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Il Mio Angolo Personale

“Il calcio è semplice”. Sicuri?

29 Giugno 2022

“Il calcio è una cosa semplice e conta vincere. Alla fine chi vince è più bravo. Non c’è più mestiere nel calcio, è tutta teoria. Bisogna fare due cose, la fase offensiva e quella difensiva, e bisogna farle bene tutte e due. Quando non attacchi al massimo non è certamente una vergogna, anzi… fare una bella fase difensiva vale come lavorare al meglio sulla fase offensiva, perché l’obiettivo finale è il risultato e ci si può arrivare in qualsiasi modo. Lo spettacolo è al circo: noi dobbiamo vincere le partite e fare i tre punti.”
[Massimiliano Allegri]

Se dovessi spiegare ad un alieno in che cosa consiste il gioco del calcio, mi sarebbe piuttosto semplice: “devi calciare la palla dentro alla porta avversaria e vince chi tra i due rivali lo fa il maggior numero di volte”.

Tutto qui? Più o meno!

Quasi ciclicamente torna alla ribalta un concetto espresso da tempo da diversi allenatori, il più famoso fra tutti probabilmente Massimiliano Allegri. In diverse interviste post-gara, stuzzicato dai giornalisti, il tecnico livornese è sembrato spesso stizzito dall’idea di complicare uno sport che per natura è sì complesso (e questo son sicuro che Allegri lo sa bene), ma non complicato.

Seppur le parole sembrino sinonimi, nella realtà differiscono in modo sottile nel loro significato.

La definizione di complesso sta a significare che “presenta difficoltà per la comprensione o l’orientamento, dovute a profondità od oscurità di concetti oppure a una molteplicità di elementi o di aspetti”.

La definizione di complicato risiede nella difficoltà di comprensione o di orientamento; oscuro, tortuoso: un ragionamento c.; un lavoro che presenta difficoltà di esecuzione.

Il gioco del calcio è per natura complesso, “perché è un’integrazione di più elementi, connessi tra loro, che si influenzano reciprocamente attraverso le loro stesse relazioni, e che interagiscono con l’ambiente di cui fanno parte, modificandolo e modificandosi” (fonte: https://www.ultimouomo.com).

Quello che “forse” sostiene Allegri (si sta ragionando per ipotesi) è che sembra vi sia sempre più la tendenza a complicare concetti che appaiono originariamente di facile comprensione; il tutto non capisco se sia per un esercizio di stile, oppure per buttare un po’ di fumo negli occhi degli addetti ai lavori.

Metaforicamente parlando, se inizio ad ascoltare una barzelletta di cui già conosco il finale, il mio interesse cala bruscamente fin dall’inizio. Discorso diverso quando mi è nuova e quando l’oratore ha un buon piglio nel raccontare storie. Avete presente poi quella sensazione in cui, arrivati alla conclusione, non siete certi di averla capita ma, vedendo gli altri sorridere, vi mettete a ridere pure per voi per non far la figura dell’idiota? Potrebbe essere questa la sensazione che provo quando non riesco a comprendere concetti che originariamente mi sembravano semplici ma che vengono complicati ricevendo gli applausi della sala; mi sorge quasi il dubbio se il singolo abbia compreso per davvero o se si unisca all’applauso del pubblico per non far la figura di quello che non ha per nulla chiaro un concetto che appare nitido (forse) al solo relatore.

Chi segue Ideacalcio da tempo credo abbia compreso la valenza di tutti quei lavori inseriti nella fase d’attivazione e che io utilizzo per introdurre ai comportamenti individuali. Si tratta di situazioni con una complessità piuttosto bassa, vuoi per il numero di giocatori coinvolti o vuoi per le regole che hanno la finalità di ricreare un contesto in cui il giocatore possa familiarizzare con sotto-sotto-principi che nella complessità globale (diciamo una partita a tema a pieno organico) faticano ad essere compresi e interiorizzati.

Nel montare i video che registro e che carico sul canale YouTube di Ideacalcio, in questo genere di proposte il più delle volte potete osservare solamente ciò che di positivo è emerso (so che qualcuno mi ha anche additato di fare i tagli per far vedere solo il “buono” dell’esercitazione, ma nella realtà è proprio così, essendo video dimostrativi), anche se di rado mi è capitato di analizzare anche gli errori che emergono per cercarne di comprendere la causa.

Pur all’interno di un contesto facilitato, gli errori vi assicurano non mancano mai e, nell’articolo di oggi, volevo proprio analizzare quanto possa essere complesso il gioco del calcio.

In questo video ad esempio, sembra tutto piuttosto semplice, se non fosse che in 15 minuti di esercitazione sia riuscito ad estrapolare solamente 1’17” di comportamenti che potremmo definire efficaci al fine di raggiungere l’obiettivo.

Seppur non sia l’intento di questo articolo quello di parlare nuovamente di esercitazioni, occorre aprire una piccola parentesi per spiegare di cosa stiamo parlando.

Il giocatore (2) si alza oltre le sagome per ricevere il passaggio di (1).

Partenza quindi codificata; nella realtà del gioco il giocatore (2) potrebbe effettuare qualsiasi altro movimento, così come (1) potrebbe non passargli la palla.

Il difensore (1) alle sue spalle potrà attivarsi o meno (soluzione questa che obbliga gli avversari a delle scelte). Se si attiva, il secondo difensore (d2) allora rimarrà passivo, mentre se non si attiva sarà viceversa (se ne attiva quindi solamente uno).

Gli attaccanti (a2) e (a3) giocano una situazione di 2v1 con un massimo di due tocchi a testa per, con al massimo due passaggi, segnare nella porticina o ricevere un passaggio sulla corsa che attraversi il cancello centrale.

Se il (d) recupera palla dovrà consolidare il possesso giocando sul compagno che a quel punto si attiva per ricevere palla.

L’esercitazione non appare in teoria così complessa, considerando anche che il limite di due tocchi taglia la testa al toro sul tempo di smarcamento del terzo attaccante (a3); sul controllo e la presa visione del compagno, (a3) deve farsi trovare libero in ampiezza sul corto o attaccare il secondo difendente alle spalle.

Sottolineando il fatto che i ragazzi nel video hanno partecipato ad un campionato regionale U14 di una società la cui prima squadra milita in serie D, appaiono direi sorprendenti gli errori che emergono.


? Valutazione errata del comportamento del primo difendente

Seppur l’attaccante (2) sia ben consapevole di ciò che potrebbe fare il primo difensore, dovrebbe risultare banale ruotare la testa per raccogliere le informazioni provenienti dalle sue spalle. Nella pratica però, nella prima e quarta clip l’attaccante (2) non si preoccupa minimamente di capire come si comporta il difensore, mentre nella seconda e nella terza, nonostante la presa di visione sia corretta (ruotano entrambi più di una volta la testa), non c’è una velocità d’esecuzione corretta in relazione alla situazione.

? Valutazione errata del comportamento del secondo difendente

Ancora più incredibile è a mio avviso ciò che si osserva in queste due clip. Ricordate la regola dell’esercitazione: “se si attiva il primo difendente allora il secondo rimane passivo?”.

Qualcuno allora mi spieghi perché il terzo attaccante, ricevendo palla col secondo difensore fermo immobile, sceglie di chiudere il dai e vai invece di aprire il controllo e concludere nella porticina, considerando che è solo!

Per capire l’importanza del perché correggere questo genere di errori, basti osservarli riproposti in una gara ufficiale di campionato (ne ho preso uno a caso, ma di situazioni analoghe ve ne sono in ogni partita, a volte persino nel calcio che vediamo in TV).

L’attaccante è completamente libero e con lo spazio necessario per girarsi e puntare la porta avversaria in campo aperto. Erroneamente sceglie di scaricare palla perdendo il vantaggio iniziale.

? Incomprensioni tra gli attaccanti

Il concetto di relazioni forti, di vantaggio socio-affettivo o, più banalmente, di intesa, è forse più facile da spiegarsi ad un ragazzino piuttosto che ad un adulto. La stragrande maggioranza di loro gioca ai videogiochi di calcio e, quale miglior esempio di FIFA Ultimate Team per spiegare come relazioni forti permettono di relazionarsi meglio dell’avversario?

Vi sono giocatori che si relazionano meglio di altri, vuoi per il fatto di giocare da tanti anni insieme (seppur questa condizione non sia sempre sinonimo di efficacia) o vuoi soprattutto perché parlano la stessa lingua calcistica, perché concepiscono il gioco allo stesso modo.

Nel video sembra quasi incredibile osservare come, all’interno di un contesto in parte codificato, in cui vengono limitate molte soluzioni e i giocatori incanalati verso l’emergenza di specifici comportamenti, i due attaccanti non riescano a stabilire una connessione efficace.

Nelle clip analizzate sembra venir meno la comunicazione, sia essa verbale o non verbale.

Su una palla chiusa, con l’attaccante (2) in possesso del pallone, come fa (3) ad attaccare la profondità? Quella palla non gli arriverà mai. Così come appare evidente il tentativo del portatore di mandare il compagno a ricevere nello spazio in più di un’occasione, inconsapevole forse però che è proprio (3) che dovrà dettare dove voler ricevere il pallone (il compagno 2 detterà il tempo).

E appare anche evidente come la palla che viene giocata per il compagno mossosi sul corto venga giocata a volte con superficialità, non curante del piede marcato e di quello libero del compagno.

Nell’ultima parte della clip cerco di spiegare ai ragazzi le motivazioni di alcuni errori di questo tipo, dimostrando come un contromovimento sul corto possa portare fuori posizione l’avversario prima di eseguire un fuori linea e successivo attacco alle spalle.

? Errori tecnici

Il confine tra errori di incomprensione tra gli attaccanti e quelli di natura tecnica è a volte molto sottile, non riuscendo a distinguere dove finisce uno e dove inizia l’altro.

In entrambe le clip sembra esservi una correlazione tra le due tipologie di errori, dovuti sia ad una scarsa presa di informazioni del comportamento del compagno, sia di un passaggio troppo approssimativo (“il compagno è più o meno lì).

? Errori condizionati dal terreno di gioco

Una menzione la meritano anche le condizioni del terreno di gioco, che possono risultare gibbose, sconnesse/irregolari o, come nel nostro caso, un po’ pesanti. La conseguenza può concretizzarsi con tempi di gioco che si dilatano a causa del rimbalzo irregolare, o un appoggio del piede che viene meno a causa del campo scivoloso.

Considerazioni finali

Prendendo un’esercitazione come tante altre, ho voluto portarvi diversi esempi di errori emersi all’interno di una proposta che in teoria ha una bassa complessità.

Quando montai il video a fine maggio pensai immediatamente a quanto riduttivo possa essere definire il calcio uno sport semplice. 

Pur all’interno di un’esercitazione ideata per facilitare la comprensione e il riconoscimento di alcuni comportamenti individuali, i giocatori hanno evidenziato un numero e una tipologia di errori macroscopici; pensate quindi a cosa potrebbe succedere (più che il condizionale qui si tratta di una certezza) nel momento in cui un attaccante si ritroverà a ricevere la palla alle spalle di una linea, con un difensore alle sue spalle pronto ad accorciare o meno su di lui. Immaginiamo che la prima idea di (2) risulti anche corretta (nella pratica abbiamo visto che non è sempre così scontato), ma come si evolverebbe poi la situazione? Gli attaccanti riuscirebbe a sfruttare l’ipotetico vantaggio (che durerà pochi istanti probabilmente) per dialogare con il compagno e giungere alla conclusione?

Tutto questo pippone per rimarcare come la gran parte degli errori che abbiamo visto siano legati ai processi cognitivi di base, quali la consapevolezza, l’intelligenza, la percezione, l’intuizione, il pensiero, la memoria, l’attenzione, la conoscenza, il riconoscimento, le abilità e la comprensione, i quali sono deputati al funzionamento della mente umana.

“Il calcio si gioca con la testa. Se non hai testa, le gambe da sole non bastano”.
(Johan Cruijff)

Ciò che forse voleva esprimere Allegri è che il calcio è e sarà sempre dei giocatori, sono loro i veri protagonisti che risolveranno in uno o nell’altro senso le sorti della gara. Farsi troppe pippe mentali, complicando uno sport che di natura è già di per sé complesso, credo sia un errore che dovremmo evitare.

Allo stesso modo però, attenzione a sminuire e a ridurre il gioco del calcio alla sola parola “semplice”, perché, extraterrestri a parte, non lo è affatto per la stragrande maggioranza dei calciatori…

Foto Cesare Purini / Insidefoto

Commenti

1
  • Giovanni Di Martino ha detto:

    Bell’articolo, complimenti. Soprattutto per aver interpretato finalmente il senso delle provocazioni che fa Allegri. Quando lui dice che bisogna semplificare, ma anche tutti i discorsi contro lo spettacolo, corto muso e roba simile. Lui in realtà predica solo un ritorno ad una dimensione umana del calcio, e lo fa coi mezzi che ha e nel suo linguaggio. Ovvio che sa cosa sia il bel gioco e tutto il resto. Il suo Cagliari e la sua Spal giocavano bene, anche il suo primo Milan. Poi ha capito che piazze differenti necessitavano di un lavoro differente. Del resto alla Juve chi ha cercato di replicare il lavoro che faceva in provincia si è schiantato (Maifredi, Del Neri), lui no. E interessante anche l’esempio di come gli errori possano arrivare anche in contesti di esercitazioni non complesse e proprio per il discorso dei processi cognitivi di base (e siamo di nuovo alla dimensione umana).

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