tiri dalla lunga distanza, quasi mai superiore ai 30 metri, chiaramente dovuti alla minore forza che le giocatrici hanno rispetto ai compagni maschi; di conseguenza il portiere femminile dovrebbe essere sollecitato maggiormente, durante le sedute di allenamento, con proposte che si sviluppano all’interno dell’area di rigore. Ricercare in modo costante e preciso la posizione e la postura ideale in relazione alla posizione dell’avversario, è la discriminante che può sicuramente fare la differenza all’interno dei novanta minuti della gara, rendendo così il portiere maggiormente efficace nella difesa della porta.

In modo analogo, una percentuale importante dell’allenamento dovrebbe essere dedicata alla difesa dello spazio, poiché il portiere donna, condizionato da un atteggiamento più cauto e prudente, tende a limitare i suoi interventi all’esterno dell’area di rigore.

  • Aspetti psicologici

La sfera emotiva e caratteriale dell’atleta donna deve necessariamente essere studiata ed approfondita se si vuole operare in modo efficace nel calcio femminile. L’atleta donna ha certamente una capacità di sacrificio e una disponibilità allo sforzo maggiore rispetto all’uomo, riuscendo ad approcciarsi all’attività sportiva con un atteggiamento responsabile e collaborativo.

D’altra parte, però, essendo certamente maggiormente emotiva rispetto all’uomo, tende inevitabilmente ad essere volubile ai cambi d’umore, alla permalosità e fatica a distanziarsi dalle problematiche quotidiane.

La relazione tra allenatore ed atleta deve necessariamente essere strutturata su solide basi di rispetto e stima, con un costante e sincero confronto delle attività proposte, delle difficoltà e dei progressi effettuati durante la stagione.

Se da una parte il portiere donna tende ad auto-attribuirsi in modo probabilmente esagerato i propri insuccessi, fallimenti ed insicurezze, il preparatore, e lo staff in generale, deve dal canto suo cercare di aumentare l’autostima e la fiducia nell’atleta, identificando i reali bisogni per compiere un percorso sinergico che tenda ad un rapporto di fiducia e collaborazione.

 

In conclusione, il calcio femminile sta avendo un crescente seguito ed interesse poiché ha le potenzialità per offrire uno spettacolo di abilità e tecnica al pari della realtà maschile. Gli ingenti investimenti della federazione e l’interessamento dei media favoriscono certamente una più repentina crescita del movimento intero; sta ora alle società, agli staff tecnici e sicuramente alle calciatrici, lavorare in modo professionale per far si che la bambina che ora si affaccia al panorama calcistico possa sognare, un giorno, di realizzare il suo sogno e diventare una calciatrice professionistica!

 

 

Credit Immagine: https://www.donnaglamour.it

 

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