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Osservando dai Migliori

“Osservando dai Migliori”: la costruzione dal basso secondo Roberto De Zerbi

8 Novembre 2021

Nell’articolo di oggi ho voluto raccogliere interviste, analisi tattiche e brevi spezzoni d’allenamento dedicati ad uno degli allenatori più interessanti del panorama internazionale: Roberto De Zerbi (neo tecnico dello FC Shakhtar Donetsk).

Nel video precedente vediamo alcune clip del primo allenamento di Roberto De Zerbi alla guida proprio dello Shakhtar Donetsk. Come si può osservare, il tecnico italiano lavora fin dal primo giorno con rondo e ruede de pases. 

Nel primo caso è interessante notare come l’allenatore decida di prendere attivamente parte alla proposta pratica (se lo può sicuramente permettere, considerato non solo il suo passato da giocatore ma anche il tipo di calciatore che è stato), a mio avviso allo scopo di far sentire fin da subito la vicinanza ai giocatori (riuscire a creare empatia) e probabilmente riuscire ad incidere maggiormente nelle prime indicazioni. In questa esercitazione è interessante in particolare una considerazione che ripete più di una volta:

“Più mobili. E’ come un possesso palla, non un torello”.

In questo genere di proposte è infatti consuetudine che si finisca per giocare quasi da fermi, trascurando concetti come il portarsi in appoggio al compagno, lo smarcamento e il corretto orientamento del corpo.

Il secondo esercizio che ci viene proposto nel video è una rueda de pases, molto simile (per quel poco che si vede) a ciò che avevamo visto col Benevento.

Questi esercizi, utilizzabili in fase di attivazione o nei giorni di recupero attivo, hanno a mio avviso lo scopo (o almeno, è per questo che li utilizzo personalmente) non tanto di innalzare gradualmente la temperatura corporea (riscaldamento), quanto piuttosto di:

  • perfezionare/migliorare la qualità del passaggio e la qualità del controllo

C’è un momento nel video in cui mister De Zerbi fa chiaramente intendere che “per giocare a calcio, passaggio e controllo, sono già un ottimo presupposto per fare tutto il resto”.

  • inserire, introdurre sequenze di passaggi che i giocatori possano utilizzare in diverse porzioni di campo (come ad esempio: dai e vai, giocate a muro, gioco al terzo, ecc.)

Se per quanto concerne la costruzione del gioco e in particolare la prima risalita del pallone, Samuele Arzenton ne aveva parlato ampiamente in un suo articolo, personalmente ho voluto trascrivere un paio di interviste in cui il tecnico viene interrogato proprio in tal senso.

E’ sempre necessario costruire l’azione da dietro?

“Non è sempre obbligatorio. Finché siamo in superiorità numerica i miei giocatori sanno come uscire dalla pressione. Se poi ogni tanto ci scappa il gol ci sta; c’è stato un passaggio sbagliato e da lì nasce il gol subito.

Nei tre anni ci ha sempre portato dei vantaggi costruire dal basso e continueremo a farlo. E’ una scuola di pensiero“.

Roberto De Zerbi

Quale allenatore porterebbe sul campo un’idea di cui non ne conosce ampiamente i vantaggi? Ogni allenatore, anche nei dilettanti, immagino lavori su determinati principi perché ci crede (nel tempo le convinzioni possono anche mutare) e non per una forma di masochismo.

Francamente non comprendo il concetto di moda; il sostenere (ad esempio) che molte squadre costruiscano solo per moda (immagino il riferimento possa essere nei confronti di allenatori come De Zerbi o Pep Guardiola; considerati i sostenitori del: “Guardiola ha rovinato il calcio“) non vedo che significato possa avere, o meglio, andrebbe specificato che s’intende.

Personalmente mi è capitato di osservare, sia in attività di base che in agonistica, squadre che vogliono partire dal basso non disponendo di competenze e conoscenze, piuttosto che di mere qualità; certo, la qualità è importante, ma quanto la conoscenza del gioco.

Come si vede ad esempio da questa clip, estrapolata da gare giocate con U15 e U11, si possono osservare due errori diametralmente opposti:

  • Il primo. Se scegliamo di indirizzare la giocata ricercando ad esempio l’elemento più avanzato, dobbiamo conoscere vantaggi e svantaggi di tale giocata. Il rischio è quello che l’attaccante (o chi ne fa le veci) si trovi a dover gestire non solo una palla complicata (spalle alla porta mentre l’avversario ha il vantaggio di poter attaccare la palla; senza considerare le difficoltà tecniche) ma anche una possibile condizione di inferiorità numerica. Quindi, quando si sostiene che la costruzione dal basso sia una moda, bisognerebbe enunciare anche quali siano le alternative. E’ il lancio lungo a scavalcare più reparti possibili? Ok. A parità di valori (attaccanti vs difensori) dovremmo sapere che se la difesa si trova in superiorità numerica nei confronti dei nostri attaccanti, per i secondi sarà una condizione difficile da gestire. Come se non bastasse, è un tipo di gioco molto dispendioso poiché prevede continue corse in avanti per mantenere la squadra corta e, lancio dopo lancio, è possibile che la squadra si disunisca e sfinisca, lasciando il pallino del gioco nelle mani dell’avversario. Per quanto concerne i vantaggi di tale scelta, viene molto facile intuirli (considerate le tantissime critiche che sono piovute dai media sull’esasperazione – a detta loro – della costruzione): si evita di perdere palla e subire gol. A parte che perdere palla non significa sistematicamente subire un gol, se parliamo soprattutto di settore giovanile, non credo sia questo l’approccio più formativo per un giovane.

“Per me buttare la palla e andare alla conquista della seconda palla è uno scommettere e a me non piace scommettere. Per questo preferisco allenare la squadra ad uscire, se si può, palla a terra perché non è una scommessa: è lavoro. Io credo più nel lavoro che nella scommessa.

Siccome ho sempre avuto squadre di qualità, non voglio fargli arrivare la palla nei denti”.

Roberto De Zerbi

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Puoi vedere qui il video corso “Costruire dal basso: moda o opportunità”?

  • Il secondo. Soprattutto in attività di base (se vogliamo, è anche in parte normale) si assistono a mio avviso ad autentici harakiri. Soprattutto contro squadre che ti vengono a prendere uomo contro uomo (è un principio in cui si riconosce tutta la nostra attività di base dell’AC Este), non bisogna solo assicurare ampiezza e profondità, ma sapere (sapere e saper fare) anche come liberarsi dalle marcature. Nella seconda parte della clip, oltre ad una occupazione del terreno di gioco che non garantisce sufficiente spazio e tempo né per il portatore né per il prossimo ricevente, notate come tutti gli appoggi siano marcati frontalmente. Perché? Il motivo è da ricercare soprattutto in quel rapporto tra beneficiario e benefattore (che è alla base del concetto di distanze di relazione) che molte volte, anche in attività agonistica, non viene rispettato. Il giocatore – in generale – tante volte finisce per farsi attrarre dalla palla (potremmo definirla una sorta di egocentrismo), non disponendo di quella fiducia-pazienza che sia la sfera ad arrivare da lui. Inoltre, i giocatori definiti associativi (capaci di legare il gioco), non sono poi molti generalmente in una squadra e, questo farsi attrarre dalla palla, porta a creare troppa densità nello spazio d’azione e percezione, limitando spazio e tempo della squadra in fase di possesso. A partire dall’attività di base, fin dai Primi Calci, ai giocatori vanno fatti scoprire (attraverso giochi semplificati) i vantaggi della profondità e dell’ampiezza, oltre che degli smarcamenti in allontanamento dalla palla.

“La si fa sempre? No. Se siamo in parità numerica la parità non ce la giochiamo vicini alla nostra porta ma andiamo a giocarcela più avanti; ma non buttando il pallone, indirizzandolo, cercando di servire il giocatore a mezza altezza, sul corpo.

Quando tu riduci la costruzione a: “ma avete preso gol. Avete perso la palla”, ma quante volte siamo arrivati alla conclusione in porta o abbiamo segnato? Questo per merito dei miei giocatori, che sono tutti bravi a farlo.

Quando giochi contro Atalanta e Verona, son due partite a sé, perché vengono a prenderti uomo su uomo e tu non hai superiorità numerica, bensì parità”.

Io ti spiego il perché costruiamo dal basso. Poi ti posso convincere o meno, ma ti do una spiegazione dei vantaggi in cui credo”.

Roberto De Zerbi

A conclusione di questo articolo, prima di lasciarvi ad una delle tante analisi tattiche del Sassuolo di De Zerbi, che potete trovare su YouTube, chiudo sostenendo che la conclusione dal basso non è affatto una moda.

Costruire dal basso porta in dote tutta una serie di vantaggi che, soprattutto per chi lavora coi giovani e per chi li conosce, portano il giocatore, attraverso lavoro e applicazione, a migliorarsi sotto tutti i punti di vista (tecnico-tattico e mentale). Impossibile però non mettere in preventivo che qualche errore ci sarà, così come qualche gol nascerà da una palla persa in costruzione; inevitabile se tuttavia si è convinti che i vantaggi, alla lunga, saranno maggiori di alcuni scivoloni. 

In Europa le squadre che hanno successo adottano tutte un atteggiamento pro-attivo, che tende a controllare il gioco e la palla, portando tanti elementi nella metà campo offensiva e costruendo l’azione con coraggio fin dalla prima risalita del pallone.

“Ma loro hanno qualità. Noi no”!

Potrà essere anche vero ma proprio il Sassuolo di De Zerbi è uno degli esempi migliori per testimoniare non solo quanto il lavoro migliori i giocatori (Locatelli, solo per fare un nome), ma anche come organizzazione, coraggio e convinzione nelle proprie idee, possano essere armi molto efficaci per imporsi contro avversari con maggior qualità.

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