Portiere – Scuola Calcio – Propedeutica al Tuffo, di Matthias Castiglioni
Cari lettori, oggi vorrei affrontare delle tipologie di esercitazioni propedeutiche al tuffo per i portieri che muovono i loro primi passi nel mondo dei numeri 1.
Con le prime settimane di settembre iniziano anche le attività nelle scuole calcio sparse per il territorio e certamente avremo numerose richieste da parte dei ragazzi di voler ricoprire il ruolo del portiere, forse affascinati dalle parate viste dai professionisti allo stadio la domenica precedente, forse incuriositi da questo ruolo che si differenzia così tanto dagli altri elementi della squadra.
E allora come negare le richieste di questi bimbi? Facciamoli provare, ma prestiamo sicuramente molta attenzione alle dinamiche e ai possibili rischi che questo ruolo comporta.
Sicuramente un bambino con un background ricco di schemi motori di base è maggiormente avvantaggiato nel ricoprire il ruolo, ma ciò non toglie che la sicurezza dei nostri piccoli atleti deve essere messa in primo piano: anche un semplice tuffo laterale, se non ben eseguito, può portare a traumi che mettono a rischio la salute e la crescita del bambino.
E allora cosa fargli fare?
Più di qualche volta mi è stato chiesto quali siano le cose da proporre e come insegnare le basi della tecnica del portiere a ragazzini che per la prima volta si avvicinano al ruolo.
Partendo dal presupposto che allenare giovani portieri è sicuramente più impegnativo rispetto ad atleti già maturi e tecnicamente formati, personalmente ritengo che ci debbano essere due elementi che non possano essere assolutamente trascurati quando andiamo a programmare una seduta di allenamento specifica: il divertimento e, soprattutto, la sicurezza individuale.
E allora come rendere un allenamento sicuro per un giovane portiere?
Semplicemente insegnandoli, dapprima in forma analitica e successivamente globale (o meglio mista), la tecnica per ogni fondamentale che andremo ad analizzare. Solo attraverso una buona conoscenza della tecnica precisa, i nostri portierini andranno a conoscere e, di conseguenza, ad attuare le fasi corrette per effettuare parate ed uscite senza compromettere la loro salute, ricordandoci che anche un banale tuffo laterale può comportare, se non eseguito correttamente, traumi a livello articolare non indifferenti.
Uno dei primi elementi che affronterei nella didattica è sicuramente la progressione propedeutica all’insegnamento del tuffo laterale.
- Tuffo laterale con partenza da seduto laterale
Il nostro portiere è seduto per cui vi è poca distanza dal suolo e la probabilità di traumi è veramente rarissima. Curare il posizionamento corretto delle mani in fase di impatto con la palla.
Una volta eseguito correttamente, andremo ad analizzare la fase di slancio del tronco e delle braccia.
- Tuffo laterale con partenza da seduto frontale
Simile al precedente ma prevede una fase iniziale di spostamento laterale degli arti inferiori per raggiungere la posizione di decubito laterale corretta.
- Tuffo laterale con partenza in ginocchio
Si inizia a ricercare la tecnica di spostamento corretta nella fase di spinta: si andrà a sollevare il ginocchio omologo al lato di caduta per posizionarlo successivamente in direzione della palla. Sicuramente l’altezza da terra aumenta rispetto all’esercizio precedente, per cui sarà importante curare la fase di ricaduta al suolo.
Una volta acquisiti questi passaggi iniziali si potrà procedere ad inserire la fase di spinta del tuffo.
- Tuffo laterale con spinta in ginocchio.
Viene effettuata una spinta con l’arto omologo al lato di tuffo.
- Tuffo laterale con spinta in ginocchio gamba opposta
La palla sarà posizionata ad una distanza maggiore dalla posizione iniziale del portiere: inizialmente il portiere dovrà utilizzare la gamba contro-laterale per salire e svincolare la gamba di spinta (omologa al lato di tuffo).
Successivamente si potranno andare ad esercitare le tipologie di tuffo che prevedono una partenza da posizione ortostatica, ma solo se gli esercizi propedeutici saranno affinati in modo preciso.
Personalmente ritengo inoltre che ci debba essere anche una progressione nella modalità di utilizzo del pallone durante le esercitazioni: inizialmente si andrà ad affrontare le fasi di tuffo con la palla ferma al suolo, successivamente si potranno eseguite le fasi del tuffo con il pallone in possesso al portiere per osservare come risponde alla presa della sfera e, solo infine, si potranno esercitare le modalità di tuffo con palla lanciata dal preparatore.
Sicuramente anche le traiettorie da allenare devono rispettare una corretta progressione: inizialmente inizierei con palloni rasoterra, per passare poi a traiettoria battute da impattare al suolo, ovvero palloni che rimbalzano nel raggio di tuffo del portiere e che possono essere intercettati bloccando la palla con l’aiuto del terreno). In seguito si passerà a palloni rimbalzati: palloni dove il punto di contatto con il terreno è previsto fuori dal raggio d’azione del portiere.
Una volta acquisita una buona familiarità con queste traiettorie passerei a palloni a mezza altezza ed infine lanci alti a salire e lanci alti a scendere.
Riflessioni
Solo attuando corrette progressioni nello sviluppo delle nostre esercitazioni potremmo aiutare i nostri giovani portieri ad attuare le tecniche maggiormente sicure per rispondere alle richieste dell’allenamento.
Sicuramente un gesto che noi consideriamo semplice e banale come il tuffo può essere visto dai nostri bimbi come una sfida dal momento che prevede inevitabilmente l’impatto con il suolo nel momento della ricaduta e, non per tutti, risulta semplice da affrontare.
Tracciando invece un percorso nel quale si prevedono delle tappe di avvicinamento al gesto completo, i nostri atleti prenderanno sicuramente più confidenza e sicurezza nelle fasi che devono affrontare per compiere il fondamentale richiesto e soprattutto, non sarà compromessa la loro incolumità a livello strutturale, elemento imprescindibile di ogni seduta di allenamento a livello giovanile.
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