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Il Mio Angolo Personale

Vincolare il numero di tocchi: sì o no?

25 Giugno 2022

Uno dei temi che spesso crea discussione tra gli allenatori è quello relativo alla possibilità o meno di vincolare/limitare il numero di tocchi durante l’allenamento. In questo articolo cercherò pertanto di portare alcune considerazioni favorevoli e contrarie a tale scelta dell’allenatore.

✅ Una delle prime motivazioni per cui gli allenatori introducono il limite di tocchi può essere quella legata all’idea di voler velocizzare la circolazione del pallone, obbligando in questo modo il portatore di palla a decidere celermente la prossima soluzione; in quest’ottica si spiega ancor meglio l’intento di vincolare a solamente “uno” i tocchi a disposizione. Con un solo tocco per poter giocare il pallone, chi riceve dovrà analizzare e percepire il contesto (alla ricerca di vantaggi e disadattamenti) ancor prima di entrare in controllo del pallone; pertanto può essere una discreta soluzione per migliorare nel breve periodo la percezione dell’intorno e la velocità decisionale.

❌ Una delle perplessità legate alla motivazione precedente l’ho avuta in un paio di gare giocate contro il medesimo avversario durante un torneo U15. Al di la che qualitativamente avessi l’impressione che il rivale ci fosse superiore, rimasi abbastanza colpito dalla capacità degli avversari di giocare sistematicamente con un massimo di due tocchi; sia che questi fossero soli o marcati, la palla viaggiava davvero veloce, ma mai oltre il consueto controllo-passaggio. Vista da fuori, se da un lato mi risultava piacevole (l’avversario vinse meritatamente entrambi i confronti) vedere la palla viaggiare veloce, dall’altro mi lasciò la netta sensazione che dietro ci fosse più una regola piuttosto che un principio di gioco. Se vincolare il numero di tocchi può quindi essere uno stratagemma per velocizzare la presa di decisione, non so se possa essere altrettanto valido per migliorarne la qualità della scelta.

✅ Un’idea a mio avviso valida è quella di vincolare e/o obbligare il numero di tocchi nei rondos, costringendo ad esempio il giocatore a giocare con due tocchi. La finalità in questo caso è quella di migliorare il controllo orientato all’interno di un contesto in cui il giocatore sia chiamato a prendere continue decisioni in uno spazio ridotto, allenando appunto la qualità del primo controllo ((orientato). Non potendo infatti giocare né a tre né a un tocco, ogni giocatore non solo dovrà farsi trovare continuamente in zona luce, ma dovrà anche effettuare un primo controllo che tenga presente la direzione (provenienza) d’avvicinamento del difendente.

❌ Avendo sperimentato (come tanti di voi) questa opzione, l’unica criticità l’ho riscontrata nell’impossibilità di giocare a un tocco quando magari il pallone viene giocato lento e col difensore ormai in arrivo. In quei casi l’unica soluzione percorribile potrebbe essere quella di giocare di prima intenzione, anticipando l’arrivo del difendente, ma, proprio per la presenza del vincolo che abbiamo inserito, ciò non risulterà possibile.

✅ Alcuni mezzi operativi, caratterizzati ad esempio dalla presenza di sponde mobili o fisse, ben si sposano con l’idea di vincolare a un tocco le soluzioni a disposizioni del portatore. Lo scopo è quello di creare una sorta di “flipper”, in cui l’intensità all’interno del campo, unita all’alternanza tra gioco dentro e gioco fuori, siano piuttosto elevate grazie al vincolo imposto dal numero di tocchi.

❌ L’idea di vincolare i tocchi nei “possessi a pressione” è un’opzione che ormai adotto da tempo, continuando a trovarla una soluzione più che valida; se mai, la criticità da sottolineare è legata per lo più al mezzo di lavoro in sé, piuttosto che alla singolare regola. Si tratta di esercitazioni che infatti mancano di alcuni elementi che ne definiscono la Specificità, quali ad esempio la direzionalità, porzioni di campo definite e giocatori che agiscono in relazione al proprio ruolo. Se questo limite non creerà troppi problemi ai puristi più accaniti della Specificità, consiglio di vincolare il numero di tocchi in questo genere di mezzi operativi (il vantaggio l’ho appena spiegato).

✅ “Però mai nell’attività di base”.

Si potrebbe obiettare che l’idea di vincolare il numero di tocchi nell’attività di base sia addirittura eticamente sbagliata e priva di ogni logica e ragione. Nella realtà invece, ritengo vi possano essere alcune casistiche in cui farlo potrebbe portare i giocatori a sperimentare nuove e creative soluzioni.

In questa esercitazione ad esempio, portata sul campo anni fa con la categoria Pulcini U10, l’idea era proprio quella di far vivere nuove problematiche agli attaccanti che, col passare dei minuti, si stavano appiattendo nella ricerca di quelle due soluzioni che ormai si rivelavano valide per raggiungere il proprio scopo (il gol).

Nel momento in cui gli allievi prendono fin troppa familiarità con l’obiettivo del gioco, trovo sia utile introdurre diverse varianti (come quelle descritte nell’immagine) allo scopo di far sperimentare nuove soluzioni, dando estro alla propria immaginazione e creatività.

❌ Il consiglio, soprattutto in questo caso, è quello di non abusare del vincolo, lasciando tutto lo spazio necessario perché gli allievi possano dare ampio sfogo alla propria libertà di agire.

✅ Un’altra idea che spesso funziona è quella di vincolare il numero di tocchi in tutte quelle esercitazioni che mirano ad allenare la finalizzazione. Lo scopo è quello di sollecitare/stimolare la conclusione in porta senza aspettare la palla perfetta per poterlo fare.

Vi è mai capitato in gara di veder sfumare un tiro in porta perché l’attaccante, invece di cogliere la ghiotta opportunità, esegue un controllo che però finisce per permettere al difendente di rientrare in posizione e frapporsi al tiro? Personalmente, molte. I famosi “bomber” sono quelli che sanno cogliere l’opportunità, calciando in porta anche una palla sporca che finisce per insaccarsi in rete.

Partite a tema in spazi ridotti, con l’ausilio magari di sponde o coinvolgendo un numero ridotto di giocatori, sono un valido mezzo per allenare questa soluzione.

❌ Le criticità in questo caso sono per lo più generali a mio avviso, non tanto legate al mezzo di per sé.

Superfici di gioco gibbose, con buche o ciuffi d’erba, mal si sposano con questo genere di situazioni. Calciare in porta di prima intenzione non è propriamente facile (anche se il “tiro della vita” riesce a tutti prima o poi), ma se a questo c’aggiungiamo rimbalzi continuamente irregolari, il rischio di terminare i palloni ben presto è piuttosto concreto.

Le condizioni del campo di gioco inficiano qualsiasi tipo di esercitazione, ma in particolare quelle in cui vorremmo vincolare il numero di tocchi; consiglio quindi di prestare ulteriori valutazioni (ha davvero senso?) qualora ci ritrovassimo proprio in questa circostanza.

Essendomi allenato sia su superfici artificiali che naturali di scarso livello, a parità di qualità dei giocatori, appare piuttosto evidente come i campi sintetici (o in erba ben curati) permettano una serie di scambi rapidi e soluzioni che difficilmente vengono completati in mezzo alle buche.

✅ Il dover giocare a un tocco all’interno di esercitazioni globali (vedi immagine qui sopra), favorisce in teoria il principio del rimanere vicini in fase di possesso, col duplice scopo di aumentare il numero di opzioni per il portatore e, a cascata, di poter contare sulla condizione di densità vicina al pallone per poter riaggredire immediatamente a palla persa.

❌ In teoria però…

Giocare vicini presuppone che anche l’avversario porti un ugual numero di giocatori per pareggiare la condizione numerica. Ciò presuppone però diversi prerequisiti, come qualità tecniche, velocità e qualità decisionale, oltre che di un terreno di gioco che valorizzi tale scelta.

Va detto infatti che giocare a un tocco non è mica facile eh.

Detto dell’importanza della bontà del terreno di gioco (questo video fu girato non a caso nel mese di agosto), va sottolineato come eseguire un passaggio di prima intenzione (passaggi, sponde, gioco a muro, ecc.), o ancor peggio un tiro, presuppone una buona padronanza tecnica, con riferimento particolare alla forza da imprimere al pallone e ad un buon equilibrio posturale.

✅ Soprattutto con gruppi poco educati tatticamente (poche idee, arruffoni, confusionari, ecc.), l’introduzione del vincolo di tocchi ha l’effetto di “tagliare la testa al toro”, eliminando un buon numero di soluzioni in favore di una manovra più veloce e in cui i compagni del portatore siano in qualche modo avvantaggiati nel predire la prossima scelta.

Discorso simile può essere fatto a volte con quei giocatori un po’ anarchici che ogni volta che ricevono il pallone finiscono per buttarsi a testa bassa contro l’intero reparto avversario. Se da un lato è giusto che il giocatore sia libero di dar spazio alle proprie intuizioni, dall’altro gli va fatto capire che il calcio è uno sport di squadra. Un esempio l’ho avuto di recente in una partita di fine anno scolastico tra due classi di un istituto superiore. Vi era un giocatore U17 che ogni volta che riceveva la palla provava 3-4 skills per saltare l’avversario, aspettarlo e per provare a saltarlo di nuovo. Manco a dirlo che l’esito era alla fine sempre negativo, con i compagni ad inveirgli contro perché, una volta persa palla, questo rimaneva fermo ad aspettare un altro pallone per i suoi numeri. Incuriosito dal suo comportamento ho provato a capire il perché delle sue motivazioni e a detta sua: “io mi diverto così”. Il divertimento di ogni singolo giocatore deve prevedere però quello della squadra, dove tutti si mettano a disposizione per vincere la gara. Seppur possa risultare un rimedio “bastardo” quello di limitargli il numero di tocchi, in assenza di altre valide alternative può risultare un’opzione da prendere in considerazione quando ci si trova di fronte a questi giocatori.

❌ Il consiglio è anche in questo caso quello di non abusarne, poiché, oltre alle considerazioni già fatte in precedenza, moltissimi giocatori (pur riconoscendo che a pochi tocchi tante volte si gioca meglio) mal digeriscono questo tipo di castrazione.

Abusare costantemente del vincolo di tocchi può portare il giocatore ad una sorta di comportamento meccanizzato, in cui esso agisce in maniera del tutto automatizzata piuttosto che consapevole.

✅ Vincolare il numero di tocchi ad esempio a due, può essere una soluzione per migliorare il corretto orientamento del corpo in funzione della giocata successiva. Se il giocatore potrà contare al massimo su un controllo prima di effettuare il passaggio, occorrerà che questi si posizioni, ancor prima di ricevere il pallone, in modo tale da poter trovare il compagno nelle migliori condizioni per dar continuità al gioco.

❌ Va tuttavia sottolineato come molti giocatori non riescano a riconoscere e interiorizzare questo comportamento nella complessità del gioco, pertanto potrà rendersi necessario introdurlo utilizzando mezzi operativi che ne facilitino la comprensione. 

✅ Alcune volte in passato mi è capitato di vincolare il numero di tocchi nella risalita del pallone, al fine di velocizzare (anche in questo caso) la presa di decisione e l’uscita veloce dalla nostra metà campo difensiva. In sostanza si vogliono stimolare difensori e centrocampisti (oltre che ad orientarsi correttamente) a muovere il pallone piuttosto velocemente al fine di “uscire dalla zona pericolosa in fretta”.

❌ Appare però ben presto evidente una criticità, ossia quella in cui il portatore si trovi completamente libero e con la possibilità di avanzare in conduzione. Perché dovrebbe passarla in questa circostanza? Il vincolo che abbiamo inserito in questo caso risulterà controproducente, trasformandosi in una sorta di boomerang se l’intento è quello di aiutare il giocatore a comprendere i principi universali del gioco.

? Considerazioni finali

Immaginate di ereditare una rosa abituata nel corso della stagione precedente a giocare quasi costantemente con un massimo di due tocchi. Arrivate voi che, per vostra filosofia, credete sia il giocatore a dover riconoscere a quanti tocchi giocare, optando quindi per lasciare totale libertà ai giocatori. Cosa credete succeda?

La libertà occorre saperla gestire. Ci sono alcuni giocatori che paradossalmente riescono ad esprimersi meglio se vincolati, se gli viene precluso un ventaglio di possibilità tra le quali scegliere. Strano, direte voi. Nella pratica però accade; questo perché molto probabilmente i loro processi cognitivi non sono particolarmente brillanti/veloci a percepire e processare le informazioni ricavate dall’ambiente circostante.

Nel corso della mia esperienza da allenatore ho attraversato varie fasi, in cui ho spesso messo in discussione mezzi operativi o regole di provocazione che fino a quel momento mi sembravano funzionare parecchio. Quella dei tocchi è una di queste.

Seppur di rado mi capiti di inserirli come vincolo (ne abbiamo visti alcuni esempi), sono dell’idea che siano proprio la densità e l’intensità del gioco i fattori che determineranno la scelta di come e quando giocherò il pallone.

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